Per Gen X e i Boomer l’essere più propensi all’acquisto online è strettamente legato al fatto che si frequentino o meno i social. Gli utenti appartenenti a queste fasce di età compiono una sorta di “percorso completo sul web” che li fa navigare tra suggerimento di un prodotto sui social e ricerca del medesimo prodotto online (attraverso tag, link e ricerche consapevoli sui motori di ricerca etc.) per poi procedere all’acquisto.
Cosa che invece non accade tra Millennial e Gen Z, per i quali questo percorso non è così scontato, questi utenti usano molto di più i social per entertainment e informazione, non solo per shopping.
Questa la prima evidenza dell’indagine condotta si 2.000 italiani di fascia d’età compresa tra 15 e 65 anni che Pulse Advertising ed Eumetra hanno condotto nell’ambito dell’Osservatorio InSIdE.
In termini di social network che ispirano gli acquisti e convertono, la predominanza di Facebook è trasversale in tutte le fasce di età, giovanissimi compresi. Probabilmente la presenza della sezione marketplace – interna alla piattaforma – aumenta la capacità di conversione reale, grazie ad un percorso meno mediato, con passaggi più fluidi che non costringono ad uscire dalla piattaforma, ma permettono di concludere l’acquisto in modo immediato e diretto.
Gen X e Boomer sono tra le fasce di età degli utenti che maggiormente acquistano online anche su Instagram, mentre la Gen Z acquista online lasciandosi ispirare senza sostanziali differenze sia dai contenuti di Instagram che di TikTok.
Acquisti considerati vs effettivi
Considerando le principali categorie, cioè quelle in cui più si prendono in considerazione prodotti proposti da influencer, dall’indagine dell’Osservatorio InSIdE emerge come nel beauty più di due utenti su tre (68%) acquistino effettivamente dopo aver preso in considerazione un prodotto presentato da un content creator sui social, in particolare tra i Millennials e meno, invece, tra la Gen Z (nati tra il 1996 e il 2010).
Questo dato è anche, probabilmente, collegato ad una maggiore e più immediata disponibilità economica della prima fascia di età rispetto alla seconda – gli Zilllennials – che si sta affacciando al mondo del lavoro solo in questi ultimi anni. Quindi con una capacità di spesa ancora limitata
Meno semplice il percorso per quanto riguarda invece la categoria del food&beverage: a fronte di una considerazione del prodotto simile a quella del Beauty (12 vs 13%), scende al 55% la percentuale degli utenti social che “preparano il carrello” e concludono poi effettivamente l’acquisto. Tra chi acquista referenze nel settore Food&Beverage è predominante la fascia della Gen X.
Nella moda è sempre la Gen X a determinare percentuali di conversione simili a quelle del beauty, forse segno di una maggiore efficacia dei creator in questo settore, che è stato d’altronde anche il primo ad esplorare la comunicazione sulle piattaforme social. La capacità di mostrare il prodotto indossato e magari anche combinato sapientemente con accessori e cromie studiate, lo rende immediatamente accattivante e più “vivo” rispetto ad uno scatto su e-com o indossato da un manichino.
Tech e travel hanno livelli di conversione buoni ma inferiori a quelli di beauty e fashion, e anche in questo caso a trascinare sono Millennials e Gen X, con la Gen Z più fredda. C’è da considerare però che se un prodotto Beauty, Moda o F&B hanno dimensioni e prezzi ridotti a fronte di migliaia di referenze differenti fra cui scegliere anche di un singolo prodotto (un mascara, una maglia o una bottiglia di vino), pesa sulle referenze tecnologiche o le destinazioni di viaggio un impegno di spesa nettamente maggiore, una pianificazione necessaria dell’acquisto e il vincolo decisionale legato anche ad altre variabili come il periodo di ferie o le prestazioni tecniche effettiva del prodotto.
“Grazie alle survey dell’Osservatorio InSIdE abbiamo ricavato dati importanti che sottolineano come le piattaforme social siano oggi fondamentali per portare l’utente non solo a conoscenza di un prodotto ma anche per concludere il funnel di acquisto. Partiamo da un dato significativo: sono 29 milioni gli italiani che seguono almeno un creator – racconta Claudio Burchi, executive director di Pulse advertising Italia – Inoltre dalle nostre ricerche emerge che ben il 57% del pubblico prende in considerazione un prodotto consigliato dai creator, cioè più di 21 milioni italiani.”