Integrare l’AI nell’intermediazione: grande opportunità, ma con rischio privacy

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Conoscere lo strumento per sapere usarlo e sfruttarne le potenzialità, ma anche, e forse soprattutto, per proteggersi dai rischi collaterali che inevitabilmente ne possono nascere. L’utilizzo di strumenti di AI, acronimo inglese che sta per Artificial Intelligence, generalmente definita come “una macchina, uno strumento artificiale, in grado di mostrare capacità umane e simularne l’intelligenza” è sempre più frequente sia in ambito lavorativo sia nella nostra quotidianità. Senza che lo si riconosca direttamente, molti dei device e degli applicativi usati abitualmente sfruttano sistemi di intelligenza artificiale per rispondere alle nostre esigenze e, nella maggior parte dei casi, semplificarci la vita.

Ma è sempre così? Non proprio, soprattutto quando si vanno a toccare le delicate corde della privacy, della trasparenza, dell’integrità e della riservatezza di un dato sensibile.

E con l’Intelligenza artificiale il rischio è proprio non solo quello di sfiorare queste corde, ma di spezzarle.

“Alla luce dei costi necessari per creare, addestrare e far pensare l’Intelligenza Artificiale – commenta Alessandro Burro, consulente del Gruppo PLS specializzato nell’ambito della compliance privacy che ha tenuto il corso di FIMAA Milano Lodi Monza e Brianza proprio su questi temi lo scorso 30 ottobre, con previsione di nuove prossime edizioni – sarà inevitabile affidarsi a una società terza, specializzata in tale servizio, la quale si troverà quindi a gestire, per conto dell’impresa, una quantità incredibile di dati, inclusi quelli personali. Pertanto, rispetto alle opportunità che queste nuove tecnologie ci offrono, dobbiamo chiederci: a quali rischi, soprattutto nell’ambito della protezione dei dati personali, andiamo incontro? Se si vuole utilizzare un’IA conversazionale per accogliere nuovi potenziali clienti – sottolinea ancora Burro – quali sono le cautele da adottare? Se voglio utilizzare un Large Language Model quale è ChatGPT per redigere o analizzare i documenti, come mi regolo sul fatto che tali documenti potrebbero potenzialmente rimanere nella memoria dell’IA e venire utilizzati per futuri addestramenti della stessa?

L’utilizzo di sistemi e modelli di IA sarà certamente essenziale nel prossimo futuro per i singoli professionisti e per le PMI, non solo per competere con la concorrenza ma anche per far fronte a costi del lavoro in crescita a causa del calo demografico e del costante aumento della pressione fiscale su professionisti e imprese – dichiara l’avv. Vera Cantoni, anch’ella Consulente del Gruppo PLS esperta di compliance aziendale – per cui ci troviamo in un contesto che porterà a favorire i collaboratori artificiali a quelli in carne ed ossa. Prima di compiere un passaggio di tale calibro, tuttavia, sarà indispensabile assicurarsi che se da un lato il collaboratore artificiale garantirà risparmio di tempo e maggiore efficienza dall’altro non comporterà costi nascosti dovuti alla violazione di normative come quella sulla protezione dei dati personali.”

Un utilizzo ponderato di tali strumenti è sicuramente la soluzione, insieme ad una conoscenza approfondita della materia ed al supporto di professionisti esperti del settore: per questa ragione FIMAA MiLoMB punta sulla Formazione continua dei propri Associati, cercando di fugare dubbi e perplessità. Esistono infatti numerose categorie di AI, raggruppabili in base all’entità di rischio che portano con sé a livello di privacy. È bene, dunque, riconoscerle per saperle gestire, anche in base alle indicazioni dell’AI Act europeo, tenendo sempre a mente le possibili falle dei sistemi di AI e tutti gli eventuali rischi conseguenti.

di Sofia Gennaro – segreteria FIMAA MiLoMB

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