A Heidelberg a pranzo nel villaggio passivo più grande al mondo

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A Heidelberg, città tedesca di 150mila abitanti situata nel Baden-Württemberg sulle rive del fiume Neckar, sta sorgendo un complesso di 162 appartamenti che si svilupperà su una superficie più o meno ampia come un campo da calcio (circa 6mila metri quadri). Non si tratta però di una semplice espansione urbana, che andrà a completare il nuovo quartiere di Bahnstadt: Heidelberg Village, così è stato battezzato, sarà il più grande complesso di case passive al mondo.

Progettato dallo studio tedesco Frey Architekten fondato da Wolfgang Frey, Heidelberg Village funzionerà come una comunità vivente multi generazionale: due blocchi di appartamenti, dal monolocale all’abitazione per famiglie numerose, dove troveranno luogo le esigenze dei residenti e i bisogni particolari di disabili e anziani.

Gli elementi tipici delle case passive ci sono tutti: energie da fonti rinnovabili e sistemi moderni di ventilazione permetteranno al complesso di essere energeticamente efficiente; pannelli solari posti in facciata e in copertura forniranno energia pulita; estesi giardini pensili e verde verticale contribuiranno a ridurre la dispersione di calore in inverno e il surriscaldamento d’estate. Ogni abitazione avrà bisogno di massimo 15 kWh/m2 annui di energia per riscaldamento e raffrescamento. Uno strato di vernice Titanoxid, applicata alle pareti esterne, sarà in grado di imitare il processo chimico della fotosintesi: sfruttare i raggi del sole e l’umidità presente nell’aria per trasformare gli inquinanti in innocui nitrati e rilasciare ossigeno.

Le case passive, tra gli addetti ai lavori e non solo, sono solitamente percepite, dal punto di vista compositivo, alla stregua di cubi anonimi, efficientissime ma noiose scatole dai volumi compatti e dalle piccole finestre; Heidelberg Village vuole invece caratterizzarsi per un’architettura vivibile e quanto possibile personale. L’esperienza abitativa sarà molto simile all’emozione che si prova stando ai margini di una foresta. Dice l’architetto: “I nostri edifici simulano la sensazione di vivere sotto alberi secolari: si avrà la percezione di essere protetti da una massiccia struttura di rami sporgenti, ma si godrà anche la libertà di percorrere gli spazi aperti sottostanti”.

Il Villaggio di Heidelberg è stato progettato secondo il principio delle cinque dita di Frey che elabora la sostenibilità in chiave olistica e vede ecologia, accessibilità, integrazione, innovazione e redditività come parti di un processo generale di “costruzione di un ambiente domestico nel quale trascorrere un’intera esistenza”.

Gli architetti hanno anche annunciato un’interessante iniziativa che vede coinvolti i lavoratori impegnati nella realizzazione e i futuri residenti. A cadenza settimanale, e per tutta la durata dei lavori di realizzazione del complesso, la mensa di cantiere sarà aperta alla cittadinanza; potenziali abitanti e maestranze di cantiere si incontreranno a tavola per conoscersi e confrontarsi sui temi legati alle nuove abitazioni.

Attraverso l’interazione di questi due gruppi eterogenei di persone Frey Architekten mira, da un lato, a sviluppare un solido senso di appartenenza e di responsabilità sociale negli abitanti e, dall’altro, a promuovere relazioni vive e durature tra i residenti.

Questa iniziativa ha già riscosso grande successo durante la fase di costruzione di analoghe strutture in Germania. Quando riusciremo a concepire simili esperienze in Italia?

Il Villaggio di Heidelberg sarà finito nel 2017.

di Alessandro BarbieriArchitetto

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