Il vero welfare aziendale è una casa accessibile

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Il carocasa e il caroaffitti per gli operai e il cosiddetto ceto medio non sono solo una questione attuale. Lo avevano compreso più di un secolo fa alcuni imprenditori che, per costruire grandi attività, avevano bisogno di tante persone, in arrivo da ogni parte d’Italia, soprattutto da un sud scarso di opportunità.

Senza casa, lo stipendio non sarebbe stato sufficiente per sostenere una famiglia, ecco allora nascere interi quartieri operai, alcuni sovvenzionati dagli stessi imprenditori, altri no, ma con in comune l’idea di un abitare che andava oltre la casa e comprendeva una serie di servizi importanti per vivere decorosamente.

A Ivrea, Olivetti realizza case per dipendenti e dirigenti, ma anche l’Unità Residenziale Ovest, la Talponia, con scuole, asili, centri sociali, servizi per la comunità: un progetto urbanistico talmente innovativo da essere incluso dall’Unesco nella città industriale del XX secolo. E poi Torino, con la Fiat, che fa nascere nascere quartieri nelle periferie sud, come Lingotto e Mirafiori.  Ancora a Torino, per la precisione a Collegno, sorge il villaggio Leumann, uno degli esempi di villaggio operaio italiano con abitazioni e servizi annessi: scuole, chiesa, cooperative alimentari, mense. La cosiddetta città modello.

Non da poco via Solari a Milano, fondata dalla Città Umanitaria all’inizio del novecento con 240 appartamenti e servizi per più di mille persone. E sul più piccolo Schio, con la Lanerossi di Vicenza che tra il 1872 e il 1896 realizza un nuovo quartiere operaio, un’area residenziale di oltre 150.000 metri quadrati destinata ai lavoratori del lanificio. Lo stesso viene fatto a Piovene Rocchette, succursale ancora più minuscola, ma che tutt’oggi ospita un quartiere in pieno stile british ai piedi dei monti vicentini.

Costi residenziali troppo alti e nuove aspettative dei lavoratori

Oggi il welfare della casa parte da un punto molto semplice: le case costano tanto, troppo probabilmente, per gli operai e per una classe media che non riesce ad affrontare la spesa. 

Capita nelle grandi città, soprattutto a Milano, dove i prezzi di acquisto e di affitto sono troppo ingenti per poter essere affrontati. A questo si associa un altro problema: l’Italia non trova personale qualificato. 

L’allarme è stato lanciato da Confcommercio, che ha stimato la mancanza di circa 260.000 lavoratori qualificati nel terziario, in particolare nel commercio, nella ristorazione e nell’alberghiero, con un +4% nel 2024. 

Di base, il 78% delle aziende non riesce a trovare personale con le competenze richieste: un dato mai registrato così alto in Italia. Le difficoltà maggiori si trovano nella logistica, nell’automotive, ma anche nella sanità, nella scienza, nell’industria e anche nell’It.

Se non bastasse, le piccole e medie imprese, che rappresentano il 90% del tessuto imprenditoriale italiano, hanno difficoltà ancora accentuate, tanto che l’89% ha problemi a reperire personale qualificato. (Fonte I-Aer Institute of applied economic research e centro studi Future Age, realizzata su oltre 2500 imprenditori e aziende).

Oltre a mancare la forza lavoro, c’è un cambio concreto di mentalità. I lavoratori, soprattutto i più giovani, non si aspettano semplicemente buoni pasto, nemmeno buoni carburante, ma una serie di benefit che comprendono la possibilità di lavorare in modo ibrido, di accedere a formazione costante, di avere buoni vacanza, scontistiche, voucher per il benessere, palestra, corsi, e soprattutto in un aiuto per la casa.

Oggi costruire interi quartieri o riqualificarli può sembrare impossibile. Quindi le aziende pensano alla casa come welfare con soluzioni più smart: contributi per l’affitto, rimborsi parziali o totali dei canoni di locazione, contributi sui mutui, quindi aiuti economici per il pagamento degli interessi passivi, voucher per le residenze temporanee, contributi per coprire i costi dell’alloggio temporaneo, oppure veri e propri alloggi aziendali quando disponibili.

Ma casi di imprese che costruiscono ancora case per i lavoratori ce ne sono, ma sono mosche bianche. È il caso di Aeroplan, un’azienda con sede a Bardolino, in provincia di Verona, impiegata nel turismo e nei servizi per il turismo. 

L’ad ha deciso di costruire un condominio di 40 stanze per i suoi dipendenti, siano essi fissi o stagionali. La motivazione è che sul lago di Garda è impossibile trovare alloggi a prezzi accessibili e questo vale ormai tutto l’anno, in quanto si tratta di una zona iperturistica dove i prezzi sono alle stelle. 

Un progetto da 2,5 milioni di euro che però è stato considerato essenziale dal management per attrarre e mantenere personale qualificato. Del resto, la sfida di oggi per chi ha un’impresa non è solo quella di trovare lavoratori capaci, ma anche di convincerli a restare. E tra tutte le forme di welfare possibili, la casa continua a essere uno degli elementi più concreti e determinanti.

Perché offrire corsi, flessibilità e magari anche la frutta fresca in ufficio è una bella cosa, ma se un affitto in città assorbe metà dello stipendio, è indubbiamente difficile costruire un legame duraturo. A volte, il vero benefit è semplicemente un tetto accessibile sopra la testa.

 

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