Con 111 operazioni nel 2021, l’Italia è tra i paesi europei con maggiore crescita di operazioni primary buy-out (+31% vs 2020), che sul totale pesano per l’86%. Questo in uno scenario che vede raddoppiare il numero di operazioni di secondary buy-out in Italia, con una crescita del 100% rispetto al 2020.
È quanto emerge dal report “M&A 2022 Italia mercato di primary deals” realizzato dal network di consulenza internazionale Grant Thornton, che evidenzia come il mercato italiano del primary buy-out stia assumendo una sempre maggiore rilevanza rispetto al contesto europeo.
Nel corso del 2021 si sono registrate 129 operazioni di buy-out con una crescita del +37% rispetto al 2020, che pesano per ben il 10% sul totale dei deal realizzati in Europa; una percentuale mai così elevata negli ultimi quattro anni. In questo contesto, particolare rilevanza assumono le operazioni di primary buy-out realizzate in Italia, la cui incidenza nel periodo 2018-2021 è aumentata del 3% (8% nel 2018 vs 11% nel 2021) rispetto al resto dei paesi europei (in lieve calo, -3%).
Per quanto riguarda il private equity, che ha dominato le attività di investimento nel 2020, è stato pari a circa 60 miliardi di euro il totale investito in operazioni di buy-out in Europa (180 miliardi se si considera il triennio 2018-2020), mentre in Italia l’ammontare investito si è attestato sui 4,4 miliardi (15 miliardi se si considera il periodo 2018-2020).
Il peso degli investimenti in Italia, rispetto alla cornice europea, ha rappresentato quindi il 7% nel 2020.In particolare, dall’analisi condotta da Grant Thornton emerge che l’Italia, con 111 operazioni di primary buy-out (1.025 il totale complessivo in Europa), si colloca nel 2021 tra i paesi europei con il maggior trend di crescita, risultando seconda solamente al Regno Unito (+59% vs 2020).
Ancora migliori le performance del secondary buy-out, con il numero delle operazioni realizzate in Italia addirittura raddoppiato nel 2021 (si passa da 9 deals nel 2020 a 18), mostrando così una crescita del 100%, superiore a quella riscontrata in tutti gli altri Paesi europei analizzati.
L’incidenza delle operazioni di secondary buy-out in Italia rispetto all’Europa invece, è pari al 7%, rimanendo pressoché costante dal 2018.
Nel corso dell’ultimo anno, in Italia, per ogni operazione di secondary buy-out, sono state realizzate 6,2 operazioni di primary. Operando quindi un confronto tra i volumi del primary e del secondary buy-out, i risultati dello studio di Grant Thornton confermano per l’Italia una netta prevalenza delle operazioni di primary (111 complessive contro le 18 del Secondary) che, rispetto al totale delle operazioni realizzate nel mercato domestico, mantengono infatti una posizione predominante, pari all’86%, contro il 14% delle operazioni secondary.
“È evidente come il mercato italiano del Primary Buy-Out stia assumendo sempre più rilevanza – commenta Sante Maiolica, partner e ceo di Grant Thornton financial advisory services – non solo rispetto a quello del Secondary ma anche e soprattutto rispetto al contesto europeo, laddove in Italia questa tipologia di operazioni rappresenta l’86% del totale realizzato, contro la media europea del 79%. Questo risultato riflette il più generale andamento dell’M&A che per il 2021, come emerso dalle ultime analisi del settore, si è rivelato particolarmente positivo sia in termini di operazioni che di controvalori, avendo segnato un record storico dalla crisi finanziaria del 2008. Le previsioni di crescita attese per il settore, lasciano ben sperare anche per un mercato di primary deals in salute nel 2022 e, perché no, per un suo successivo consolidamento che potrebbe essere favorito dalla spinta data alle aziende dagli interventi economici del 2021 per accelerare i loro processi di crescita per linee esterne”.