Vittoria: “Casa è dove splende l’amore per Dio”

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In un mondo che continua a perdere il senso del sacro e della spiritualità, dimostrandosi ogni giorno più materialista e lontano dai valori tradizionali, c’è anche chi porta avanti con la propria vita un messaggio controcorrente e rivoluzionario che affonda le radici nella Bibbia e nella parola di Gesù. Per le persone di fede, il Signore è presente in ogni aspetto della quotidianità e in moltissime manifestazioni: dalla preghiera prima dei pasti alla lettura dei testi sacri; dai rapporti con il prossimo alla relazione tra lavoro e tempo libero, e ancora dal modo di allevare gli animali o coltivare la terra fino al ruolo che uomo e donna devono osservare all’interno della famiglia. In tutto questo, ovviamente, anche la casa occupa un posto fondamentale, rappresentando il luogo per eccellenza dove risiedono la famiglia e la cristianità.

Ad approfondire alcuni di questi aspetti, con un focus sulla relazione tra essere umano, casa e Dio, è con Requadro Vittoria Pukall, 28 enne italo-americana insegnante di inglese, traduttrice, istruttrice di danza e maestra di yoga e fitness. Vittoria, per gli amici Tori, è cristiana evangelica e attualmente risiede a Blessano, in provincia di Udine, dove ha trasformato la sua grande casa in una sorta di tenuta per animali e in un luogo dove coltivare frutta e verdura, cucinare pietanze deliziose e produrre sapone, candele fatte a mano, tinture e bevande naturali.

Ripercorrere la storia di Vittoria e della sua famiglia, oltre che un’impresa storiografica, sarebbe molto interessante, soprattutto dal punto di vista abitativo. Il padre Brian, oggi in pensione, è stato infatti Ufficiale dell’Aeronautica americana e ha vissuto insieme alla moglie Alessandra e ai tre figli – Vittoria (nata a Udine), Camille (nata a Boston) e Nicholas (nato a Lakenheath) – in diverse città in America, Europa, Messico e Italia. Nell’intervista che segue, però, abbiamo scelto di affrontare unicamente le tematiche cristiane per proporre uno sguardo diverso e nuovo sul rapporto tra i giovani e la casa.

Domanda: Prima di entrare nel vivo degli argomenti, come ti sei avvicinata alla fede in Dio?
Risposta: Senza partire da troppo lontano, farei iniziare la mia storia spirituale durante il lockdown, quando chiusa in casa e con molto tempo a disposizione, mi sono addentrata in diverse pratiche orientali e new age come l’induismo, il buddhismo, l’astrologia, la stregoneria, la lettura dei tarocchi. È un mondo molto vasto, ma soffrivo perché non si esauriva mai, dovevo sempre fare qualcosa in più per trovare l’illuminazione, l’intuizione o il Nirvana. Era come trovarsi dentro una ruota, senza una fine. Durante questa mia ricerca, grazie a mio papa, mi sono avvicinata anche al cristianesimo e un giorno Gesù mi ha detto “Basta, tutto questo è finito”, come quando era sulla croce. L’incontro con Dio mi ha dato un sacco di pace, perché mi sono resa conto che altrove ci sono solo sprazzi di verità, mentre in Gesù risiede la Verità con la “v” maiuscola. Le altre culture non mi davano risposte complete, anzi, mi rendevano più ansiosa e triste perché non riuscivano a trasmettermi un significato. Ho iniziato a studiare la Bibbia perché ero curiosa, e conversavo molto con mio papà che era già credente ed era stato da poco ribattezzato. Avevamo visioni diverse in quel periodo, ma più ponderavo le sue risposte più ci trovavo un senso logico e un disegno dove tutto è collegato e connesso. Ho continuato a leggere e studiare, mi sono innamorata del Dio della Bibbia e mi sono resa conto che era l’unico vero Dio, da seguire in tutto e per tutto al meglio delle mie possibilità. Inoltre, ho trovato Gesù in un momento di grande sofferenza, quando mi stavo lasciando con il mio ragazzo ed ero in cerca di ulteriori risposte. Il 29 giugno di quest’anno, insieme a mio fratello Nicholas, per dare completezza al mio percorso, mi sono infine ribattezzata secondo il rito evangelico nelle Pozze Smeraldine a Tramonti di Sopra (PN).

