Sono poche le cose che definiscono nel profondo l’esistenza di noi esseri umani, compresi i ricordi e i nostri sogni. Quando chiudiamo gli occhi, si contano sulle dita di una mano i riferimenti solidi e sempre presenti. Certo, ci sono i genitori, i fratelli, gli amici, gli amori, le città, i quartieri e i posti del cuore. Ma forse, più di tutto, ci sono le case: i luoghi in cui abbiamo vissuto raccontano ogni angolo di noi e sono un sincerissimo sottofondo nei nostri sentieri individuali. Alessandro Ribaudo, Investment Banking Associate presso la sede londinese di J.P. Morgan, a riguardo non ha dubbi: “Le case in cui ho abitato sono come un romanzo di formazione, e descrivono perfettamente il mio percorso nella vita e nel lavoro”.
Ma andiamo con ordine, perché prima di stabilirsi a Londra nel settembre del 2022, Alessandro ha incontrato molte case e molti luoghi. Nato e cresciuto a Verona, risiede in Veneto fino all’età di 19 anni, quando per motivi di studio si trasferisce a Milano. Qui ottiene la laurea triennale in Economia Aziendale & Management e la laurea magistrale in Accounting & Finance, entrambe in Università Bocconi. Nel mezzo, un’esperienza di uno stage di tre mesi a New York, e infine l’ingresso nel mondo del lavoro, più esattamente in banca d’affari nella filiale milanese di Deutsche Bank, in un’avventura professionale della durata di quattro anni. Ma che cosa hanno significato le case nella vita di Alessandro in relazione alla sua interiorità? E che cosa significheranno nei progetti per il suo futuro?
Domanda: Benvenuto, Alessandro. Ti andrebbe di raccontarci che cosa rappresenta per te la casa da un punto di vista emotivo?
Risposta: Certamente. Nello stadio di vita in cui sono oggi, giovane trent’enne, per me la casa ha già avuto diversi significati emotivi, soprattutto negli ultimi dieci anni. Nel momento in cui mi trovo adesso, direi però che ha tre significati principali. Il primo è quello degli affetti, perché se per la vita lavorativa e sociale dei nostri giorni siamo portati a stare in mezzo alla gente e ai colleghi, la casa è invece il luogo in cui scegliamo pienamente con chi vogliamo stare: con la fidanzata, con gli amici o anche in solitudine. Quindi la casa è un cofanetto dove dentro ci sono la famiglia, gli amici e tutti gli affetti.
Il secondo significato della casa è quello di luogo di riposo e quiete. Per il lavoro che faccio, che mi porta a stare in ufficio anche 10/12 ore al giorno, la casa è inevitabilmente un luogo di riposo, soprattutto per la sera e i weekend, dove posso rilassarmi e recuperare le energie. Per questi motivi, ho bisogno di spazi comodi e accoglienti, che mi facciano stare bene. Ma la casa al contempo, e questo è il suo terzo attributo, è anche il luogo del focus e della concentrazione sugli obiettivi della vita. Oggi i confini tra ufficio e casa si sono molto assottigliati: si lavora da casa, in ufficio, si inizia da una parte e si finisce dall’altra, e la sera e i weekend capita di lavorare anche da casa. Le due realtà si mescolano e si fondono con molta frequenza. Quindi casa è anche questo: un posto dove leggere, informarsi, studiare, fare analisi, lavorare e restare concentrati.
Domanda: Tornando indietro nel tempo, quali sono state le case più importanti della tua vita fino agli anni del liceo?
Risposta: Sicuramente la casa dove ho vissuto la maggior parte della vita e dove sono nato e cresciuto: è la casa di Verona, nel centro della città. Per me è come una biblioteca che conserva quello che sono stato e il modo in cui mi sono sviluppato come persona, dove ho coltivato i primi interessi e le prime passioni. È ciò che custodisce il mio passato. Avendo girato molto e cambiato diverse case, quello di Verona è il mio ambiente statico, fisso, che è rimasto intatto nel tempo e che conserva il ricordo dei primi miei anni di vita. E’ il mio grande riferimento, perché qui ci sono la mia famiglia e le mie origini.
Un’altra casa per me importante è la casa di Rapallo in Liguria, che i miei nonni hanno comprato negli anni Sessanta. L’arredamento è ancora lo stesso, con molto legno e secondo me di buon gusto. È un appartamento piccolo e grazioso, dalle cui terrazze si vede il mare. La casa di Rapallo è un altro riferimento molto forte, sia per il ricordo della mia infanzia sia per il presente, perché quando ho l’opportunità, durante le ferie, ci ritorno sempre, anche con gli amici e la fidanzata.
