La nuova Casa Emergency a Milano

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Una ex scuola in disuso in centro a Milano diventa un bene comune aperto alla città: un processo progettuale e realizzativo di 14 mesi ha trasformato e ridato vita a un immobile di 3.600 mq e ai suoi 2.300 mq di spazi esterni su progetto di TAMassociati.

La struttura, su cinque livelli, è stata oggetto di riuso funzionale, riqualificazione architettonica ed efficientamento energetico. Un recupero di un bene comune dismesso diventa principio attivatore di innovazione sociale: il nuovo Headquarter di Emergency si insedia in un edificio in via Santa Croce, riassegnato dal Comune con un bando pubblico e trasformato in una nuova realtà aperta anche ai cittadini: attraverso incontri pubblici, dibattiti, mostre e spazi open all’interno, la struttura e il giardino sono diventati uno spazio per la città, per promuovere una cultura di pace e praticare diritti.

Più nel dettaglio, per dare risalto alla funzione civica e sociale della struttura, si è pensato di riservare gli spazi del giardino e i primi due piani a funzioni di informazione, formazione, educazione e svago. Il piano terra dell’immobile è interamente dedicato ad attività aperte alla vita e alla quotidianità della città: una sala per mostre e incontri pubblici (circa 230 mq per 132 posti a sedere), l’area ristoro (200 mq per 100 posti a sedere), lo sportello di orientamento socio-sanitario (80 mq). Al piano superiore gli spazi sono destinati alle attività di formazione e volontariato, biblioteca (di 60 mq), info point e vendita gadget. Gli ultimi tre piani (con una superficie acquisita del sottotetto di 375 mq) sono dedicati all’attività di pianificazione, coordinamento culturale e sanitario di Emergency a livello nazionale e globale e prevedono 196 postazioni di lavoro.

In generale, il progetto si è incentrato sul recupero dell’edificio nel massimo rispetto della struttura esistente. All’esterno, l’intervento è stato nel segno del mantenimento e della valorizzazione della parte a verde, delle facciate e degli elementi architettonici preesistenti; all’interno, l’adeguamento tipologico e tecnologico è avvenuto attraverso la creazione di uno volume fluido che rompesse la monotonia dello spazio lineare originario, creando prospettive cangianti e mobili ispirate al tema delle “scatole ruotate”: una morfologia che richiama al concetto del borgo medievale, con l’obiettivo di creare per il personale della Ong un ambiente di lavoro domestico. Il coinvolgimento nel processo decisionale di tecnici, responsabili interni del procedimento, addetti interni ed esterni, volontari e tutti coloro che nella nuova sede avrebbero operato, ha permesso di giungere a soluzioni il più possibile condivise e concordate tra tutti i soggetti coinvolti.

Il particolare apparato grafico e cromatico assume rilevanza strategica, rendendo facilmente comprensibile la chiarezza compositiva e l’organizzazione funzionale dei suoi spazi. Segnaletica, infografica, oltreché brani della Costituzione riportati sulle pareti, hanno potere comunicativo immediato e universale, restituendo una architettura “parlante”, familiare, accogliente. Il colore che scandisce gli spazi è materia progettuale e non scelta estetica, e funge da correttivo per definire visuali sempre diverse, ristabilendo giuste proporzioni architettoniche in coerenza con il messaggio di fondo della sede: il mondo di Emergency, la promozione dei diritti umani, della cultura di pace, dell’approccio operativo. Dalla gestione della temperatura degli ambienti all’illuminazione, ai sistemi di controllo automatico degli impianti, al recupero delle acque, tutto il progetto ha previsto l’utilizzo di materiali attenti all’ambiente e tenuto conto dei più avanzati sistemi di utilizzo di energie rinnovabili e ad alta efficienza: “E’ un edificio che pone in primo piano il rispetto per le persone e l’ambiente in cui vivono – afferma TAMassociati – Un concetto che è parte fondamentale della filosofia che ispira l’azione sanitaria e umanitaria di Emergency e che diventa patrimonio pubblico dei cittadini che frequenteranno l’area” (foto Marcello Bonfanti).

di Danilo Premoli – Office Observer

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