Uno sguardo dall’interno: per la terza puntata del blog I giovani e la casa, ho il piacere di dare il benvenuto ad Arianna Gritti, giovane professionista che conosce il mondo abitativo molto da vicino. Arianna, originaria di Gorgonzola (MI), è infatti interior designer e ha prestato il suo contributo in decine di interventi nel residenziale sia a Milano sia nell’hinterland, sviluppando un’idea di casa in cui è vitale il dialogo tra spazi ed esigenze personali. Oltre al residenziale, l’asset principale dei suoi interventi, Arianna è attiva nei settori office, retail e hospitality, che come vedremo influenzano anch’essi la sua percezione nei confronti dell’elemento casa sia a livello generale sia nella relazione con i dettagli.
Domanda: Che cosa significa per te la casa?
Risposta: Soprattutto per il lavoro che faccio, vedo la casa in primis come un luogo fisico, che in un secondo momento è riempito dalle persone a me care, la mia famiglia. Non essendomi ancora trasferita al di fuori del mio luogo d’origine e non avendo avuto coinquilini, per me la casa è l’immagine dei miei genitori. E sono due le case a cui appartengo. Una è la casa dove vivo a Gorgonzola, che è la quotidianità, la casa di tutti i giorni. L’altra è la casa di famiglia sul Lago di Como, dove ho passato tutte le estati dell’adolescenza e dove ancora oggi torno appena ne ho l’opportunità. Questa è per me la casa della pace, del relax, dell’estate. È il luogo dove tornare, il mio nido, sia con i parenti sia con gli amici, dove avverto benessere e tranquillità. È difficile scegliere, ma penso sia questa la casa che sento più emotivamente mia.
D: Ci sono altri luoghi a cui sei legata?
R: Sicuramente casa dei miei nonni, dove fino all’adolescenza ci passavo tutti i pomeriggi. Questa casa rispecchia il gusto di mio nonno soprattutto dal punto di vista materico. Nonno era infatti un marmista e, nella casa, marmo e granito sono onnipresenti. Questi materiali mi ricordano la mia infanzia e il tempo insieme a loro. Un’altra casa a cui sono legata è la casa della mia migliore amica Paola, soprattutto la sua camera, dove ho dormito tantissime volte e giocato, parlato e riso per ore infinite. Sono affezionata anche al suo divano, che adesso non c’è più. Questi sono gli scorci della sua casa a cui mi sento legata. Mi relaziono molto di più con i dettagli, con gli arredi e con i singoli oggetti piuttosto che con un ambiente intero.
D: Come la tua professione influenza il modo che hai di vivere e vedere la casa?
R: Da quando svolgo la professione di interior designer, osservo tutte le case in un’ottica lavorativa, anche senza volerlo. Nel bene e nel male faccio fatica a privarmi dello sguardo professionale. Sono diventata più razionale e analitica, probabilmente. Ho anche riconsiderato la casa della mia famiglia, rendendomi conto dei suoi pregi e difetti. Oggi la sento come una casa su misura dei miei genitori e basata sul gusto di mia mamma. A volte mi è difficile rispecchiarmici da un punto di vista estetico. Avendo un mio gusto personale, la sento come una casa di ricordi ed emozioni. È casa mia, sicuramente, ma non è la casa pensata da Arianna su misura per Arianna. Anche in un’ottica futura, sono certa che la mia professione continuerà a influenzarmi. Già oggi faccio fatica a trovare una casa da acquistare e poter rendere veramente mia. Il mio approccio, inoltre, non è mai romantico, ma è sempre razionale e funzionale: guardo dettagli come l’esposizione del sole, l’altezza del soffitto, la disposizione degli spazi, il possibile posizionamento dei mobili. Tutti elementi tecnici, che ormai sono imprescindibili nelle mie relazioni con le soluzioni abitative.
D: E quindi come deve essere la tua casa ideale?
R: In questo momento vorrei una casa completamente open space. Non ritengo sempre necessario dividere la zona notte, ad esempio la camera da letto, dalla zona giorno. Per me non è nemmeno fondamentale dividere gli spazi con i muri. Si possono utilizzare gli arredi, che danno anche la possibilità di reinventare gli ambienti: sono più fluidi, funzionali, adattabili e meno invasivi. Sono mobili, possono fungere da divisori, sono versatili e ottimi per riorganizzare gli spazi a seconda delle esigenze. Per me la casa deve essere fluida, deve seguire l’Arianna che in questo mese vuole viverla in un modo e il mese dopo in un altro. Deve seguirmi quando ho voglia di invitare gli amici a cena e anche quando voglio starmene da sola. Deve essere una trasposizione di me e delle mie sensazioni, perché non esiste un modo unico di vivere la casa. Se sono da sola, la casa sarà disposta in un certo modo. Se vengono a trovarmi dei conoscenti, con cui magari non sono in forte confidenza, chiuderò gli spazi più privati e personali lasciando aperti quelli più ampi e dedicati alla socialità. Oltre a questo, sono fondamentali la luminosità e un’apertura verso l’esterno, un terrazzo o uno spazio verde. Io sono una persona che sta molto all’aperto o sul balcone, quindi è necessaria una buona connessione tra elementi interni ed esterni.
