“Si, la vita è tutt’un un quiz!” cantava la sigla di “Indietro tutta”, geniale programma satirico di Renzo Arbore, andato in onda in seconda serata su Rai2 verso fine anni ’80, che prendeva in giro la passione degli italiani per le trasmissioni a premi televisive, fatte di colori, belle signorine danzanti, giochi e dell’immancabile richiesta da parte dei partecipanti da casa di “un aiutino” al conduttore, grazie al quale vincere e così, senza sforzo, risolvere “i problemi che c’abbiamo”.
A richiedere un aiutino ai propri referenti politici sono i balneari, che hanno visto bocciare dall’Ue il “decreto indennizzi”, che prevedeva una compensazione ai concessionari uscenti per gli investimenti fatti, pagata dai concessionari subentranti. E niente, per Bruxelles non si può fare. Come spiega bene l’avvocato Di Giandomenico, ne sarebbe compromessa la concorrenza, a tutto vantaggio degli attuali gestori.
Se da un lato la richiesta è entro certi limiti comprensibile, dall’altro non è che si tratta di un fulmine a ciel sereno. La Direttiva Bolkestein è del 2006. Sono vent’anni che tra proroghe, deroghe e aiutini si sono evitate le gare. Con la conseguente messa in mora del Paese (che tutti noi contribuenti dobbiamo pagare) tramite procedura di infrazione. Anche basta, dai. E poi, cos’è tutta questa paura della concorrenza? Se davvero la lunga esperienza e tradizione assicura già il massimo dell’efficienza, della qualità del servizio e il prezzo giusto vincerete le gare a mani basse, no?
Ma un altro “allarme aiutino”, ben più rumoroso, sta suonando dal momento dell’accordo sui dazi tra Usa ed Eu al 15%.
Molti commenti dei media italiani si sono concentrati sull’atteggiamento giudicato troppo remissivo del presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nei confronti del presidente Usa, Donald Trump (e che doveva fare? prenderlo a cazzotti? che lei è pure piccina e lui un omone), riletto attraverso una strana sineddoche come la sconfitta del Vecchio Continente contro quello Nuovo.
La realtà è che i due leader hanno concordato la cornice dell’accordo, il quadro andrà riempito da ulteriori intese, che dovranno trovare i rispettivi uffici tecnici. A cominciare per esempio dalle clausole zero for zero di cui si sono parlati i presidenti. Pure gli acquisti di 750 miliardi di dollari in energia più altri 600 miliardi in shopping vario non si è ben capito chi li dovrà fare. Secondo von der Leyen saranno i privati ad aprire il borsellino; quando se ne troveranno disposti a farlo.
Da quello politico non so, capisco che per qualcuno l’umiliazione possa bruciare, ma dal punto di vista economico, la scelta dell’Ue di non rispondere con controdazi è stata la migliore. A beneficiarne saranno i consumatori, che non si vedranno aumentare i prezzi a causa di nuove tasse (ché questo sono le tariffe doganali). Lo spiegano molto meglio di quanto possa fare io il professor Carlo Alberto Carnevale Maffè in un’intervista a Italia Oggi e il professor Fabio Sabatini sul suo blog.
Le imprese, intanto, si lamentano. In effetti è quasi certo che subiranno qualche contraccolpo sui numeri dell’export negli Usa. Ma invece di reagire puntando su innovazione, nuovi mercati e investimenti, chiedono l’aiutino. D’altronde già il presidente del governo spagnolo, Pedro Sanchez, ha manifestato l’intenzione di sussidiare le imprese iberiche che esportano Oltreoceano.
Dio ce ne scampi e liberi! Se i “conduttori” di Parlamento e Governo dovessero cedere alle richieste di “aiutino” allora sì che la vittoria di Trump sarebbe schiacciante, totale e umiliante: il 47esimo presidente Usa riuscirebbe infatti a mantenere la promessa, fatta sapendo di mentire, che i dazi li avrebbero pagati gli esportatori (e quindi noi con le nostre tasse) e non i consumatori americani.