È firmato dallo studio Scape di Ludovica di Falco il nuovo Meis Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, dedicato alla storia e alla vita ebraica, a partire dall’esperienza degli ebrei italiani, da ventidue secoli parte integrante del tessuto del Paese.
A cosa serve un museo nazionale dell’ebraismo italiano? La risposta dei curatori del percorso espositivo è sicura: “A parlare soprattutto di oggi: del dialogo tra culture, del contributo delle minoranze, della ricchezza di identità plurime, della bellezza di conoscere un mondo diverso che vive, però, dentro il nostro, abbracciato al nostro. La mostra “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni” svela al pubblico le origini dell’ebraismo italiano, vicenda sorprendente e ai più sconosciuta. Una popolazione che ha sempre lavorato per fecondare questa terra, non a caso in ebraico chiamata I-Tal-Ya: l’isola della rugiada divina”. Il racconto è curato da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla, con l’allestimento, nello spazio neutro degli ambienti, dello studio Gtrf di Brescia, con documenti e oggetti poco noti o mai esposti prima, provenienti dai musei di tutto il mondo.
In una sorta di contrappasso, il Meis, istituito dal Parlamento nel 2003 e inaugurato dal Presidente della Repubblica, è sorto dalla ristrutturazione dell’ex-carcere di Ferrara: quello che nel Novecento è stato un luogo di segregazione e di esclusione, in particolare negli anni del fascismo (con la detenzione di oppositori di regime e di cittadini di origine ebraica, fra i quali Giorgio Bassani), si è trasformato in un centro di cultura, ricerca, didattica, dialogo e inclusione.
Aggiunge l’architetto di Falco: “Volumetricamente i cinque elementi in sequenza, richiamano in modo simbolico i cinque capitoli della Torah, il Pentateuco, divenendo al tempo stesso contenitore ma anche contenuto: il libro è metafora della conoscenza e della ragione. Passi salienti della Torah saranno iscritti in bassorilievo sulle pareti del museo, regolandone l’intensità della luce all’interno”.
Oltre al museo, sono attivi anche il Meishop, la biblioteca, il centro di catalogazione e i laboratori didattici. Questi ultimi, in particolare, si iscrivono tra le attività previste dal protocollo d’intesa firmato lo scorso settembre dal Meis e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che si sono impegnati a collaborare alla promozione di iniziative didattiche ed educative, conferenze, seminari, viaggi e programmi di alternanza scuola-lavoro rivolti a studenti e insegnanti di ogni ordine e grado, anche con l’affiancamento di autorevoli fondazioni, centri di ricerca e soggetti della formazione superiore.
di Danilo Premoli – Office Observer