Wellness real estate: un’asset class in ottima salute

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Quel che conta è la salute. Molti operatori immobiliari si affidano alla saggezza popolare per lenire i sintomi della stanchezza che affligge un mercato che — dal 2020 in poi — sembra subire almeno una crisi all’anno.

Anche prima degli scossoni causati dall’elezione di Trump, molte asset class erano già in una lunga convalescenza post-Covid, tra incertezze macroeconomiche e sbalzi di pressione geopolitici.

Con costo del denaro, del materiali e della forza lavoro in continua crescita, sistemi urbanistici zoppicanti e “stagflation” scritta a caratteri cubitali nelle cartelle cliniche di tutto l’occidente, gli ultimi cinque anni non hanno lasciato molto spazio all’ottimismo.

Ma come spesso succede nei momenti di crisi, alcune nicchie diventano rifugi sicuri. E in un panorama dove tutto sembra affaticato, c’è un segmento che continua ad avanzare a ritmo costante: il wellness real estate.

Vediamo perché, oggi più che mai, investire nel benessere può essere un’ottima idea.

Quadro generale

Nel 2022 il valore globale del wellness real estate ha superato i 332 miliardi di sterline, secondo il Global Wellness Institute, e si prevede che raggiungerà i 696 miliardi entro il 2028, con una crescita annua composta del 15,8%.

Il settore è cresciuto da 170 miliardi nel 2019 a 332 miliardi nel 2022, nonostante la pandemia, mostrando una resilienza rara nel panorama immobiliare globale. Più che un trend passeggero, si tratta di un cambio strutturale.

Gli investitori hanno iniziato a notare che il wellness non è più un lusso, ma una necessità percepita: immobili con certificazioni WELL o Fitwel, dotati di sistemi per la purificazione dell’aria, luce naturale, materiali non tossici e spazi per la meditazione o il fitness, comandano premium tra il 24% e il 146% rispetto agli asset comparabili.

In questo scenario, il Regno Unito si distingue. Nel 2022, la wellness economy britannica ha raggiunto i 170 miliardi di sterline, rappresentando il 7,3% del Pil nazionale (contro una media globale del 5,6%). I consumatori UK spendono in media 2.500 sterline l’anno in benessere, con un aumento del 31% rispetto al 2019.

La crescita annuale del wellness real estate nel Regno Unito è stata del 25,8% tra il 2020 e il 2022. In proporzione all’output edilizio nazionale, il wellness è passato dal 2,67% del 2019 al 4,88% nel 2022. Le saune private, in particolare, sono diventate un elemento distintivo delle nuove abitazioni, integrando il benessere quotidiano nella routine domestica.

Anche il wellness tourism ha avuto un boom: +79% tra 2020 e 2022, rafforzando l’interesse per offerte ibride che uniscono ospitalità, salute e riabilitazione.

Come progettare il feel good factor

Per facilitare il benessere di ospiti e abitanti servono principi progettuali coerenti, ricerca scientifica e una visione integrata che metta la salute al centro. Più che una lista di amenity, si tratta di una filosofia progettuale centrata sulla salute fisica, mentale, sociale e ambientale.

Vediamo alcuni punti chiave che accomunano i progetti di successo degli ultimi anni.

Design biofilico e materiali salubri

Luce naturale, ventilazione incrociata, utilizzo di materiali atossici e naturali, presenza di vegetazione e acqua, comfort acustico: elementi che riducono stress, migliorano il sonno e aumentano la produttività.

Case con esposizione ottimale alla luce solare sono considerate fondamentali per la salute mentale tanto quanto una dieta equilibrata, e hanno un valore intrinseco più alto di edifici comparabili ma meno salubri. I consigli di Vitruvio sono sempre validi e, ultimamente, sono tornati mainstream.

Wellness tech

La casa può anche diventare un hub per il monitoraggio della salute: sensori ambientali, tracciamento del sonno, purificatori d’aria e acqua, tecnologie per il recupero fisico.

Gli sviluppatori immobiliari più avanzati installano anche camere iperbariche o stanze per la meditazione immersiva nei progetti che possono sostenere i costi aggiuntivi con un premium per gli acquirenti o i locatari finali.

Layout & community

Il wellness non si esaurisce nel corpo. Sempre più sviluppi prevedono spazi condivisi per favorire il senso di appartenenza: giardini comuni, co-working, yoga all’aperto, cucine condivise, biblioteche del silenzio.

L’inclusione di servizi aperti anche a esterni, come palestre, cliniche o cafè salutistici, consente di diluire i costi operativi su una platea più ampia. Il risultato è un modello misto, più resiliente sul piano economico e più sostenibile socialmente.

Elisir o panacea?

Il wellness real estate promette molto. Ma può anche generare illusioni, sprechi e diseguaglianze se non viene affrontato con spirito critico.

Costi e accessibilità

La salute costa. Molti progetti wellness sono rivolti a una clientela alto-spendente. Le dotazioni (saune, aromaterapia, materiali ecologici, tecnologie avanzate) e i costi operativi (personale, manutenzione) pongono barriere all’ingresso.

Ma esistono modelli scalabili. Progetti di cohousing, senior housing o rigenerazione urbana possono adottare criteri wellness a costi contenuti. L’integrazione con politiche sanitarie pubbliche può rafforzare l’effetto leva.

Wellness-washing

Il rischio di calcare la mano è una versione “da catalogo” del benessere: alcune piante, una doccia emozionale, un rendering con abitanti che fanno yoga al tramonto.

Per evitare il wellness-washing serve autenticità progettuale: comprendere i bisogni dell’utenza, partire dal contesto, curare l’esperienza abitativa nel suo insieme.

Ostacoli normativi

In molte città europee, normative urbanistiche datate ostacolano l’introduzione di standard wellness: altezza dei soffitti, superficie minima, uso promiscuo. Le barriere regolamentari frenano l’innovazione e possono rendere più costosa l’integrazione di componenti wellness nei progetti.

Il wellness real estate è qualcosa di più di una nicchia in crescita: è una nuova logica del costruire e dell’abitare. Non riguarda solo immobili di lusso, ma una risposta integrata a bisogni sociali, sanitari e ambientali trasversali alla tipologia edilizia e all’estetica.

In un mondo segnato da stress cronico, emergenze sanitarie e isolamento sociale, progettare spazi che curano non è più opzionale: è una necessità strategica.

di Lorenzo PandolfiLogic Planning

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