In risposta a quanto richiesto dal bando di concorso per il collegamento con la stazione metropolitana Materdei di Napoli, Pasquale Miano Studio ha elaborato un’ipotesi progettuale tesa a conservare, consolidare e valorizzare la cavità tufacea, preziosa e misteriosa, delineando un percorso di luci e di ombre nelle viscere della città attraverso l’alternarsi di illuminazione artificiale e naturale.
La necessità di collegare la “cavità n.82” alla stazione progettata dall’Atelier Mendini definisce un lungo percorso interno di attraversamento su cui si innesta un’ampia piazza ipogea, suggerita dalla naturale articolazione interna della cavità tufacea. Il tracciato di collegamento si sviluppa a partire dal quartiere Sanità in spazi interni continui, articolati in un primo tratto di ingresso realizzato mediante un taglio baricentrico nel corpo della gradonata di via Alessandro Telesino ed un secondo tratto lungo il ramo principale della cavità preesistente, completati da nuovi scavi di connessione con la quota delle banchine di stazione.
L’elemento che segna l’ingresso si materializza in una lamina di acciaio corten che taglia la scalinata di via Telesino e diventa protagonista invitando alla discesa nel sottosuolo: il varco introdotto consente di accedere alle cavità mediante un camminamento in quota che, di fatto, prosegue attraverso la piazza ipogea e lungo il tunnel di nuova realizzazione, su cui si innesta il sistema di collegamenti verticali fissi e meccanizzati alla quota di banchina.
Nella galleria esistente la pietra naturale è lasciata a vista, esaltando e valorizzando le venature e la stratificazione; diversamente, nei tratti di nuova realizzazione, si ha una rilettura in chiave contemporanea del materiale tufaceo. Il progetto di consolidamento, recupero e allestimento delle cavità e di realizzazione dei nuovi tratti ipogei declinano in modo differenziato il tema del rapporto tra luci e ombre che è stato posto alla base dell’impostazione progettuale: all’interno della galleria la luce naturale entra attraverso il recupero di antichi pozzi per l’estrazione del tufo, lasciando leggere i chiaroscuri propri delle superfici in pietra, mentre lungo i tratti di nuova realizzazione la luce si fa artificiale, generando un’immagine di grande galleria contemporanea animata da istallazioni luminose.
di Danilo Premoli – Office Observer