D: Ti piacerebbe comprare una casa o preferisci l’affitto?
R: Per il futuro preferisco l’acquisto, sempre considerando che la casa deve seguirmi e adattarsi alle mie esigenze. Investire una cifra consistente di denaro per arredare una casa che ho soltanto in affitto non mi sembra una buona idea. Acquistare una casa è un modo per sentirla completamente mia. Mi darebbe l’idea di poterla ristrutturare e arredare a mio piacimento. Se acquisto una casa, vuol dire che sono sicura della mia scelta e la sento come mia. Non so se riuscirei a dire lo stesso di una casa in affitto. E casa mia, una volta che la comprerò e la modellerò secondo il mio gusto, penso proprio che sarà invendibile. Al massimo potrei adibirla ad airbnb o eventi, ma resterà sempre tailormade.
D: Tornando al tuo lavoro, quali sono i progetti di design a cui ti senti più legata?
R: Ce ne sono molti. Ti rispondo citandone uno in ambito gym&healthcare, estremamente immersivo. Si tratta di una spa a Milano. All’ingresso si apre una stanza materica caratterizzata in prevalenza da legno e materiali con tonalità calde, in grado di creare un’atmosfera di comfort e relax. Lo spazio si divide successivamente in due percorsi. Da un lato c’è la palestra, pensata per raggiungere un benessere psico-fisico e non soltanto fisico. Per accedervi è necessario camminare su piccole piattaforme sopraelevate sull’acqua; quando si arriva alla zona attrezzi, una vetrata affacciata al cortile interno mette in connessione l’utente con l’esterno, con la vegetazione. Una piena immersione nella natura e nei suoi elementi. Il secondo percorso comincia invece con uno spazio in cui le pareti sono rivestite da rocce, su cui scorre l’acqua della cascata posizionata a soffitto. Grazie a questi elementi, tattili e sonori, si inizia il percorso di relax che culmina in una stanza dove il processo continua con innovative tecnologie di realtà aumentata, per vivere esperienze immersive rilassanti di tipo virtuale.
D: E nel residenziale?
R: Nel residenziale quello che mi piace sono i dettagli, i singoli elementi. Ricordo una signora del Sud, trasferita a Milano, per la quale abbiamo progettato un bagno a tema marino che le ricordasse il mare e i colori della sua terra natia. All’interno del bagno abbiamo inserito delle piastrelle a mosaico che accompagnano alla zona doccia, caratterizzata da una carta da parati con pesci, coralli e fantasie d’acqua. Appena spalancata la porta del bagno, frontalmente abbiamo posizionato una quinta con il mobile lavabo, che nasconde la doccia e crea un bellissimo effetto di stupore. La zona doccia sprigiona positività ed energia mediterranea, in pieno contrasto con il grigio di Milano.
Un altro progetto che ricordo spesso è un piccolo monolocale in zona Navigli, dove abbiamo creato un blocco di colore, con arredi su misura, per la zona servizi. Entrando nell’appartamento si vede la zona giorno mentre il letto è schermato da separè a tutta altezza, che ruotano permettendo o meno di dialogare con il soggiorno, oltre ad essere contenitivi. Nella zona giorno è stato inserito un blocco di colore con bagno e lavanderia, e sulla parete divisoria sono stati posizionati mobili su misura della stessa tonalità, un colore bruciato molto acceso. È una casa milanese, dove abbiamo cercato di esaltare i mattoni pieni originari, scoprendoli. Tutto qui è a misura del proprietario: una casa flessibile, in cui spostando gli elementi si compongono diversi ambienti e si aprono zone dedicate ai suoi hobbies. È difficile che un’altra persona possa apprezzare scelte simili e sentirle sue. Anche per me la casa deve essere così, adatta alle mie esigenze.
D: Cosa ti piace della disposizione degli spazi nel settore office?
R: Gli spazi per uffici sono stati tra i primi ad essere estremamente polifunzionali, fluidi e versatili, per cambiare configurazione a seconda del numero di persone o delle esigenze lavorative. Molti arredi, che hanno influenzato anche il residenziale, partono da questo ambito. Pensiamo ad openspace con pareti divisorie mobili, fonoassorbenti e isolanti, simili a tende che aprono o chiudono lo spazio per piccole riunioni, grandi corsi o eventi. E ancora, alle scrivanie che si alzano e si abbassano, per un metodo di lavoro classico o più dinamico in piedi, per diventare piani di appoggio durante un talk o trasformarsi in un tavolo per gli aperitivi aziendali. Penso che questo settore rispecchi bene la mia idea di fluidità degli spazi. Gli uffici, come la casa, devono essere componibili, modellabili e capaci di adattarsi ai diversi contesti. È in questi elementi che si giocherà una parte importante del futuro della progettazione.