D: Che cosa rappresenta la casa in ottica cristiana?
R: Quando penso alla casa, mi vengono in mente principalmente due versetti, che ben si collegano tra di loro. Il primo è tratto da Giosuè 24, 15: “Se vi dispiace di servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire: se gli dèi che i vostri padri servirono oltre il fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel paese dei quali abitate. Quanto a me e alla mia casa, vogliamo servire il Signore”.  Il secondo è il versetto iniziale del Salmo 127: “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori; se il Signore non protegge la città, invano vegliano le guardie”. In questi due passaggi io vedo le fondamenta di ogni casa cristiana, che devono essere in Dio. Giosuè, con le sue parole, ci dà la possibilità di scegliere: decidete voi chi volete servire, io in ogni caso servo il Signore. Se Dio non è alla base di ogni casa, tutto crolla, e la casa non è protetta né fisicamente né spiritualmente. Allo stesso modo, i membri di una famiglia devono creare delle basi solide in ogni tipo di relazione, oltre a quelle tra di loro (tra madre e figlio, tra marito e moglie o tra fratelli e sorelle), anche in quella con il Signore. Il Vangelo di Matteo, al capitolo 12 versetto 25, spiega molto bene questo concetto: “Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse loro: Ogni regno diviso contro se stesso va in rovina; e ogni città o casa divisa contro se stessa non potrà reggere”. Se c’è divisione, una casa non può mantenersi in piedi. E come puoi evitare la divisione? Credendo in Dio, in modo da porre gli stessi valori, primo fra tutti il perdono, al centro delle relazioni familiari, cercando di imitare la vita e gli insegnamenti di Gesù. E così ti fermi quando stai per essere scortese o per rispondere male a un tuo familiare, perdoni o chiedi scusa quando i tuoi istinti vorrebbero fare altro. In una casa cristiana, Dio è al centro di tutto.

D: Dio è al centro della casa anche per quanto riguarda altri aspetti della vita?
R: Certamente. Se prendiamo Proverbi 14:1, troviamo scritto: “La donna saggia costruisce la sua casa, ma la stolta l’abbatte con le proprie mani”. In Proverbi 24: 3-4, leggiamo invece: “La casa si edifica con la saggezza, e si rende stabile con la prudenza; mediante la conoscenza se ne riempiono le stanze di ogni specie di beni preziosi e gradevoli”. Questa saggezza viene da Proverbi 1, 7: “Il timore del Signore è il principio della scienza; gli stolti disprezzano la sapienza e l’istruzione”. Saggezza e conoscenza, secondo il punto di vista cristiano, vengono quindi soltanto dalla conoscenza del Signore e della sua legge. Se una donna, ma allo stesso modo un uomo, sono stolti perché privi della conoscenza di Dio, rischiano di distruggere la loro famiglia. Ecco perché bisognerebbe costantemente leggere e studiare la Bibbia. Se noi esseri umani, che siamo imperfetti, non facciamo pratica delle cose ce ne dimentichiamo in fretta. Il Libro del Deuteronomio è molto chiaro a riguardo: Dio ci chiede di parlare della Legge non perché siamo bravi cristiani se ripetiamo le scritture a pappagallo, ma affinché il nostro cuore sia edificato nell’amore e influenzato dalla misericordia del Signore. Così è scritto in Deuteronomio 6, 5-7: “Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai”. Quindi noi cristiani dobbiamo parlare di Dio quando siamo all’aperto, nelle strade della nostra città, e allo stesso modo quando siamo in casa, con i nostri cari. O in questa intervista! Se Dio è al centro delle conversazioni di una famiglia, una casa non sarà mai distrutta ma potrà vivere nella pace e nell’armonia, come è scritto in Proverbi 3, 33: “La maledizione dell’Eterno è nella casa dell’empio, ma egli benedice la dimora dei giusti”.

