Delisting, sono più le società che escono da Palazzo Mezzanotte di quelle in entrata

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Cambiano le ragioni, dalle quotazioni giudicate non all’altezza alle opportunità del private equity, ma la scelta è la stessa: il delisting, che ha portato la lista delle società uscite da Piazza Affari nel 2024 a pesare per 28 miliardi di euro, a fronte di un solo miliardo in ingresso.

Tra gli addii, o forse arrivederci, che hanno fatto più scalpore ci sono stati quelli del colosso dei macchinari, anche per costruzioni, Chn che ha preferito la borsa di New York a inizio anno e UnipolSai, anche se Unipol gruppo è comunque rimasta quotata.

Opra totalitaria e delisting, invece, a febbraio per Renergetica, società specializzata nella costruzione di impianti rinnovabili e soluzioni per l’integrazione e il controllo delle reti ibride.

In area immobiliare, ad aprile Planesys, holding facente capo alla famiglia Grossi titolare di una partecipazione di controllo di Greenthesis, e Patrizia hanno sottoscritto un accordo vincolante per la compravendita di una partecipazione di minoranza in Greenthesis e – successivamente al perfezionamento dell’acquisizione la promozione di un’offerta pubblica di acquisto obbligatoria finalizzata al delisting delle azioni.

Greenthesis, attiva nel trattamento e nello smaltimento di rifiuti urbani e industriali pericolosi e non pericolosi, nella bonifica ambientale, nella termovalorizzazione, nel trattamento delle acque reflue e nell’ingegneria ambientale, ha quindi fatto la sua uscita dalla Borsa a fine settembre.

A luglio c’è stato quindi il delisting di Compagnia immobiliare azionaria, legato alla fusione con Compagnie Foncière Du Vin, mentre risale ad agosto l’Opa su Vianini, società del gruppo Caltagirone attiva nelle costruzioni, a cui ha fatto seguito il delisting.

A ottobre, a seguito dell’approvazione, da parte della Consob, del documento di Opa  obbligatoria totalitaria promossa da Salbid (Railbid) – sulle azioni ordinarie di Salcef group, specializzata in costruzioni ferroviarie e metropolitane,  il Cda di Salcef ha approvato all’unanimità il comunicato dell’emittente relativo all’Opa stessa.

L’obbligo di Opa era sorto a settembre, a seguito del perfezionamento dell’operazione tra Fidia S.r.l., Titania S.r.l. e Ermes Gestioni S.r.l (soci foxtrot) e i fondi gestiti da Morgan Stanley Infrastructure Partners  relativa all’acquisto da parte di Sierra Investment S.r.l.di una partecipazione pari al 12,2% del capitale sociale di Railbid e la sottoscrizione, da parte dei soci foxtrot e dell’investitore, di un patto parasociale relativo alla governance di Railbid e di Salcef Group. L’obiettivo dell’offerta era stato il delisting delle azioni di Salcef, avvenuto il 19 novembre.

Il 2024 ha quindi visto uscire da Piazza Affari società legate all’immobiliare, alle costruzioni e a comparti connessi come l’energy.

Delisting eccellenti in vista nel prossimo anno, soprattutto nel retail come quello previsto per Unieuro che si sta concretizzando con l’Opa  promossa da Fnac Darty e Ruby Equity Investment, che ha raggiunto la soglia 96,70% del capitale sociale della società incluse le azioni proprie.

In arrivo, infine, gli esiti dell’Opa di Banca Generali sull’investment bank Intermonte e quella di Banco Bpm su Anima holding.

Il  2025 sembra quindi seguire in scia l’anno ancora in corso, dove il taglio dei tassi sta migliorando lo scenario generale, ma dove le iniezioni di capitale sono ancora forse troppo poche per convincere le società a restare a Piazza Affari.

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