Dopo oltre due anni di predominio del tasso fisso, tornano a essere più convenienti le soluzioni di mutui a tasso variabile. L’evidenza è frutto dell’analisi di Telemutuo.
“Come avevamo già anticipato ad aprile e confermato a giugno” afferma l’ad di TeleMutuo Andrea Pennato “la nuova fase dei tassi segna una riapertura del confronto tra fisso e variabile, con quest’ultimo che torna protagonista dopo un lungo periodo di marginalità. Gli ultimi dati confermano il divario: tasso fisso medio al 3,19%, variabile puro al 2,30%, variabile con cap al 2,73%” conclude Pennato.
Sia sul piano dei 15 che dei 30 anni, il risparmio attuale tra tasso fisso e variabile è significativo. Si tratta di uno scenario concreto, con dati reali, che non si vedeva da diversi anni. Il confronto mostra come oggi il tasso variabile risulti più conveniente, grazie a rate più leggere e a un risparmio complessivo rilevante; il tasso fisso, invece, è più oneroso ma garantisce stabilità e protezione dalle fluttuazioni future, risultando più adatto a chi privilegia la sicurezza, mentre il variabile si conferma la scelta ideale per chi accetta una maggiore esposizione al rischio in cambio di un costo iniziale più basso.
Il movimento riflette l’azione della Banca centrale europea, che ha avviato un ciclo di riduzione del costo del denaro per sostenere la ripresa. La discesa dell’Euribor sta rendendo nuovamente competitivi i mutui indicizzati, soprattutto quelli a tasso variabile puro. Parallelamente, i tassi fissi – ancorati all’Irs – restano più rigidi, risentendo delle aspettative inflazionistiche di medio periodo.
In questo contesto, il variabile torna appetibile per chi dispone di una buona capacità di rimborso e di margine finanziario, mentre la versione con cap rappresenta una soluzione intermedia: tutela da rialzi eccessivi, senza rinunciare ai benefici del calo dei tassi. Il fisso, invece, conserva la sua funzione di copertura per chi privilegia la stabilità dei costi nel lungo termine.
Un ruolo rilevante arriva anche dalla Legge di Bilancio 2025, che ha prorogato fino al 31 dicembre 2027 la disciplina del Fondo di garanzia per la prima casa. La misura consente di coprire fino all’80% del finanziamento per giovani under 36, famiglie numerose e categorie con ISEE contenuto, rafforzando l’accesso al credito in un momento di ricalibramento del mercato.
Gli operatori del settore monitorano con attenzione l’evoluzione delle decisioni Bce e l’eventuale impatto delle politiche fiscali sui futuri costi di finanziamento.