Domani, mercoledì 2 aprile, partiranno i dazi imposti su molti prodotti europei dal 47esimo presidente americano Donald Trump. Nonostante il presidente del consiglio Giorgia Meloni approfitti di ogni occasione per proporsi e proporre l’Italia come ponte tra le due sponde dell’Atlantico, il telefono di Palazzo Chigi piagnucola muto, mentre quello che si trova all’Eliseo se la ridacchia per le frequenti chiamate provenienti da Washington. Peraltro, la considerazione più volte manifestata con i modi roboanti e poco istituzionali tipici di Trump per la Wonder Woman della Garbatella non salverà il Belpaese, reo di godere di un notevole surplus commerciale verso gli Usa, dalla pioggia di tariffe a stelle e strisce.
In particolare i nuovi dazi colpiranno direttamente le esportazioni di vino italiano, con possibile triplicazione dei prezzi e rischi di riduzione della presenza nei mercati Usa. Gli americani cercano di correre ai ripari sostituendo bollicine provenienti dalla California al prosecco nel proprio Spritz, diventato a tutti gli effetti l’aperitivo preferito di tutto il mondo occidentale; mentre le cantine italiane, che già hanno impiegato un po’ di tempo a riprendersi dalla botta della Brexit (Londra era un’altra delle capitali mondiali dello Spritz) cercano nuovi mercati di sbocco dove dirottare i circa 130 milioni di bottiglie, cioè il 23% dell’export dell’intera Doc, destinate agli Usa, recuperando di circa 500 milioni di euro di fatturato che il prosecco genera.
Altri settori gravati da dazi saranno l’automotive e comparti dell’agroalimentare; a rischio la chimica, l’abbigliamento, la meccanica…
L’immobiliare è al sicuro? Nì! Certo le case non si esportano né si importano; ma l’atteggiamento schizofrenico di Trump sulle tariffe, i cambi di direzione repentini e imprevisti in politica estera ed economia, il clima di incertezza generato in soli tre mesi di presidenza non aiutano i mercati.
I dazi Usa su beni come marmo di Carrara (esportato globalmente) e altri materiali edilizi potrebbero innescare aumenti dei costi delle materie prime, con ripercussioni sui prezzi delle ristrutturazioni e delle nuove costruzioni. Questo fenomeno, peraltro, potrebbe verificarsi anche in assenza di dazi diretti sul settore immobiliare, attraverso la catena del valore globale.
La riduzione della domanda internazionale, il possibile aumento dei tassi d’interesse dovuto a fiammate inflative generate dai dazi stessi, le conseguenti tensioni sulla sostenibilità del debito partendo dalle società di costruzioni e arrivando sino agli acquirenti finali sono rischi concreti. Qui come Oltreoceano, ma gli americani non si potranno nemmeno bere uno Spritz per consolarsi.
PS: mi preme chiarire una questione “filologica”. A Brescia esiste da sempre, cioè da ben prima che lo Spritz diventasse un fenomeno di massa, prima a livello nazionale e poi internazionale, un aperitivo che si chiama Pirlo. La ricetta originale prevede bitter, e non quella roba arancione e dolciastra usata dai veneti, vino fermo secco e acqua gasata. Viene servito senza ghiaccio e, al massimo, guarnito con una scorzetta di limone, grande quanto un’unghia del mignolo. Andrea Pirlo non c’entra nulla, l’aperitivo si chiama così perché se se ne beve troppo fa “pirlare” la testa.