Per la prima volta nella storia, i Castelli di Cannero, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, al confine con la Svizzera, aprono al pubblico dopo un imponente restauro durato alcuni anni. L’intervento, voluto dalla famiglia Borromeo, ha completamente recuperato la fortezza lacustre del Quattrocento, in cui rivive anche uno spaccato della storia del territorio e di importanti vicende nazionali.
Situati su due suggestivi isolotti rocciosi al largo della costa nord del lago, gli antichi complessi fortificati, che includono la rocca principale e l’edificio delle prigioni, rinascono come “museo di sé stessi”. L’approccio al restauro, curato dallo Studio Simonetti Architettura di Torino, con il progetto di strutture, impianti, coordinamento sicurezza e direzione lavori generale curato da BMS Progetti Milano di Aldo Bottini con Alberto Gentina, è stato guidato dal rispetto profondo della rovina e dell’identità storica del sito, evitando ogni forma di ricostruzione che avrebbe alterato l’autenticità delle strutture.
“Il progetto di restauro – illustra il progettista – è partito da questa considerazione: preservare l’immagine della fortezza sia materiale sia immateriale. Una testimonianza costruita che si colloca sul confine tra l’azione del tempo e la ricerca di immortalità della materia. Questo equilibrio ha condizionato le basi teoriche del progetto. Le azioni conservative hanno escluso ogni forma di ricostruzione che avrebbe generato un falso privando l’opera della sua dimensione storica”.
Tutti i collegamenti verticali sono stati demandati ad una struttura di nuova realizzazione adiacente al mastio per evitare trasformazioni radicali agli edifici esistenti. L’area individuata è strategica per raggiungere tutte le zone della fortezza e ridurre l’impatto delle nuove strutture sul costruito e sul paesaggio.
Nel progettare i nuovi volumi del percorso di visita: accoglienza con bookshop, servizi, locali tecnici, è stata posta particolare attenzione alla tipologia strutturale e alle finiture. I nuovi elementi architettonici sono stati pensati come temporanei, smontabili e appoggiati alle strutture esistenti. Le finiture in legno di larice, esposte agli agenti atmosferici, assumono toni di grigio simili al materiale lapideo della fortezza, riducendone l’impatto visivo.
E oggi, quello che per cinquecento anni fu un luogo inavvicinabile diventa un museo in cui ripercorrere, attraverso la tecnologia, le vicende storiche di una rocca teatro di intricate vicende: con “Cannero Walking Tales”, progetto di Dotdotdot a supporto del restauro conservativo, ci si immerge in un percorso esperienziale dal carattere narrativo che nasce da una ricerca pluriennale sulle potenzialità della tecnologia per integrare contenuti narrativi in modo leggero, sottile e non invasivo tra storia, architettura e paesaggio.