Dietro front del Governo sull’aumento della cedolare secca per gli affitti brevi? In realtà no! Il ministero dell’Economia ha ufficializzato l’invio del testo bollinato della Legge di Bilancio 2026 a Palazzo Chigi. In quest’ultima versione del documento salta la disposizione che prevedeva l’aumento dell’aliquota sulla cedolare secca per gli affitti brevi dal 21% al 26%, come richiesto da più parti, a cominciare dalle associazioni di categoria.
Tutti contenti quindi? Mica tanto: secondo quanto sottolineato da un articolo pubblicato dalla versione online di ItaliaOggi, a firma Cristina Bartelli, il passo indietro nasconderebbe in realtà un trucco.
La sterilizzazione dell’aumento è presente, concede il quotidiano, ma l’incremento al 26% resta per gran parte dei proprietari. Accanto alla cancellazione dell’aumento, infatti, vengono elencate tutta una serie di condizioni per cui il numero effettivo di coloro che potranno usufruire dell’aliquota ordinaria del 21% appare a prima vista assai piccino.
L’aliquota del 21%, si legge nel testo, è mantenuta “sempre che, durante il periodo d’imposta, non siano stati conclusi contratti aventi a oggetto tale unità immobiliare tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o tramite soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare“.
In sostanza sono esclusi quei proprietari che mettono sul mercato i propri immobili tramite portali stile Airbnb o tramite agenzie immobiliari che usufruiscono degli stessi strumenti o di un sito Internet per proporre al mercato la propria offerta. Cioè quasi tutti.