Le tensioni geopolitiche globali, amplificate dal cosiddetto effetto Trump, stanno iniziando a farsi sentire sul mercato immobiliare italiano, con un incremento dei tassi di interesse sui mutui nonostante le recenti mosse della Banca Centrale Europea. L’Associazione bancaria italiana (Abi) ha evidenziato nel suo rapporto mensile come questo scenario stia rendendo più oneroso l’accesso al credito per l’acquisto di abitazioni.
Nonostante i tagli ai tassi, che dovrebbero teoricamente portare a una diminuzione dei costi del denaro a breve termine, si osservano “segnali di lieve rialzo” sui tassi a medio e lungo termine. Gianfranco Torriero, vice direttore generale vicario dell’Abi, ha spiegato che questa inversione di tendenza è determinata da andamenti geopolitici che stanno facendo salire i tassi di mercato.
Tra i fattori principali di questa dinamica, l’Abi segnala la guerra commerciale di Trump, i cui impatti iniziano a ripercuotersi sul credito; l’effetto traino sul debito europeo dei rendimenti dei Treasury americani, che sono schizzati verso l’alto a causa dei piani di spesa negli Stati Uniti successivi all’elezione di Trump. Tali piani, unitamente ai dazi commerciali, suggeriscono un potenziale aumento dell’inflazione nei prossimi anni, portando le banche centrali a essere meno accomodanti sul costo del denaro; la tensione sui titoli di Stato legata alle maxi-emissioni necessarie per finanziare la difesa europea. Questo ha portato, ad esempio, a un aumento dei rendimenti del Bund tedesco.
Queste dinamiche globali si riflettono direttamente sul mercato italiano. A febbraio, il tasso medio sui nuovi mutui è salito lievemente al 3,17% dal 3,12% del mese precedente. Questo incremento è in linea con l’aumento del tasso IRS a dieci anni, utilizzato come parametro di riferimento per i mutui, che ai primi di marzo si attestava al 2,64%, in aumento rispetto al minimo del 2,23% registrato nel dicembre 2024
Parallelamente, si osserva un aumento dei rendimenti dei Buoni del tesoro poliennali (Btp) a dieci anni, che hanno superato il 4% in questi giorni, segnando un’impennata rispetto alla media di febbraio del 3,52%. Questo andamento dei titoli pubblici italiani contribuisce ulteriormente a rendere più costoso il finanziamento immobiliare.
La situazione italiana si inserisce in un contesto europeo più ampio, con il Bund tedesco che ha visto i suoi rendimenti salire rapidamente a seguito dei piani di spesa di Berlino per la difesa europea.