Rsa: la sostenibilità al centro del dibattito

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Che le residenze sanitarie assistenziali siano ormai sotto la lente di investitori e sviluppatori immobiliari questa è cosa nota, se non altro anche con riferimento a esigenze di diversificazione degli asset in portafoglio.

Ciò che forse è un po’ meno chiara è la tendenza attuale del dibattito sulle Rsa, soprattutto in merito all’inquadramento dei rapporti con il sistema di welfare del nostro Paese. E’ infatti la sostenibilità dei meccanismi di accesso che interessa maggiormente gli operatori, oltre a tutto il contorno normativo e autorizzativo che talune volte parrebbe dirimente rispetto all’operatività stessa delle strutture.

Ma andiamo per ordine e per chiarirci meglio le idee abbiamo raccolto il parere di un esperto, Monica Colombera, avvocato dello studio legale Legance alla quale abbiamo chiesto un’opinione sia riguardo all’attuale cornice normativa sia in merito appunto all’integrazione delle Rsa nel contesto di welfare pubblico.

Riguardo alla prima questione, l’avvocato non ha dubbi: “Dal punto di vista squisitamente autorizzatorio è chiaro, e giustificato, che l’inquadramento delle competenze sia su scala regionale“. Poi purtroppo, aggiungiamo noi, sarebbe auspicabile che standard qualitativi e modalità di accesso fossero armonizzati da nord a sud, e questo sappiamo essere, almeno allo stato di fatto, un problema in un Paese quale il nostro, da sempre attanagliato nella morsa delle inefficienze dei sistemi assistenziali soprattutto nel meridione d’Italia.

Diversa è invece la questione più generale riguardante la sostenibilità dei meccanismi di accesso alle strutture. C’è certamente un tema di sostegno e partecipazione ai costi ed è fortemente correlato alla sua sostenibilità economica da parte del soggetto pubblico. Una risposta in tal senso, come anche sottolineato dall’avvocato Colombera, “potrebbe arrivare dai Ppi (Public procurement of innovative solutions) con acquirenti pubblici che agiscono sul mercato come “early adopter” di soluzioni innovative non ancora commercializzate su larga scala”. L’acquisto dovrà interessare un numero elevato di soggetti tale da indurre una produzione idonea al raggiungimento di prezzi e standard di qualità tali da consentire l’adozione della soluzione prescelta su larga scala.

Certo si tratterebbe per il nostro Paese di “farsi promotore di un sistema ancora poco utilizzato, ma in grado di generare scenari virtuosi, laddove l’operatore pubblico voglia offrire assistenza diffusa, ma sia costretto a fare i conti con disponibilità di cassa sempre meno adeguate a garantire efficienti sistemi di welfare”.

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