Pubblicato l’annuario Istat 2024, che raccoglie i dati statistici sul territorio nazionale relativi all’anno 2023, suddivisi per sezioni e tematiche. Uno dei dati che richiama maggiormente l’attenzione risulta essere l’indice di soddisfazione generale della popolazione italiana.
Cresce infatti la soddisfazione per la situazione economica, lavorativa e quella connessa alla sfera delle relazioni, per cui in media su un punteggio da 0 a 10 le persone ne danno una valutazione del 7,2. A questo si associa un altro dato di notevole interesse, che è quello legato all’occupazione: prosegue il trend positivo con il + 2,1% di occupati nel solo 2023 e la crescita del tasso di occupazione è al 61,5%, con un aumento maggiore a quello registrato nella media europea. Il dato è significativo anche perché la crescita maggiore si registra fra i contratti a tempo indeterminato. Tuttavia, nel quadro di un Paese sempre più anziano, con un costante saldo demografico in negativo, decresce la quota della popolazione scolastica e cala il numero di studenti laureati.
Il demografo, Rettore dell’Università Bocconi, Francesco Billari, nel suo libro “Domani è oggi – Costruire il futuro con le lenti della demografia” osserva l’Italia provando a invertire le rotte della crisi su diversi fronti: una scuola realmente inclusiva, un welfare più attento ai bisogni delle famiglie, una politica abitativa che aiuti i più giovani e una migliore gestione (e integrazione) dei flussi migratori.
La consueta piramide demografica, che vedeva alla base un ampio numero di giovani e in cima un sempre più ristretto nucleo di anziani, si sta trasformando in una specie di nave in cui si estendono maggiormente gli strati intermedi della popolazione (in particolare, quelli tra i 40 e i 64 anni). Secondo Billari, se il trend attuale continuasse, nel 2080 la popolazione complessiva dovrebbe ammontare a poco meno di 46 milioni di abitanti. Billari ritiene che l’Italia necessiti di interventi di cambiamento strutturale, tra questi anche quello relativo all’autonomia residenziale degli studenti universitari e dei giovani in generale, così come la rotta necessita di correzioni importanti per quanto concerne natalità e famiglia, università, mercato del lavoro, digitalizzazione e formazione degli adulti, salute, cambiamento climatico.
“Le nuove generazioni non dovranno acquistare o cambiare una casa per questioni di necessità, se lo faranno sarà probabilmente per migliorare la qualità del loro vivere – spiega Vincenzo Albanese, presidente FIMAA MiLoMB – Questo anche perché si troveranno a dover migliorare immobili esistenti, sia per questioni di normative che drasticamente condizioneranno il mercato dell’usato, sia per cambiamento di esigenze, necessità o stili di vita. Oltre a ciò si pone il tema dei costi e dell’impatto ambientale di questi immobili e dei consumi in termini energetici. Da qui il probabile interesse per immobili di nuova costruzione, spesso oggetto di scelte di un mercato di sostituzione: vendo la mia casa usata perché non mi conviene più. Infine, il tasso di natalità sempre più al ribasso ci porterà ad avere una popolazione di pluriproprietari di immobili perché un numero sempre più contenuto di eredi si troverà ad avere un patrimonio immobiliare superiore alle esigenze, in quanto figli di generazioni che hanno investito sulla casa nei decenni precedenti.”
Tornando all’annuario Istat, sono significativi i dati inerenti al settore delle costruzioni, che cresce del 6,4% nel 2023 rispetto al 2022 – senza però ancora tornare ai livelli prepandemici. Ci si augura che le nuove normative “green” europee e l’auspicato permanere delle possibili agevolazioni fiscali siano applicabili e permettano di intervenire sul patrimonio immobiliare esistente con un occhio di riguardo soprattutto per le giovani generazioni che oggi faticano a ottenere l’autonomia abitativa, sempre secondo Billari.
Scarica QUI la sintesi dell’Annuario Statistico 2024 dell’Istat
di Sofia Gennaro, segreteria FIMAA MiLoMB