Cari lettori, benvenuti nella nuova rubrica I giovani e la casa, un progetto che nasce dalla necessità di dare voce ai giovani raccontando la relazione con le case della nostra vita. Non è difficile da capire. Anche se la casa è l’oggetto materiale più materiale che esista, che l’uomo ha creato per darsi rifugio e stabilità, è al contempo il luogo per eccellenza di tutte le storie e le emozioni possibili. Ogni casa è riparo, custodia di vicende familiari, espressione di ricordi e sogni ma anche luogo di difficoltà e vissuti indefinibili. È raro trovare cose che rappresentino così bene l’anima dell’uomo, anche e soprattutto ai nostri giorni, dove la casa è uno dei simboli della Storia che stiamo vivendo.
Se ci penso, solo negli ultimi 4 anni siamo stati chiusi in casa per mesi interi, abbiamo usato le nostre abitazioni per riunirci di nascosto quando ogni contatto era vietato per legge, abbiamo dato vita a passioni creative e ci siamo guardati nel profondo di noi stessi. Sono stati momenti difficili. C’è chi ha perso il lavoro, chi i soldi, chi addirittura la casa e la famiglia. Nonostante la ripresa, le difficoltà sono ancora sotto gli occhi di tutti. Dalla crisi ancora non ne siamo usciti. Ma le possibilità? Il futuro? Esistono? E la casa come sta? Chi ne parla davvero? I giovani parlano di tutto questo?
Io credo di no, o comunque non a sufficienza e non nei giusti termini. Sinceramente non so dove stiano le ragioni di questa mancata comunicazione. Forse troppo spesso guardiamo soltanto ai nostri interessi e a quelli dei nostri cari. Pensiamo unicamente a lavorare, a crescere come professionisti e a stare bene nel puro individualismo dei Paesi sviluppati, senza affrontare i problemi della società e sperando che le cose cambino da sole. O non cambino affatto. Ecco perché ho deciso di aprire questa rubrica, perché penso che sia tempo di cambiare prospettiva e di far emergere le storie di chi affronta queste sfide ogni giorno della sua vita, con il fine di costruire un mondo migliore per noi stessi e per il prossimo.
Il mio obiettivo: raccontare noi giovani
Purtroppo non sono qui per fare discorsi sulla geopolitica o sulla condotta di un’Italia sempre più passiva e piegata alle decisioni di Stati Uniti ed Europa (ops, l’ho appena fatto). Sono qui per condividere storie autentiche di giovani professionisti che si confrontano con una vita, un mondo del lavoro e un mercato immobiliare spesso difficili o improponibili, guadagnando stipendi ridicoli e inadeguati ai costi reali della vita. Per non parlare dei contratti di lavoro precari, che gli imprenditori non capiscono quanto male facciano. Ma no, non sono qui nemmeno per questo (o meglio, non solo). Anche perché chi avrebbe il coraggio di metterci la faccia? Che poi se volete farlo vi ascolto e vi intervisto: questo è il mio profilo LinkedIn.
Sono qui, attraverso la mia rubrica, per raccontare noi giovani e il nostro rapporto con le case della nostra vita. Ogni casa in cui abbiamo vissuto racconta una parte imprescindibile di noi: dal luogo in cui siamo nati e cresciuti alle case degli amici frequentate durante l’infanzia e l’adolescenza; dall’appartamento condiviso durante l’università ai primi mono o bilocali appena entrati nel mondo del lavoro; e ancora dai b&b affittati durante le vacanze fino ai sogni della casa del futuro, dove piantare le radici per una famiglia e una discendenza che porti il nostro cognome. Tutti questi spazi non sono soltanto luoghi fisici, ma anche contenitori di ricordi, momenti felici e spensierati, lotte, difficoltà e aspirazioni.
Una generazione che lotta per la propria indipendenza
Che cosa significa per noi giovani la casa? Per alcuni è un rifugio emotivo, per altri soltanto un luogo dove dormire, per altri ancora il posto in cui esprimere la socialità e mantenere i legami con famiglia e amici, e per altri, purtroppo, un traguardo ancora impossibile da raggiungere. La casa è tutto, perché si connette nel profondo con ogni aspetto della vita, in primis il lavoro e le relazioni interpersonali. In un paese come l’Italia, dove il mercato immobiliare è uno dei più cari d’Europa, la casa diventa un simbolo di stabilità e tranquillità. I sogni abitativi dei giovani italiani riflettono una generazione che lotta per la propria indipendenza. Sogniamo case accoglienti, spazi verdi e comunità attive, ma ci scontriamo con la realtà di affitti esorbitanti e condizioni di lavoro precarie e ingiuste. Certo, il sistema è complesso: gli stipendi imbarazzanti continuiamo ad accettarli e gli affitti alle stelle li paghiamo fino all’ultimo centesimo, magari con l’aiuto dei genitori anche a 30 anni suonati. Non si vive un po’ una sproporzione in Italia in questo momento storico? Ma soprattutto, per quanto tempo potrà ancora reggersi un sistema simile?
Non pensiamoci, suvvia. E pensiamo alle cose belle: oltre alle case della nostra vita quali sono le soluzioni abitative alternative che noi giovani scegliamo per esprimere la nostra pulsione vitalistica di viaggiare il mondo? Dalla coabitazione agli affitti brevi, dalle soluzioni di co-housing al nomadismo digitale, come sappiamo reinventarci in questi ruggenti anni Venti? E come troviamo nuovi modi di abitare, sia quando viaggiamo sia quando si trasferiamo in mete lontane per lavoro o per amore?
In principio era il Verbo
Il rapporto tra lavoro e casa è e sarà un nodo cruciale per la nostra generazione e l’intero sistema Italia. La politica dovrà capirlo in fretta prima che incomincino i danni seri e, soprattutto, prima che il sottoscritto decida di cambiare le cose intervenendo nel concreto (del resto sono 28 anni che vedo al potere pecore e persone con capacità di pensiero e di linguaggio inferiori alle mie di quando avevo 12 anni). Attraverso interviste sincere e coinvolgenti, sarà quindi dato spazio a una generazione che, nonostante tutto, sta plasmando il futuro con coraggio e creatività. Ma non ci saranno solo storie di difficoltà. Ci saranno storie di tutto: di successo, di formazione, di giovani nel pieno della loro carriera e della loro forza fisica. Ci saranno artisti, spiritualisti, materialisti, vincitori, vinti, arrabbiati, ottimisti e pessimisti. Ci saranno tutti, perché nel profondo vorrei che questo posto diventasse un luogo di condivisione per chi non si sente adeguatamente rappresentato.
Non voglio assolutamente limitarmi a denunciare le difficoltà di questo particolare momento storico. Piuttosto, cercherò di esplorare le soluzioni, le idee innovative e le storie di vita che stanno emergendo in tutti i modi possibili. Perché raccontare la casa significa raccontare noi stessi, le nostre aspirazioni e le nostre lotte. Unitevi a me in questo viaggio che io stesso ancora non conosco, scopriamo insieme cosa significa essere giovani e relazionarci con una casa e con tutte le case che il mondo ci ha regalato. I media non ne parlano come si deve, i “non giovani” non lo capiscono, ma per me è tutto molto semplice. Abbiamo solo voglia di vivere…