S&P: le reti idriche italiane e spagnole hanno sete di investimenti

Data:

Spagna e Italia stanno affrontando una crescente domanda idrica, mentre la disponibilità è irregolare e soggetta a precipitazioni variabili e siccità frequenti. Garantire un accesso costante a quantità sufficienti d’acqua sarà sempre più cruciale per sostenere l’attività economica, in particolare il turismo, motore fondamentale di crescita.

Lo riporta S&P in un’analisi che si sofferma sul ruolo dello stress idrico, perché Spagna e Italia stanno vivendo una crescente volatilità idrologica, con siccità che mettono sotto pressione il sistema idrico, specialmente in aree con forte crescita demografica e intensa attività economica.

Nel 2022, l’Italia ha registrato l’anno più secco dal 1800, con una riduzione del 30% delle precipitazioni. Nel 2023, anche i livelli di neve sulle Alpi e sugli Appennini erano inferiori alla media, con una riduzione del 64% dello snow water equivalent a febbraio 2024 rispetto all’anno precedente. Studi accademici indicano un calo a lungo termine della neve sulle Alpi italiane.

Contemporaneamente, sia in Spagna che in Italia ci sono stati episodi di piogge intense. A marzo 2025 la Spagna ha visto precipitazioni record, che hanno permesso di ricostituire le riserve idriche. Tuttavia, la siccità resta una minaccia nel medio-lungo periodo, soprattutto con l’aumento di popolazione e turisti.

Secondo l’analisi di S&P, le regioni settentrionali vicine alle Alpi (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia) godono di uno stress idrico relativamente basso grazie alle abbondanti nevicate invernali che alimentano bacini e laghi.

Tuttavia, il quadro è più sfumato. Veneto e Lombardia, pur avendo buona disponibilità, registrano un’elevata intensità d’uso dell’acqua per via dell’attività industriale e agricola. Trentino e Valle d’Aosta presentano invece alti consumi domestici.

Le infrastrutture idriche al nord sono generalmente buone in termini di perdite. Ma nemmeno queste aree sono del tutto al sicuro: i cambiamenti climatici potrebbero rendere più frequenti i periodi di scarsità, come avvenuto nell’estate 2022. Questo rafforza l’importanza degli investimenti proattivi, anche se meno urgenti rispetto al sud.

L’agricoltura nel nord dipende fortemente dalla pioggia estiva. Nonostante le risorse abbondanti, la capacità di trattenere e raccogliere acqua è inferiore agli standard delle aree agricole leader in Europa, rivelando una vulnerabilità critica.

Secondo l’analisi, lo stoccaggio è inadeguato, soprattutto nel sud.Alcune regioni italiane ricevono abbondanti precipitazioni ma trattengono solo l’11% dell’acqua per consumo a causa della scarsa infrastruttura di stoccaggio.

Una rete idrica datata

Il 60% ha oltre 30 anni, il 25% oltre 50. Nel 2022, il 42% dell’acqua estratta è andata persa nella distribuzione, collocando l’Italia tra i peggiori in Europa per dispersione, malgrado la relativa scarsità della risorsa.

Le regioni meridionali, le più colpite dallo stress idrico, registrano anche le maggiori perdite. In Sardegna, Molise e Sicilia si perde oltre la metà dell’acqua, in Basilicata e Abruzzo oltre il 60%. Le prospettive per il Sud sono particolarmente preoccupanti.

Un fattore chiave di questa disparità è la struttura di gestione. Al nord, la distribuzione è più centralizzata e spesso affidata a operatori privati, con economie di scala, maggiore capacità di investimento ed efficienza. Al contrario, il sud opera con un sistema frammentato e localizzato. Autorità locali e piccoli comuni gestiscono autonomamente e investono meno rispetto a soggetti centralizzati.

Queste inefficienze si traducono in costi più alti per i consumatori, poiché gli operatori locali, spesso piccoli, sostengono costi aggiuntivi per il mantenimento delle reti senza beneficiare di economie di scala.

Livelli di investimento variabili Nel 2022, la bolletta media annua per una famiglia italiana che consuma 192 metri cubi d’acqua era di 487 euro. Ma le differenze regionali sono notevoli: si va da 115 euro annui nella città di Milano a 330 euro in media in Puglia. Le differenze riflettono efficienza operativa e livelli di investimento nelle infrastrutture.

Nel sud, l’investimento pro capite è molto più basso rispetto al nord. Sebbene negli ultimi anni gli investimenti siano aumentati, restano significative lacune, specialmente dove il bisogno infrastrutturale è alto e il settore idrico è frammentato.

Detto ciò, secondo S&P gli investimenti nel settore idrico italiano sono in crescita costante da un decennio, anche grazie agli incentivi dell’autorità regolatoria Arera. Le aziende più grandi spendono di più grazie a economie di scala e accesso ai mercati dei capitali. Nel 2022, si è investito circa 64 euro pro capite, più del doppio rispetto ai 31 euro del 2012. S&P crede che questa cifra possa aumentare ancora e che investire nell’acqua è una maratona, non uno sprint, perché la crescente scarsità idrica in Italia e Spagna rappresenta una sfida importante per tutti i livelli di governo.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Ultimi articoli

Related articles

Ddl Concorrenza (Fiaip – Fimaa-Anama): “Priorità è formazione continua obbligatoria per gli agenti immobiliari”

Presso il Mimit – Ministero delle Imprese e del Made in Italy i rappresentanti della Consulta interassociativa nazionale...

Progetto Cmr firma il nuovo camping Pappasole nella Costa degli Etruschi

Progetto Cmr, società di progettazione integrata che fa capo alla holding Progetto Cmr International, firma il progetto di riqualificazione...

Bankitalia: costruzioni e immobiliare in espansione in Lombardia nel 2024

Nel 2024 l'economia della Lombardia ha continuato a crescere, seppure in misura contenuta. Le stime dei previsori indicano...

L’Istat stima l’inflazione al 2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026

L’Istat definisce, per gli anni 2021-2024, gli scostamenti tra realizzazione e previsione dell’inflazione misurata dall’indice Ipca al netto...