L’intervento di rigenerazione di un’area urbana di un compendio immobiliare, che un tempo rappresentava un’importante realtà all’interno del Distretto produttivo della bicicletta nel Comune di Rossano Veneto, ex area San Marco, è firmato dagli architetti Agostino Scattola e Dimitri Simeoni. Il complesso è costituito da una serie di immobili sorti in momenti diversi, con ampliamenti ed integrazioni che si sono succeduti di pari passo con lo sviluppo economico dell’attività produttiva.
Negli ultimi decenni gli edifici produttivi sono caduti in disuso ed in uno stato di degrado avanzato e solo recentemente l’intero comparto industriale è stato acquisito da una nuova proprietà che ha avuto la lungimiranza di rigenerare un’area rappresentativa del “miracolo economico” italiano degli anni Sessanta. Il Gruppo Frattin interviene con l’ambizione di realizzare non una semplice concessionaria dell’auto ma un “Polo motoristico” che possa ospitare uffici, showroom, museo dell’auto, deposito auto, esposizione camper, carrozzeria, autolavaggio, palestra e zona ristorazione e formazione.
Gli immobili presentavano caratteristiche tipologiche comuni a tutti gli edifici industriali della metà del secolo scorso: struttura portante a telaio o in muratura e copertura a botte o a due falde autoportante con catene di controvento metalliche. Gli interventi di frazionamento degli spazi e la realizzazione di superfetazioni e volumi avevano fatto perdere i connotati che caratterizzavano l’originale sito produttivo. La sfida, progettuale prima e realizzativa poi, è stata quella di conservare l’essenza architettonica del complesso immobiliare originale, mantenendo invariato il profondo legame con la città, la sua storia e le sue stratificazioni.
L’intervento di rigenerazione ha comportato un esercizio di ricomposizione e riorganizzazione degli spazi attraverso la nuova distribuzione dei percorsi: due assi principali consentono il collegamento, anche carrabile, tra tutti gli ambienti e le aree esterne. L’andamento curvilineo delle coperture, che alterna archi di diverso raggio a coperture con andamento a falde ad altre piane, disegna la nuova “silhouette” del prospetto nord che diviene così il logo per il Gruppo Frattin.
L’intero complesso risulta rivestito da una pelle costituita da una maglia metallica microforata che, estendendosi sulle superfici, coniuga esigenze architettoniche ad energetiche, fungendo da schermatura solare oltre che da parete ventilata. Nella fase diurna l’immobile viene percepito come una grande massa materica nera con un nastro vetrato continuo sul fronte ovest, facciata che di sera si accende e rivela la sua vera identità nascosta, e anche il grande nastro vetrato, in questa fase, appare come un’alternanza tra pieni e vuoti rivelando i setti murari.
Il progetto ha vinto l’undicesima edizione del Premio Biennale Internazionale Barbara Cappochin 2023-2024 destinato alle opere realizzate in Veneto. Motivazione della Giuria: “L’intervento è uno dei pochi esempi che documenta le prime occupazioni del territorio, un’antica e umile casa rurale, con diversi addendum e modifiche (con la logica dell’informalità e del semplice soddisfacimento di bisogni) fino a riaprire come spazio museale. L’esito del progetto contemporaneo è un’architettura responsabile (che permette di leggere la sua evoluzione, attraverso la geometria spezzata e irregolare) che interagisce con l’ambiente circostante in termini di scelte materiche, strutturali e culturali, che propone innovazione rivitalizzando il lessico. Il progetto, nato da un concorso, interagisce con l’esistente inserendosi con una destinazione culturale funzionale, con la capacità potenziale di rinnovarsi in futuro anche con altri usi. Il contenuto, un museo della ruralità, è strettamente connesso con il contenitore che si distingue per una soluzione semplice, che valorizza la crescita organica nel tempo in modo proattivo”.