D: Parlando invece dei membri di una famiglia, che ruolo devono avere uomo e donna all’interno della casa?
R: In ottica cristiana, come Gesù è il capo della Chiesa, così l’uomo deve essere il capo della famiglia. Uomo che, ovviamente, deve essere soggetto a Dio, altrimenti diventa un tiranno. Tante persone interpretano questo discorso come maschilista, ma non è così, perché nelle Bibbia è l’uomo che deve rispondere a Dio. In Genesi 3:9, pur sapendo che è stata Eva a cibarsi del frutto, è ad Adamo che Dio domanda “Dove sei?”. E quindi è l’uomo che deve rispondere a Dio come capo della famiglia. Ci sono responsabilità e privilegi nel ricoprire tale ruolo, e ogni famiglia è diversa dalle altre, questo è chiaro, ma in generale l’uomo ha il dovere prendere l’iniziativa, avere la parola finale sulle decisioni più importanti e provvedere alla famiglia (“Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo, e capo di Cristo è Dio”, 1Corinzi 11,3).
La donna non è inferiore nel cristianesimo, come in molti sostengono, ha però un ruolo diverso. Se analizziamo Genesi 2: 18, notiamo che Dio si è reso subito conto che non andava bene che l’uomo fosse solo. La donna serve ad aiutare l’uomo e viceversa. Bisogna aiutarsi reciprocamente. Nel matrimonio, e questo è un aspetto fondamentale, uomo e donna perdono l’autorità singolare sul proprio corpo e diventano un solo corpo. Il corpo della donna diventa dell’uomo e viceversa. Si diventa una sola carne, come è scritto in Genesi 2, 24: “L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne”. Questo non significa che la famiglia d’origine (composta da madre, padre e fratelli) non sia più importante, ma adesso, dopo Dio, la persona più importante diventa il coniuge. È un nuovo ordine di priorità che è dato dal matrimonio.

D: Quali sono i versetti biblici che parlano del ruolo della donna a cui ti senti più legata?
R: Nella Bibbia, il centro delle attività della donna riguarda la cura e il mantenimento della casa. C’è un intero capitolo dedicato a questo, che amo tantissimo, e si trova in Proverbi 31, dal versetto 10 fino alla fine. È tutto incentrato sul suo ruolo all’interno della casa e della famiglia: la donna non deve mai far mancare una casa di provviste alimentari; “lavora gioiosa con le proprie mani”, nel senso che deve sempre dimostrarsi attiva e operosa (“non mangia il pane di pigrizia”); “si alza quando ancora è notte, distribuisce il cibo alla famiglia e il compito alle sue serve”, che significa, tradotto nei giorni nostri, che oltre a provvedere a tutti i componenti della famiglia, ha anche il compito di gestire le persone che sono pagate per aiutare in casa o in giardino. La donna valuta bene gli affari e fa in modo che la famiglia sia protetta nei momenti di difficoltà o nelle evenienze grazie alla forza del suo lavoro (“non teme la neve per la sua famiglia, perché tutta la sua famiglia è vestita di lana rossa”). Tutte queste cose rendono una donna virtuosa, il cui pregio, com’è scritto nel versetto 10, “sorpassa di molto quello delle perle”. Una donna, inoltre, per tornare al discorso su saggezza e conoscenza, “apre la bocca con saggezza” avendo “sulla lingua insegnamenti di bontà”: questo significa che deve studiare e conoscere la Parola del Signore per poterla trasmettere ai suoi figli ed essere un esempio di vita cristiana per chiunque la conosca, suscitando onore e rispetto nel proprio ambiente (“Suo marito è rispettato alle porte della città, quando si siede tra gli anziani del paese”). Prendiamo il versetto 25: “Forza e dignità sono il suo manto, e lei non teme l’avvenire”. Una donna cristiana non teme il futuro con le sue mille incertezze perché tanto sa che se osserva i comandamenti del Signore, il Signore sarà con lei.

