Marcello: “Il mio cuore è tra Milano e Verona”

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Nella vita c’è chi sceglie di restare nella propria città natale, legato a famiglia, luoghi e ricordi, e c’è chi invece se ne va per sempre, alla scoperta di nuovi lidi, esperienze e persone. Poi però c’è chi complica gli eventi e sceglie tutte e due le cose insieme, come Marcello Brentarolli, avvocato del Foro di Milano, titolare dello Studio Legale Brentarolli con sede a Verona e Milano, e dottorando presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con lavoro di ricerca in materia di Analisi Economica del Diritto. Il suo, come è facile intuire, è un cuore che abbraccia due luoghi e due destinazioni: Verona, la città d’origine, e Milano, la meta incontrata negli anni dell’università. Ma quali sono state e quali saranno le case della vita di Marcello? E soprattutto, come riusciranno a connettersi con una personalità così dinamica e nel pieno della carriera?

Domanda: Quando senti la parola casa a che cosa pensi?
Risposta: Quando penso alla parola casa, penso subito al calore del focolare domestico, al concetto di famiglia e a tutto ciò che ne consegue. Per me la casa è il luogo dove ci si può svestire dell’abito che si indossa nella società per essere realmente se stessi. Casa è sinonimo di autenticità e sicurezza, il posto dove potersi concentrare sulla propria identità e togliere le maschere che il sistema ci impone di tenere.

D: Considerando i luoghi in cui hai vissuto, quali sono le case che più ti hanno emozionato, le più importanti?
R: Sicuramente la casa in cui sono cresciuto a Verona con i miei fratelli e i miei genitori. Questa è la prima casa che mi viene in mente, ed è il focolare, il luogo degli affetti. È una casa grande, che fa parte di un complesso in cui al piano di sotto abitavano i nonni e al nostro fianco lo zio, quindi si inserisce in un contesto più ampio dove viveva tutta la mia famiglia. Ancora adesso ci abitano i miei genitori e quando sono a Verona anch’io risiedo qui. È una casa molto bella che si trova nel centro storico. La seconda casa a cui sono legato è quella del periodo universitario a Milano, dove sono cresciuto soprattutto per la mia identità e dove ho coltivato i rapporti più importanti. E adesso ti direi la mia casa attuale di Milano, che per me rappresenta la massima espressione di autonomia e indipendenza.

D: Attualmente quali sono le case in cui vivi?
R: In questi anni vivo in virtù della mia professione di avvocato, che esercito sia a Verona sia a Milano. A Milano vivo in un bilocale mansardato in zona Ticinese. È un immobile funzionale, con spazi ridotti al minimo, ma razionalizzati. Adatto a chi fa una vita dedicata prevalentemente al lavoro e al life style milanese, una vita frenetica e sempre in movimento. E quindi questa casa è più un pied-à-terre che uno spazio ricreativo, funzionale alla mia vita, che è simile a quella di tanti giovani professionisti. La casa di Verona, come già accennato, è invece una casa molto grande, forse fin troppo rispetto alle mie necessità. È una casa moderna, luminosa e con all’interno molta bellezza, perché i miei sono appassionati di arte e arredamento. Per la mia famiglia la casa è sempre stata come una tela da dipingere, in cui dare spazio alla cultura, alla sensibilità estetica e alla creatività. Oltre a questo, casa mia è sempre stata un porto di mare. I miei genitori ci sono sempre stati per accogliere e ospitare gli amici miei e dei miei fratelli. Avendo spazi ampi, si prestava benissimo a questo genere di cose. È una casa a due piani. E nell’ultimo, un piano mansardato, io e i miei fratelli abbiamo costruito una specie di playroom con computer e playstation, ma soprattutto una piccola sala prove con tanto di batteria e amplificatori per chitarre e bassi. Per queste ragioni, casa mia è sempre stata un riferimento, non solo per me ma anche per tutti i miei amici: per gli spazi, l’accoglienza dei miei genitori, la posizione (si trova in centro storico), la possibilità di suonare, giocare alla playstation e stare insieme. A casa mia abbiamo dato vita a jam session infinite, abbiamo creato musica con il computer e realizzato diversi cortometraggi. Quindi per me la casa di Verona è anche un luogo fondamentale di espressione artistica e musicale. Ho tantissimi bei ricordi legati a questo posto, che ha una natura spontanea e sempre aperta all’incontro di persone ed espressioni.