Domanda: Terminate le scuole superiori, ti trasferisci a Milano per frequentare l’Università. Qui in quante e quali case hai vissuto?
Risposta: Considero il mio periodo milanese come una sorta di ascesa, di curva. Sono arrivato a Milano giovane e senza grandi pretese, spaesato, dovendo affrontare una grande università dopo aver vissuto in una città medio-piccola. Poi c’era il mondo della finanza, che mi appassionava conoscere in tutte le sue sfumature, e l’obiettivo di farmi strada nel lavoro. Al termine degli anni di Milano, sono arrivato a grandi consapevolezze. È stato come vivere in un romanzo di formazione. In nove anni ho cambiato cinque case, più di una ogni due anni. E tutte queste case hanno raccontato una storia simile a quella della mia crescita e successiva affermazione.
Il primo anno ho vissuto in periferia, in una struttura per studenti in zona Turro. Mi spostavo molto con i mezzi, ero scomodo per recarmi in Università, impiegavo tanto tempo per raggiungere le mie destinazioni, ero giovane e con i soldi sempre contati. Dopo un anno mi sono trasferito in Viale Abruzzi, avvicinandomi al centro. Vivevo in una doppia e condividevo l’appartamento con tre persone. La mia terza casa si trovava in Viale Tibaldi, sempre più vicino alla Bocconi, in un bilocale condiviso con un’altra persona. Come vedi, anno dopo anno c’è sempre stato un upgrade piccolo e modesto. La casa di Viale Tibaldi era comodissima, vicina all’università e al centro. È stato un bel periodo dal punto di vista abitativo. Era un appartamento di 40 mq, con una camera doppia e una piacevole zona soggiorno. Quando ho preso la laurea triennale, abitavo qui.
Poi, una volta che ho iniziato a lavorare a tempo pieno, ho vissuto per un anno in centro a Crocetta, in una casa che condividevo con quattro persone. Eravamo in tanti, però finalmente avevo la mia stanza singola e il mio bagno: era una situazione migliore. Era il 2018, avevo 24 anni e avevo cominciato a lavorare a tempo pieno in Deutsche Bank, anche se nel mentre stavo finendo la magistrale. Avevo iniziato lo stage per fare un’esperienza, ma per non perdere il treno ho continuato a lavorare, sostenuto gli ultimi esami e scritto la tesi. Tra lavoro e studio ero molto impegnato. Quella casa è stata praticamente un letto, il luogo dove dormivo e basta, anche perché andavo in biblioteca a studiare pure nel weekend.
E infine c’è stato il grande passo, quando ho deciso di andare a vivere da solo e ho affittato un bilocale in Corso Magenta: una zona bellissima, in pieno centro. Era una casa di 50mq, aveva una zona giorno con cucina leggermente separata dal resto degli spazi, e una camera. Era perfetta per una persona, anche se era piccola. Era vicina al lavoro e con tutte le comodità del centro. Quella casa è stata il momento in cui mi sono detto: “Okay, adesso finalmente ho un posto tutto mio, non vivo più in condivisione e posso essere libero”. Stavo lavorando da un anno e mezzo, ero sempre più indipendente e maturo. Questa è anche la casa che ho avuto per più tempo e dove ho deciso di convivere con la mia ragazza. È in questo momento che ho fatto nascere e coltivato il concetto di casa come nucleo, creando con la mia ragazza una sorta di famiglia.
Domanda: E oggi il Regno Unito. Perché hai deciso di andartene dall’Italia e perché hai scelto Londra?
Risposta: Dopo quasi nove anni di vita a Milano e quattro anni di lavoro nel mio team, nell’estate del 2022 ho maturato la consapevolezza di voler fare un’esperienza internazionale, che oggi è quasi una necessità se si vuole avere un percorso di carriera di livello. Spostarmi a Londra, che rimane tutt’oggi il punto di riferimento per il settore finanziario, aveva molto senso per il mio profilo: avendo lavorato solo su transazioni relative al mercato italiano, mi avrebbe dato l’opportunità di ampliare le prospettive lavorando in un più ampio contesto europeo. E poi avevo il piacere di uscire da Milano anche da un punto di vista personale. Milano è una metropoli e un punto di arrivo, ma è anche simile a un grande paese, dove dopo un po’ ti ritrovi sempre negli stessi posti e contesti. Ho sentito il bisogno di prendere una boccata d’aria e andare altrove: Londra è una grandissima città, più viva e diversa da un punto di vista culturale.
