Riceviamo dall’ufficio stampa di Aspesi – Unione immobiliare e molto volentieri pubblichiamo
Gli imprenditori per definizione si adeguano alle regole, anche quando non sono d’accordo che siano giuste e/o efficaci. Per cui se per il futuro – non per il passato, visto che gli investimenti immobiliari residenziali contestati sono già in corso – il comune di Milano vara nuove regole per la demolizione e ricostruzione con cambio di destinazione d’uso non ci si potrà che adeguare da parte degli sviluppatori e dei promotori immobiliari.
Il compito della categoria e della sua associazione è, però, fare presente le conseguenze di questo cambio normativo a Milano: aumentare considerevolmente gli oneri comunali e richiedere sempre il piano attuativo (tornando indietro rispetto ad un trend normativo nazionale, lombardo e milanese lungo 25 anni) determinerà un forte allungamento dei tempi della realizzazione di nuove case e un ulteriore aumento dei costi delle stesse che stimiamo nell’ordine di non meno di 500 euro per ogni metro quadro commerciale in vendita. L’effetto combinato di questi due fattori diminuirà la disponibilità di nuove case, già largamente insufficienti (deficit stimato in oltre il 250% di delta negativo tra domanda e offerta), aggravando l’emergenza abitativa in atto nel territorio comunale di Milano e un ulteriore rialzo dei prezzi -del prodotto nuovo ma, per traino, anche del prodotto vecchio- per la legge della domanda e dell’offerta.
La categoria rappresentata dall’Aspesi si domanda se l’Amministrazione Sala abbia valutato a fondo le implicazioni di queste scelte che – contrariamente alle aspettative del Comune – porteranno anche meno introiti alle casse comunali per la rarefazione degli interventi, oltre che ad un rallentamento nella transizione green del patrimonio immobiliare, visto che queste nuove linee comunali contraddicono frontalmente le direttiva europea di andare in alto con i nuovi edifici per diminuire il consumo di nuovo suolo. L’adozione di questi nuovi indirizzi per l’autorizzazione dei nuovi interventi immobiliari da parte della Giunta Sala è legittima (per le realizzazioni future), ma a nostro giudizio non risolverà nessun problema attualmente in essere -né delle imprese immobiliari, né delle famiglie-, anzi li aggraverà, problemi che possono essere risolti velocemente tutti solo da una nuova legge nazionale di sistemazione complessiva della vicenda o altrimenti si dovrà aspettare la fine dei processi che sarà tra quattro o cinque anni. E questa non è un’opinione ma un fatto.
Valutiamo, invece, molto positivamente l’esito dell’incontro avvenuto tra il “Comitato Famiglie Sospese – Vite in attesa” con il pool dei magistrati inquirenti capeggiato dal procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano. Confronto dal quale è uscita confermata l’esigenza umana e morale -oltre che socio-economica-abitativa – di risolvere subito il problema degli edifici residenziali bloccati a Milano -che preclude agli acquirenti l’accesso agli alloggi da loro acquistati – e la necessità di una nuova legge nazionale con efficacia retroattiva per poterlo fare. L’Aspesi – a nome della categoria dei promotori immobiliari – conferma la sua solidarietà alle famiglie ingiustamente colpite, con una convergenza di fatto con esse, motivata dalla comunanza tra famiglie e imprese immobiliari di problema, causa dello stesso e possibili soluzioni.