Le tre X della sostenibilità abitativa: mutui, incentivi e potere d’acquisto

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Esattamente dieci anni fa, nel 2015,  immobiliare.it aveva pubblicato uno studio dove profetizzava che nel 2025 il 24% delle case italiane sarebbe stato efficiente. Il presente sembra dargli ragione, visto che se il 67% delle case che si trovano nel paese è inefficiente (in classe E,F,G) il 33% è quindi efficiente  (B,A) o perlomeno in classi non così pessime (D e C).

Più attuale l’analisi Nomisma (dati di una ricerca commissionata da Rockwool), che ha stimato al 54% le case con le performance energetiche peggiori (F e G) sul totale delle abitazioni italiane.

Secondo l’analisi, però, oltre la metà dell’obiettivo fissato dalla direttiva Case green dell’Unione Europea per il settore residenziale (16%) sarebbe già stato conseguito grazie agli interventi di riqualificazione energetica favoriti dagli incentivi fiscali messi in atto dal 2020 al 2023 (Superbonus 110%, Ecobonus, Bonus casa, Bonus facciate). 

Tali interventi avrebbero consentito di ottenere l’8,9% di risparmio energetico quindi, per raggiungere il 16% richiesto dalla direttiva europea, servirebbe un ulteriore risparmio del 7,1% dei consumi energetici entro il 2030.

Il problema è nella convenienza, perché nel 2025 gli incentivi sono stati fissati al 50% con una prospettiva di riduzione al 36% dal 2026, probabilmente troppo pochi per spingere le persone a ristrutturare, visti anche i costi dei lavori.

L’intenzione, comunque, c’è, perché sempre secondo l’analisi Nomisma, il 70% dei proprietari di casa in Italia ha pianificato di ristrutturare entro il 2034 e il 61% ha dichiarato di averlo già fatto negli ultimi 10 anni. 

In particolare, sono i proprietari che risiedono in unità immobiliari singole e plurifamiliari ad avere una maggiore propensione alla ristrutturazione rispetto a chi vive in condominio, indipendentemente dalla dimensione della casa.

Guardando puramente ai costi, comprare una casa da ristrutturare a Milano o Roma costa in media il 10% in meno rispetto a una casa già sistemata, percentuale che arriva fino al 26,8% nel sud Italia (26,8% a Reggio Calabria; 24,7% a Messina; 21,9% a Catania e 20,3% a Palermo).

Il costo medio stimato per ristrutturare una casa di 100 mq è di 65mila euro, ma più verosimilmente si aggira tra i 900-1.000 euro al metro quadro, costo che fa lievitare l’operazione a 90mila euro.

Ora, a febbraio 2025 per gli immobili residenziali in vendita sono stati richiesti in media 2.089 euro al metro quadro (+4,76% a/a) e se si guarda all’anno appena concluso i dati Omi dicono che sì, le compravendite sono aumentate del 7,6% nel quarto trimestre 2024, ma la spinta è arrivata da un fattore ben preciso.

Si tratta del sismabonus acquisti, in scadenza il 31 dicembre 2024, che ha fatto lievitare del 46% le compravendite di nuove abitazioni rispetto all’anno precedente, rappresentando il 12,8% del totale delle transazioni nel trimestre.

Al di là di ogni esigenza o aspirazione, i numeri suggeriscono che bisogna fare i conti con la convenienza di un acquisto in classe energetica bassa o di una ristrutturazione.

E, in termini di mercato, resta da vedere se il taglio del costo del denaro che sta rendendo i mutui meno costosi, unito a un lieve miglioramento del potere di acquisto degli italiani riusciranno a compensare la riduzione dei bonus edilizi, che sono stati il vero motore dei lavori di efficientamento svolti finora del paese.

Secondo i calcoli di Nomisma, grazie a un ulteriore investimento di 83,4 miliardi di euro in interventi di riqualificazione, sia completi che di sola sostituzione di impianti, si potrebbe raggiungere infatti l’obiettivo Ue delle Case green in 5 anni intervenendo su circa il 10% degli edifici residenziali.  

Il cerchio si chiude, ancora una volta, attorno alla convenienza per i cittadini e, naturalmente, anche per le casse dello stato.

 

 

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