Qui a Londra vivo a Blackfriars, vicino alla Tate Modern, in una zona centrale e tranquilla, vicino al fiume Tamigi. Il mio ufficio è a Canary Wharf, un po’ lontano rispetto a dove abito, ma la mia zona di residenza è comunque ben connessa e strategica. La casa è ancora più grande delle precedenti, ha circa 75mq di superficie ed è un trilocale. Un piccolo e ulteriore passo in avanti nel mio romanzo di formazione! Volevo infatti uno spazio più grande per poter disporre di una sorta di studio, dove lavorare al momento del bisogno ma anche dove ospitare i miei genitori e i miei amici. L’appartamento ha anche un’ampia zona giorno con cucina e un bel balcone. Mi piace molto. Sono stato fortunato a trovarla, perché il mercato immobiliare londinese è complesso, a causa di periodi di picco della domanda di case. Qui i contratti sono annuali a differenza dell’Italia, dove sono tendenzialmente di almeno quattro anni. Fanno così per potere rinegoziare i prezzi degli affitti ogni anno. Ma in generale mi trovo bene e penso di rimanere in questa sistemazione almeno un altro anno, prima di decidere del mio futuro.
Domanda: A proposito di futuro, quali sono i tuoi piani di vita e abitativi per il medio termine? Pensi di rientrare in Italia? Che tipo di casa vorresti?
Risposta: Per il medio termine, l’obiettivo dal punto di vista abitativo è trovare una stabilità, tramite l’acquisto di una casa dove iniziare una nuova fase di vita e costruire la mia famiglia. Al momento non ho grandi certezze su dove sarò e cosa farò. Mi trovo bene a Londra, ma sono consapevole che la qualità della vita in Italia è più alta. Quindi sì, nel medio termine posso vedere un ritorno in Italia, ma ad essere sincero sto pensando anche a un’esperienza altrove, come in America a New York, che rappresenta la piazza principale nel panorama finanziario globale. Però ho ancora molti punti di domanda. Sicuramente vorrei una casa più grande e con spazi per famiglia, ospiti e amici, anche se ancora non so esattamente dove sarà.
Domanda: Grazie per il contributo. Vorrei terminare l’intervista con un argomento che ho molto a cuore, e mi piacerebbe conoscere il tuo punto di vista. Oggi in Italia, soprattutto per la maggioranza di noi giovani, è molto difficile permettersi una casa, sia in termini di affitto sia di compravendita. Che cosa faresti per cambiare le cose e invertire la tendenza?
Risposta: Anche nella mia esperienza, principalmente circoscritta a Milano, l’approccio con il mercato immobiliare è sempre stato difficile: ci sono poche case e sono poche le case belle, soprattutto per gli affitti. Quindi cercare casa è sempre una fatica. Ma questo anche a New York e a Londra, dove bisogna essere velocissimi nella ricerca. Per risponderti alla domanda, secondo me Milano ha due grandi criticità: la prima è che deve confrontarsi con un alto costo della vita rapportato invece a stipendi non troppo distanti dalla media nazionale; la seconda è che Milano è molto dipendente dal centro storico, che è relativamente piccolo e pertanto con una limitata disponibilità di case. Ho notato che a Londra la gente è più disposta a vivere in periferia, impiegando magari più tempo nei mezzi pubblici per andare a lavorare ma con il vantaggio di vivere in posti più economici. Invece a Milano tendenzialmente si preferisce vivere in centro, e periferie e hinterland sono meno considerati sia perché c’è un’offerta meno interessante sia perché è più scomodo passare nei mezzi una mezz’ora di tempo in più.
Per andare in controtendenza io investirei di più nelle periferie, in zone di poco appeal oggi ma che possono trasformarsi e diventare interessanti in breve tempo, con case nuove, infrastrutture e prezzi migliori. Ma riguardo al lavoro la situazione è sicuramente più difficile. I salari medi italiani, specialmente per i giovani, sono inferiori a confronto con altri paesi in Europa. Ci vorrebbero probabilmente riforme strutturali per favorire una più elevata competitività del lavoro in ambito internazionale, ma questo è al di fuori della mia sfera di competenze. Noi giovani dal canto nostro possiamo cercare di essere più coraggiosi e rischiare di più, approfittando di alcune situazioni od opportunità, come per esempio un trasferimento all’estero, anche temporaneo, oppure scegliere un mutuo, che può rivelarsi più vantaggioso rispetto a un affitto. Nel lungo periodo, o a seconda di specifiche fasi economiche, la scelta può ripagare. Ma il mercato abitativo e del lavoro restano complessi. E per tutti. A momenti di gioia e felicità si affiancano fatica e e sofferenze.