Il return to office dei dipendenti federali Usa scompiglia il mercato residenziale

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“I responsabili di tutti i dipartimenti e le agenzie del potere esecutivo del Governo dovranno, il prima possibile, adottare tutte le misure necessarie per porre fine alle modalità di lavoro da remoto e richiedere ai dipendenti di tornare a lavorare di persona presso le rispettive sedi di servizio a tempo pieno”.

L’ordine perentorio di tornare in ufficio pubblicato dalla Casa Bianca il 20 gennaio 2025 chiude le porte al remote working per le persone impiegate al governo e i primi effetti nel real estate si stanno facendo sentire.

Storicamente gli statunitensi sono portati a spostarsi per lavoro o scelte personali di stato in stato, anche più volte nel corso della loro vita, ma in questo caso si tratta di riorganizzarsi in brevi tempi e far fronte a un mercato dove la richiesta di case sta crescendo di giorno in giorno e i prezzi, come spesso accade, stanno lievitando.

Il lavoro da remoto per i dipendenti federali sembrava infatti essere un’opzione a lungo termine, ecco perché molte persone avevano venduto le loro proprietà, spostandosi anche di migliaia di chilometri dall’allora sede di lavoro, che da poche settimane deve però essere frequentata quotidianamente.

Però, soprattutto nell’area di Washington i prezzi delle abitazioni sono cresciuti parecchio e le persone che quattro anni fa avevano venduto la loro casa ora si possono ritrovare a doverla acquistare a un prezzo che è aumentato di circa il +25% rispetto al 2020.

Tra l’inizio del 2020 e la fine dell’anno scorso, i prezzi medi per questo le unifamiliari nell’area di Washington sono infatti aumentati fino a 210.000 dollari, raggiungendo un massimo record di 840.000  dollari nel secondo trimestre del 2024. 

Data la scarsa disponibilità di case sul mercato e la continua domanda per questo tipo di proprietà, gli analisti prevedono che i prezzi continueranno a salire per le case unifamiliari quest’anno.

Certo, ci sono anche gli appartamenti, ma a questo si aggiunge l’incertezza di non sapere nemmeno quale sarà la sede del proprio lavoro, visto che in post pandemia diversi uffici federali sono stati chiusi e sostituiti da un sistema di lavoro probabilmente modellato sul remote working.

Il governo Usa non sembra essere l’unico a volere il ritorno di massa in ufficio, perché anche mega aziende come Amazon, Dell, Microsoft e JP Morgan lo stanno invocando a gran voce.

Chi lavora è scontento, tanto che 1.200 dipendenti di JP Morgan hanno firmato una petizione contro il ritorno al lavoro in ufficio, ma tornare di botto in ufficio negli States quando si vive in altri stati è logisticamente complesso.

In più, chi lavora in smart non vuole indietro e questo vale in tutto il globo.

In Italia, secondo i dati PoliMi, il 73% dei lavoratori che si avvale dello smart working si opporrebbe se la propria azienda eliminasse questa forma di flessibilità. 

Nello specifico, il 27% penserebbe seriamente di cambiare lavoro e il 46% si impegnerebbe per far cambiare idea al datore di lavoro, questione alquanto complicata se il referente con cui dialogare fosse Trump o Musk.

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