I flussi di investimento nel comparto hospitality si distribuiscono in maniera più ampia, coinvolgendo anche capoluoghi e location secondarie, ma sta emergendo una crescente presenza degli investitori istituzionali nella proprietà delle strutture ricettive. Milano, in particolare, rappresenta un caso emblematico: qui il 17% delle camere degli hotel è detenuto da istituzionali, a conferma di come il settore stia evolvendo verso una dimensione più matura e strutturata, capace di attrarre operatori professionali e capitali di lungo periodo.
Questa la prima macro evidenza che emerge dall’analisi approfondita di Wcg. World capital group sul mercato immobiliare ricettivo, con un focus sulle 12 principali città italiane: Milano, Roma, Firenze, Venezia, Verona, Torino, Genova, Bologna, Napoli, Bari, Catania e Palermo
Guardando al quadro complessivo, l’Italia conta oggi più di 265.000 strutture ricettive, ma solo l’11% circa rientra nella categoria alberghiera. All’interno di questo segmento, il 12% degli alberghi si concentra nelle 12 big cities, ossia oltre 3.500 strutture. Nelle suddette location, dal 2018 al 2024 il settore ha mostrato una crescita costante, con un aumento del +14% nel numero di strutture, +15% nelle camere e +18% nei posti letto.
Strutture 5 stelle +48%
Oltre ai volumi, è cambiata anche la struttura qualitativa dell’offerta. A livello nazionale, negli ultimi sei anni, la crescita è stata trainata dagli alberghi di fascia medio-alta: le strutture a 5 stelle hanno registrato un incremento del +48% nel numero di hotel e del +32% nei posti letto, mentre le 4 stelle hanno segnato un aumento superiore al 10% sia nelle strutture che nelle camere. Al contrario, gli alberghi a 3 stelle risultano pressoché stabili, mentre le categorie più basse (1 e 2 stelle) evidenziano contrazioni significative, in alcuni casi superiori al 10%.
Il trend evidenzia una crescente attenzione verso il segmento luxury e upper upscale, particolarmente nelle grandi città, dove gli hotel a 5 stelle hanno toccato picchi di crescita del +75% per numero di strutture e oltre il 30% per le camere.
Sul fronte della proprietà, la maggioranza delle camere nelle Big Cities è detenuta da operatori (41%), seguiti da investitori (35%), istituzionali (7%), enti (5%), soggetti finanziati (4%) e persone fisiche (8%). Un quadro simile si riscontra guardando alle proprietà delle strutture, con le persone fisiche che in questo caso arrivano a rappresentare il 19%.
Le dinamiche locali offrono ulteriori spunti: Palermo guida per incidenza di operatori proprietari (51%), Bari per investitori (52%), mentre Catania primeggia per la quota di enti (7%), Bologna per le proprietà finanziate (12%) e Genova per la prevalenza delle persone fisiche (21%).
“Questi dati confermano come il comparto alberghiero nelle principali città italiane stia vivendo una fase di cambiamento strutturale, con una crescente diversificazione degli attori coinvolti e una differente distribuzione della proprietà – ha dichiarato Gabriele Fiumara, AssocRics senior Re consultant hospitality & operations di Wcg – È un segnale chiaro della crescente attrattività dell’hospitality per investitori e operatori, in un contesto di mercato in forte evoluzione.”