Nel primo trimestre del 2025 l’hospitality si è presa una bella fetta della torta: 23,6% degli investimenti fatti, che in totale hanno raggiunto i 2,7 miliardi di euro (Wcg).
Secondo Savills, il settore hotels & hospitality ha visto quasi triplicare i volumi rispetto al primo trimestre 2024, portandosi a 600 milioni di euro, valore che sale a 670 milioni considerando anche le riconversioni, in particolare, office, living e special purpose a quella alberghiera.
La geografia non cambia rispetto agli anni scorsi, con Roma e Milano che ospitano i deal più corposi, assieme ad alcune località iper turistiche come Capri e la Costa Smeralda.
Savills sottolinea che le buone performance dell’hospitality di inizio anno sono la scia di un 2024 che si è chiuso bene, a quota oltre 1,8 miliardi di euro con un aumento di circa 700 milioni di euro rispetto al 2023. Nel biennio 2023-2024 il settore ha totalizzato 2,9 miliardi di euro.
Gioca a favore la politica espansiva delle catene alberghiere, come la recente l’acquisizione di Starhotels dell’Hermitage a Forte dei Marmi, l’inaugurazione dell’Hotel Bellevue Cortina d’Ampezzo, primo albergo del marchio Emblems Collection in Italia, il Six Senses a Milano, il The Hoxton a Firenze e il primo Nobu hotel italiano che approda a Roma in via Veneto.
A Roma la pipeline vede anche The palace company protagonista con l’apertura di un nuovo Baglioni hotels & resort nato dall’acquisizione delle quote del fondo Comet (Kryalos).
Che la presenza delle grandi catene alberghiere fosse sparuta in Italia è cosa nota e le nuove aperture, con relativi deal, hanno quindi dato linfa a un’hospitality che ha ben chiuso il trimestre.
Del resto, l’Italia, insieme alla penisola iberica e alla Francia sono tra le destinazioni predilette per gli investimenti alberghieri anche secondo la quarta edizione del rapporto annuale Hotel Investor Compass di Cushman & Wakefield, che ha inserito Roma tra le mete più attrattive in assoluto.
Secondo l’indagine, il 70% degli investitori in hospitality prevedeva un aumento dei prezzi degli hotel nel 2025, grazie alla riduzione del costo del capitale, alle crescenti performance alberghiere e alla domanda in aumento da parte degli investitori in un contesto di scarsità di prodotto.
Francesco Calia, head of hospitality Italy di Cushman & Wakefield, aveva sottolineato che le operazioni in due diligence avevano un valore complessivo di ulteriori 2 miliardi di euro e la maggior parte di questo capitale era destinato ad asset value add e si concentrava nelle principali città e destinazioni turistiche del Paese. Tra le più ricercate Roma e Milano, insieme a i laghi principali, Taormina e la Costa sarda orientale, mentre Napoli e Palermo stavano emergendo come nuovi mercati di interesse, grazie alla capacità di registrare performance primarie per gli hotel nelle due città.
Location prime, lusso e scarsa offerta sono quindi gli ingredienti che posso portare l’hospitality a chiudere un 2025 brillante, dove la fiducia nel settore è confermata dal calo del rendimento medio richiesto dagli investitori sugli investimenti alberghieri, sceso di due punti percentuali al 13,6%, che dovrebbe sostenere la crescita del valore degli hotel.
Ma il turismo…
I dati del turismo pasquale finora non sono confortanti, con un’occupazione delle stanze di poco più del 50%. Il meteo non ha aiutato, così come non sta aiutando l’incertezza economica negli States, il potere di acquisto degli europei che si sta affievolendo (soprattutto in Germania), per non parlare di quello italiano che spinge i connazionali verso altre mete e verso altre strutture.
Non se la passano bene neanche gli affitti brevi, che sembrano avere perso l’appeal degli ultimi anni e che si stanno muovendo tra leggi poco chiare, tanto che anche Confindustria alberghi è scesa in campo dopo la sentenza di Sirmione, ribadendo la necessità di una legislatura chiara in materia.
“La decisione del Consiglio di Stato in materia di affitti brevi conferma la necessità, oggi più che mai, di affrontare il tema con uno sguardo d’insieme e strumenti normativi adeguati. Il fenomeno delle locazioni turistiche, in costante espansione, ha un impatto diretto sul tessuto sociale delle nostre città e non può continuare a svilupparsi in modo incontrollato”, aveva dichiarato Elisabetta Fabri, presidente di Confindustria Alberghi”.
Le strutture e le gestioni sono in espansione, ma vale lo stesso per chi le alimenta? Finora i dati sull’occupazione delle camere non sono da pienone, eppure l’hospitality si sta mostrando attiva, le catene stanno avanzando in Italia e gli affitti brevi sono in un contesto di equilibrio dopo anni di boom.
L’offerta dell’hotellerie guarda soprattutto agli stranieri, che forse stanno perdendo di potere di acquisto, come è successo da un po’ per gli italiani.
Perciò, bisognerà probabilmente attendere almeno il post estate per capire se il turismo estero e interno saprà rispondere alle aspettative degli investimenti fatti in hospitality nel bel paese.