La progettazione integrata è un affare internazionale

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I servizi per la progettazione, intesi come la totalità delle attività relative alla progettazione integrata, sono in crescita costante, soprattutto in Italia, spinti da Pnrr e bonus edilizi.

Il settore è in espansione, con una crescita europea degli occupati dell’1% e dei dipendenti del 2%, che in Italia tocca il +10% e il +8% e i fatturati sono corposi: nel 2023 la progettazione in Europa ha superato i 360 miliardi di euro (+8,5%) mentre in Italia il fatturato del comparto ha raggiunto i 34 miliardi di euro (+16,4 %).

A differenza di Francia e Germania, dove la progettazione è principalmente strutturata in grandi aziende, in Italia c’è un panorama frammentato. Lo mostrano gli occupati per azienda, 1,3 in Italia vs una media europea di 2,45 (Fonte Scenari Immobiliari).

Si tratta, comunque, di un comparto sempre più internazionale, che vede i professionisti collaborare tra di loro da diverse parti del mondo, una condizione che può richiedere un approccio capace di codificare il modo di lavorare in un linguaggio che tutti possano comprendere.

Italia attraente per gli studi esteri

Pnrr e bonus edilizi hanno aperto un nuovo capitolo per l’edilizia in Italia, rendendo il paese attraente per gli investitori esteri e per gli studi internazionali, che in alcuni casi si appoggiano a realtà locali e in altri vanno a irrobustirne la struttura.

Il contesto vede unirsi professionisti da diverse parti del mondo, che si tratti di gruppi nati per gestire progetti complessi, holding o anche società satellite specializzate.

Del resto, unire le forze può rendere il progetto più fluido, soprattutto perché chi lo commissiona ha un unico interlocutore e questo può semplificare e velocizzare l’esecuzione. 

In Italia il panorama delle imprese è frammentato, ma alcune stanno già seguendo questa via. Qualsiasi sia la forma, la sostanza però non cambia: la collaborazione internazionale chiede un linguaggio universale, che si tratti di criteri di progettazione, software impiegati (come il Bim), normative dei singoli stati.

Come riporta l’analisi di Scenari Immobiliari, al fine di agevolare la comprensione delle normative italiane da parte degli investitori internazionali, potrebbe essere essenziale offrire una descrizione dettagliata e strutturata delle peculiarità normative italiane, insieme a un sistema di corrispondenze tra le linee guida progettuali italiane e quelle dei principali contesti esteri.

Ordini e associazioni dei progettisti riconoscono il valore di un quadro di riferimento comprensibile, alla luce di un panorama dove gli interessi esteri crescono di anno in anno. 

Ad esempio, secondo l’analisi Gabetti, nei primi nove mesi del 2024 in Italia si sono registrati in Italia 6,5 miliardi di euro di investimenti corporate e dal punto di vista della provenienza dei capitali, gli investitori esteri (il 61%) risultano gli operatori più attivi sul mercato; tra questi spiccano i francesi nel comparto retail e gli americani focalizzati principalmente sul comparto logistico e retail.

Secondo Roberto Busso, ad di Gabetti: “ L’investitore istituzionale in Italia, soprattutto estero, c’è stato, c’è e continuerà a esserci e questo in virtù del biglietto da visita di cui gode l’Italia nel mondo, ma anche perché c’è ancora tanto da fare nel modernizzare il sistema infrastrutturale (digitalizzazione in primis) e nel dare voce alle nuove forme di domanda di spazio in cui vivere e lavorare. “Il gap tra domanda di immobili di nuova generazione e l’offerta è la cifra distintiva che catalizzerà gli investitori del mercato corporate” .

Un quadro che si apre alla richiesta di servizi di progettazione integrata, rivolti spesso a rendere gli immobili più sostenibili ma che, comunque, vedranno intrecciarsi rapporti tra professionisti in arrivo da tante diverse parti del mondo.

 

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