giovedì, Ottobre 30, 2025

“Occorrono strumenti efficienti per trasformare i capitali privati in progetti di housing accessibile”

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Si alternano le indiscrezioni sulla manovra di bilancio 2026 con alcuni piccoli colpi di scena che interessano anche il mondo dell’immobiliare. Le restrizioni erano nell’aria, tanto che i bonus edilizi dovevano scendere al 36% per tutti gli immobili, ma probabilmente la detrazione si assesterà al 50% per la prima casa e al 36% per gli altri immobili.

>Confermato il bonus mobili con la consueta detrazione del 50% su una spesa di 5.000 euro, e confermato anche il Conto Termico 3.0, che dovrebbe partire comunque a Natale e quindi rientrare nell’anno precedente.La detrazione seguirà il principio di cassa, ovvero le aliquote relative all’anno in cui sono state sostenute le spese effettive.

È poi prevista una stretta fiscale per gli affitti brevi, con aumento dal 21% al 26% della cedolare secca, aspetto che ha fatto alzare la voce a molte associazioni, tanto che sembra che l’aliquota resterà al 21% ma solo per chi gestisce direttamente la propria abitazione. Una minoranza, abbastanza assoluta, perché secondo i dati Aigab, Associazione italiana gestori affitti brevi: solo l’1,4% dei proprietari affitta senza intermediari.

Si va quindi all’Isee, l’indicatore che serve a determinare l’accesso ai bonus e alle agevolazioni. Pare che dal 2026 l’abitazione principale non sarà più considerata, entro un valore di  91.500 euro. Al via quindi un intervento che punta a favorire le famiglie proprietarie di casa con redditi medio-bassi, nell’accesso ai sussidi e alle prestazioni sociali.

La manovra prevede quindi interventi tra cui il Piano Casa Italia, per rilanciare l’edilizia sociale e migliorare l’efficienza energetica degli immobili pubblici e privati. I fondi dovrebbero esserci, perché il ministro dell’economia Giorgetti ha recentemente dichiarato che per il Piano Casa ci sono risorse sia sul fondo clima sia sul fondo sviluppo e coesione che possono essere utilizzate già dal 2026.

Che i fondi ci siano fa piacere, ma non ci sono ancora notizie sui contenuti di un piano che, sulla carta, dovrebbe aiutare a risolvere il problema dei pochi alloggi disponibili e, soprattutto, quello delle famiglie che hanno bisogno di affitti a prezzi calmierati.

“Per rispondere anche alla grande sfida dell’affordable housing e alla carenza di offerta abitativa su tutto il territorio nazionale è essenziale rendere il settore immobiliare attrattivo per il mercato dei capitali”, ha commentato a margine dell’Assemblea il Presidente di Confindustria Assoimmobiliare Davide Albertini Petroni. 

L’associazione ha presentato proposte decise, definendo il settore immobiliare come leva sociale e competitiva, e ha indicato strumenti concreti per trasformare questa visione in azione. 

Assoimmobiliare chiede che  vengano armonizzate le regole di costituzione dei veicoli di cartolarizzazione, eliminando le disparità rispetto ad altri strumenti d’investimento e che il trattamento fiscale sugli strumenti quotati che intervengono in Italia si allinei al regime previsto per le Siiq, così da aumentare capitalizzazione, liquidità e attrattività del mercato.

Le richieste abbracciano quindi i fondi, perché l’associazione chiede che il principio della segregazione patrimoniale dei fondi di investimento venga confermato anche nelle fasi parlamentari e attuative, per offrire agli operatori un quadro stabile, chiaro e coerente, capace di rafforzare la fiducia e attrarre nuovi capitali nel Paese.

E, ancora, in merito ai fondi di investimento, che venga aggiornato il regime di trasparenza fiscale, eliminando la tassazione aggiuntiva, per partecipazioni oltre il 5% nei casi in cui vi siano garanzie di pluralità e trasparenza, mobilitando capitali privati e favorendo nuovi investimenti strategici senza oneri per lo Stato.

Lato prettamente residenziale, Assoimmobiliare chiede che venga riconosciuto agli immobili abitativi concessi in locazione da parte di investitori professionali il carattere di bene strumentale, consentendo la deducibilità dei costi e la coerenza tra base imponibile e risultati economici effettivi, così da favorire nuovi investimenti privati e pubblici nella locazione residenziale.

Inoltre,  che il regime Iva applicabile agli immobili abitativi venga riformato, consentendo l’opzione per l’imponibilità sulle cessioni e locazioni da parte di operatori professionali introducendo un’aliquota agevolata per i locatari, così da creare un contesto competitivo e attrattivo per nuovi investimenti e ampliare in modo stabile e sostenibile l’offerta abitativa in locazione a prezzi accessibili. 

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