D: E veniamo all’operosità, che è una delle cose che più mi colpisce di te. Sai fare un sacco di cose con le tue mani. Nel cortile allevi quattro caprette, hai galline che ti danno le uova, conigli, un cane e due gatti. Hai molte piante, coltivi frutta e verdura, produci sapone, marmellate, bevande e tinture a base di erbe naturali. Realizzi candele e altri piccoli oggetti di artigianato. Che cosa rappresenta per te questo stile di vita, che ormai hai scelto da diversi anni trasferendoti in aperta campagna dopo una vita passata in grandi città in giro per il mondo?
R: Credo che Dio mi stesse forgiando ancor prima di incontrarlo, perché ho trovato tante passioni anche nel mio passato. Oggi ho la conferma che erano tutte cose che mi avrebbero aiutato in futuro ad essere a disposizione dei miei vicini e della mia comunità. Il ruolo della donna è servire la sua famiglia, poi la sua comunità. Io ancora non ho marito e figli e vivo da sola. Mia sorella vive a mezz’ora da casa mia, mentre mamma, papà e mio fratello sono in America. La mia famiglia è anche la mia comunità. Il mio obiettivo è servire e aiutare le persone, e non un’azienda (peggio ancora se una multinazionale). Cerco di creare i miei prodotti e il mio cibo anche per portare guarigione agli altri. Dio ci fornisce un’infinità di cose in natura che non sono state manipolate, cose che con le mani possiamo trasformare per glorificarlo. Se il Signore ci benedice con delle cose, è nostro compito utilizzarle a servizio degli altri. Ed è importante, soprattutto oggi, cercare di essere autosufficienti. Non lo saremo mai, questo è molto difficile, ma è importante non dipendere troppo dal governo, che non serve Dio e nemmeno il popolo. Quindi se riesci a staccarti da queste dipendenze e avere un orto, degli animali, se impari a fare la lana e creare dei vestiti per l’inverno, un giorno potrai anche aiutare il prossimo. Il governo non è affidabile, se non è fondato su Dio e sull’uomo può diventare un tiranno, cosa che sta succedendo in modo evidente da molti anni. Se tu invece sai fare le cose manuali sei più libero, sei fuori da tutti gli schemi.
Nella Genesi, il Signore ci ha chiesto di essere guardiani del creato, di regnare su piante e animali. Con il lavoro della terra e del bestiame, mi sento tutti i giorni più vicina al disegno originario di Dio, e questo mi dà ulteriore soddisfazione. A fine giornata sento una stanchezza sana, non stressante come quella dei lavori d’ufficio. Dio, inoltre, attraverso una relazione quotidiana con la natura, ci mette in forte contatto con la vita e la morte: il raccolto può fallire, gli animali possono ammalarsi e morire. In questo tipo di vita mi accorgo quanto tutto dipenda da Dio: la pioggia, la salute degli animali, il successo di un raccolto. E do molto più valore alla vita. Se devi uccidere un tuo animale per cibarti, che hai nutrito e allevato per tanto tempo, l’atto di cibarsi di carne assume molto più valore rispetto al consumo di carne comprata al supermercato, che trovi già impacchettata non essendo a conoscenza di nessuna fase del processo alimentare. C’è un motivo per cui Dio ha voluto questo mondo per noi uomini. Quando invece ci allontaniamo da questo modo di essere, arcaico e istintivo, iniziamo a dare molto più per scontato il mistero della vita, delle piante e degli animali. Ed è una cosa triste.

D: Per il tuo futuro, invece, abitativo e non, che cosa sogni?
R: Sinceramente spero di continuare a vivere in questa casa che ho comprato, sistemando alcune parti esterne, le vecchie stalle, le camere. È una casa bellissima ma anche vecchia e che necessita di lavoro e manutenzione.  Mi piace molto vivere in campagna qui in Friuli, perché posso condurre questo stile di vita senza troppi problemi. In città non sarebbe possibile.
Il futuro più lontano invece non lo posso prevedere, ma se dovessi trasferirmi o cambiare casa, vorrei continuare a vivere in una casa come questa, in cui portare avanti quello che ho già iniziato, magari anche più in grande. Una prerogativa fondamentale sarà vivere con un marito che creda in Dio come me e con cui posso vivere e lavorare per servire la mia futura famiglia e la nostra comunità. Possibilmente mi piacerebbe avere tanti figli da crescere nei valori cristiani e ai quali trasmettere la mia passione per gli animali, la terra e l’artigianato. Sogno una casa che serva il Signore e il prossimo e che faccia splendere il mio amore per Dio in ogni suo angolo.

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