Giura il Conte bis, ma i nodi economici restano intatti

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Il governo Conte bis ha giurato nelle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e nei prossimi giorni si recherà in parlamento per il voto di fiducia. In tutto i ministri sono 21. Non pochi per chi promette di sforbiciare poltrone e seggi parlamentari.

I volti dei nuovi ministri noti al grande pubblico non sono molti, e non è detto che quelli che lo sono facciano poi una gran figura. Un neoministro dello Sviluppo Economico che, quando era ancora capogruppo del Movimento 5Stelle in Senato, affermava che la produttività è nemica di lavoro e occupazione qualche capello in testa dovrebbe farlo drizzare.

La sospensione del giudizio vale comunque anche per il Conte bis. Stefano Patuanelli, l’ingegnere senatore sostituto di Luigi Di Maio, per esempio, potrebbe essersi nel frattempo messo a studiare un po’ di fondamenti di economia. Li si vedrà all’opera.

Le premesse non appaiono però delle migliori: oltre all’aumento del numero di poltrone, infatti, a gonfiarsi come un soufflé è stato anche il programma o accordo di governo. I punti programmatici sono passati da 10, a 20, a 26 fino a 29 dell’ultima versione circolata sui media (scaricala QUI). Anche leggendo il quadro non migliora: addentrandosi nel documento ci si trova invischiati in una panna montata di intenzioni (più o meno buone a seconda dei giudizi) tanto fumose quanto generiche. Un elenco di desiderata che forse smuove e commuove qualche sensibilità, che sarebbe quasi accettabile in campagna elettorale, ma che come piattaforma di governo fa acqua da tutte le parti. Perché pieno di buchi!

L’unico filo rosso che pare imbastire e tenere assieme questa specie di coperta patchwork è l’aumento della spesa pubblica. Ma come finanziarla?

Della possibile riconoscenza del neopresidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, per l’elezione ottenuta per una manciata di voti si è detto. Anche la scelta di Roberto Gualtieri, riconosciuto come uno dei più influenti parlamentari europei, esperto di istituzioni comunitarie e a proprio agio tra aule, stanze e camarille di Bruxelles e Strasburgo, prefigura un atteggiamento più collaborativo con l’Ue, probabilmente alla ricerca di numeri di bilancio più permissivi per l’Italia, ma comunque condivisi. Ma non si potrà ottenere molto lo stesso, e di certo non abbastanza per spuntare tutti i 29 punti.

Il primo appuntamento importante per il Conte bis è alle porte, a suon di finanziaria e clausole Iva. Un banco di prova di quelli duri. E non si tratterà più di rispondere a chi negli ultimi mesi ha chiesto conto delle coperture delle varie dichiarazioni e sparate di questo o quel ministro, prima in salsa giallo-verde e a trazione salviniana, ora in giallo-rosso. Questa volta le coperture bisognerà trovarle, per davvero.

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