Costruire oggi costa meno, ma senza bonus edilizi il settore rischia grosso

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In un contesto dove l’Istat ha dimezzato le aspettative di crescita del Pil (dall’1% allo 0,5%) e l’Ocse ha abbassato la prospettiva di crescita dell’italia dallo 0,7% allo 0,5% il peso delle costruzioni si fa sentire.

Nel biennio 2021-2023 le costruzioni avevano infatti colmato e superato la crisi decennale del settore con livelli produttivi a quota 94 miliardi di euro: una sovraperformance pari a un quarto  dell’aumento del prodotto interno lordo (+14,8%) nel triennio.

I driver sono stati gli incentivi e il Pnrr, ma ora che i primi si sono dimezzati e il secondo sta per terminare, la bilancia sta tornando in equilibrio. Le prospettive Ance per le costruzioni del 2025 sono infatti caute e invitano a prendere con le pinze anche i dati Istat (costruzioni +3,8% nei primi nove mesi del 202) e produzione nelle costruzioni a +5,5% nei primi 11 mesi).

L’Ance va dritta al punto e stima per il 2024 un calo degli investimenti nelle costruzioni del -5,3% e una previsioni per il 2025 di un -7% dei livelli produttivi. I maggiori imputati sono i bonus fiscali, assenti, che portano a diminuire gli interventi di recupero del 30%. 

Parallelamente, l’Istat calcola l’indice del costo di costruzione di un fabbricato residenziale, che misura le variazioni dei costi direttamente attribuibili al costo di realizzazione dell’opera, con esclusione del costo del suolo e di progettazione e dei margini di profitto. Ad aprile 2024 l’indice era pari a 114,1, mentre a giugno a 114,3. A marzo 2023 l’indice era a 122,7, e ha quindi subito un calo nel 2024 di 8,6 punti.

Pesano più i servizi dei materiali

La filiera delle costruzioni è lunga, complessa e costosa. Secondo l’Ance la principale voce di spesa acquisti del comparto è relativa ai servizi legali contabili di architettura di ingegneria e altri servizi professionali, che pesano per il 17,5%, seguiti per il 14,8% del noleggio e servizi di supporto alle imprese e per il 14,1% dei prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi. 

Il 9,3% degli acquisti interessa i metalli e i prodotti in metallo, il 4,8% le attività finanziarie assicurative, il 4,7% i servizi di alloggio e ristorazione, il 4,4% di trasporto e magazzinaggio, il 3,9% macchine, apparecchi meccanici ì e mezzi di trasporto, il 3,9% Cook e prodotti petroliferi raffinati, il 3,4% energia elettrica, gas, vapore aria condizionata ed acqua quindi risorse energetiche, il 3,2% legno prodotti in legno sughero articoli di paglia e materiali di intreccio e mobili, il 2,8% i prodotti informatici elettronici ottici apparecchiature elettriche, il 2,3% i servizi immobiliari, il 2,1% i servizi di riparazione e installazione di macchinari apparecchi, l’1,3% i servizi di informazione, l’1,3% il commercio ingrosso al dettaglio, la riparazione di autoveicoli motocicli, l’1,2%, i prodotti da miniera e cava e un 4,8% finale per altri beni e servizi.

Calano i prezzi dei materiali da costruzione

Secondo l’Ance, nel 2024 i prezzi dei materiali da costruzione sono scesi, in continuità con il trend dell’anno precedente. In particolare, nei primi undici mesi del 2024, riduzioni più significative caratterizzano il gas naturale e l’energia elettrica (-19,7% e -15,4% rispettivamente su base annua), oltre al Pvc, -15,5% nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente. 

Più contenuta è stata la diminuzione del ferro tondo per c.a. (-10,2%), dovuta alla perdurante debolezza dell’attività industriale in Italia, e più in generale, in Europa. A seguire il gasolio, in diminuzione del -8,8%, su cui ha inciso il crollo dei consumi in Cina (attribuibile alla maggior penetrazione di veicoli elettrici ed ibridi nel parco automobilistico nazionale) e il bitume (-2%), che dopo la salita dei prezzi nei primi 4 mesi d’anno è tornato in campo negativo grazie alle forti contrazioni registrate da agosto in poi.

Da un’analisi di più lungo periodo si osservano, rispetto all’intervallo di tempo compreso tra gennaio e novembre 2021, notevoli aumenti per i combustibili, quali petrolio (+26,7%) e gasolio (+37,1%). Non da meno è l’incremento realizzato dal bitume (+26,2%), mentre più contenuti risultano quelli del rame (+7,9%) e del polistirene (+1%).

Per il mercato dei materiali da costruzione ripresa a partire dalla seconda metà del 2025

Secondo l’Industry credit outlook 2025 di S&P il settore europeo dei materiali da costruzione sta ancora attraversando una marcata flessione nell’edilizia residenziale, in particolare nella costruzione di nuovi edifici. Sebbene i tassi ipotecari si stiano progressivamente adattando a una politica monetaria più accomodante, guidata dalla riduzione dell’inflazione, i costi di costruzione e i prezzi degli immobili rimangono elevati, limitando una ripresa significativa della domanda. S&P si aspetta che il rimbalzo sia molto graduale, a partire dalla seconda metà del 2025.

Fitch Ratings ha rivisto a “neutral” le prospettive del settore dei materiali  2025 per i prodotti edilizi Emea, perché prevede un recupero dei volumi e una normalizzazione dei costi. Le prospettive del settore per il 2024 sono “in peggioramento”.

Le prospettive “neutral” per il settore dei materiali edilizi in Emea sono supportate da una solida domanda di progetti infrastrutturali. Fitch prevede un’attività più forte nell’edilizia non residenziale, tra cui strutture di produzione, data center e distribuzione, rispetto all’edilizia abitativa, guidata da un’esposizione relativamente maggiore ai finanziamenti pubblici e alle nuove tendenze emergenti, tra cui l’onshoring e il reshoring.

In conclusione, anche se i prezzi possono scendere o perlomeno restare stabili nel 2025, le costruzioni si preparano a vivere un 2025 sfidante, dove la mancanza di incentivi rischia di frenare la richiesta di ristrutturazione, vero volano della ripresa delle costruzioni fino al 2024.

 

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