D: Ci sono altre case a cui ti senti legato?
R: Ce ne sono due in particolare. La prima è la casa di famiglia di un mio caro amico, una villa veneta in Valpantena. È una villa di due piani con una bellissima tenuta verde dove ci sono orti, vigne, una piscina e campi da beach volley. In questa casa abbiamo passato le migliori estati durante le superiori. È stata lo sfondo delle prime feste, i primi amori e le prime serate in compagnia. È una villa stupenda, tra l’altro, piena di affreschi e di grande pregio architettonico, ma all’epoca non ci concentravamo così tanto sulla bellezza del luogo. Per noi quella casa ero lo spazio delle esperienze: nel campo delle amicizie, degli amori, dei primi scambi di opinioni e delle diverse vedute sulla vita. E il bello è che ancora oggi è così. Questa casa è un punto di ritrovo incredibile, tanto che ogni estate, nonostante abbiamo tutti più o meno 30 anni, riusciamo a ritagliarci una data per ritrovarci tutti insieme e dare vita a una grande festa. Le nostre esperienze di vita in questo luogo si intrecciano in modo molto forte. Questa casa è il fil rouge che mi collega con moltissime persone, è lo sfondo costante del percorso individuale di ognuno di noi. La seconda casa di un amico a cui mi sento particolarmente legato si trova a Verona in pieno centro storico, nei pressi di Piazza delle Erbe. Anche questa è una casa bellissima. Tutti gli esami più importanti dell’università e anche l’esame per diventare avvocato li ho studiati qui, in un luogo determinante per la mia crescita intellettuale e culturale. Oltre al forte rapporto che negli anni ho costruito con il mio amico, questa casa è stata importante perché suo padre è un grande avvocato. Quindi a cena, quando ero ospite da loro, parlavo spesso con lui di argomenti legati al nostro mondo. Ho assorbito moltissimo qui dentro, sia come persona sia come professionista.

D: Milano e Verona. Quali sono le differenze più grandi tra le due città?
R: Purtroppo Milano oggi non è una più una città per tutti. E uno dei problemi più grandi è rappresentato dalla casa, sia per la difficoltà di trovare un alloggio sia per i prezzi spesso insostenibili. Per me sono due le soluzioni. La prima è che il giovane abbia un reddito tale da potersi permettere una casa in affitto in piena autonomia. Ma la triste verità è che la media dei giovani non riceve uno stipendio adeguato. La seconda è optare per case condivise con amici e/o fidanzate, ma come è facile intuire non sempre è il massimo della scelta. A Milano ci sono tantissime persone sopra i trent’anni costrette a vivere in camere singole o doppie anche con sconosciuti. Per non parlare dei giovani che si fanno aiutare economicamente dalla famiglia anche terminati gli studi, talvolta fino ai quarant’anni. Sono problemi enormi, una tragedia. A Verona invece il mercato è sicuramente più sostenibile, ma comunque non semplicissimo. A livello esperienziale, ad ogni modo, le soluzioni abitative delle due città sono diverse perché è diverso lo stile di vita. Milano è una città votata al lavoro, al networking, al vivere esperienze all’esterno del focolare domestico. Quindi, soprattutto per i giovani, la casa è fondamentalmente una soluzione per dormire. È un luogo dove vivere poche ore e, per lo più, durante la notte. A Verona invece la casa è un centro di aggregazione, dove le persone si incontrano e vivono la socialità spesso in alternativa al bar. In base alla mia esperienza, posso inoltre aggiungere che mentre la vita sociale dei veronesi si concentra nel centro storico, Milano vive in tutti i suoi quartieri. Io che non ero abituato alla vita di quartiere l’ho scoperta quando mi sono trasferito. Ticinese è un bellissimo quartiere, e la maggior parte dei miei amici di Milano vive qui. Quindi nonostante Milano sia molto più grande di Verona, incontro spesso persone che conosco, perché la casa va oltre i suoi confini e abbraccia intere porzioni di città. Secondo me, questo elemento a Milano è molto accentuato.

D: Come immagini la tua casa del futuro?
R: Per il medio-lungo termine, mi piacerebbe mantenere questa vita ibrida tra Milano e Verona considerato che la mia attività professionale si concentra attualmente in entrambe le città, e quindi non penso a una casa, ma a più case, preservando la linea mantenuta fino a questo momento. A Milano continuerò a optare per una casa comoda, in una zona ben servita dai mezzi e funzionale alle mie necessità professionali e sociali. Per quanto riguarda Verona, per la mia casa del futuro sogno un vero e proprio focolare domestico, simile a quello che hanno costruito i miei genitori, al cui interno voglio portare la mia parte più personale, emotiva ed espressiva. In entrambe le case non potranno mancare strumenti musicali, tecnologica intesa come domotica, e soprattutto silenzio. Mi piace dormire nel silenzio. Infine, avendo avuto la fortuna di crescere in una casa piena di libri, anche per le mie case del futuro sogno grandi librerie e spazi riempiti da libri. Avendo un colpo d’occhio costante sui libri hai infatti la straordinaria possibilità di rivivere ricordi e letture del passato così come di approfondire storie, racconti e argomenti di cultura.

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