Economia circolare, la Sardegna insegna

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Economia circolare: una nuova definizione che riassume in sé tutta una serie di concetti come eco-compatibilità, eco-sostenibilità, bioarchitettura, uso sostenibile delle risorse naturali e recupero, e che si sta imponendo come nuovo standard anche in un settore tradizionale e generalmente poco incline ai cambiamenti come quello delle costruzioni.

Un esempio di buone pratiche arriva dalla Sardegna, che si è dotata di un piano per gli acquisti pubblici ecologici attraverso l’iniziativa Filiera RI-inerte che prevede l’utilizzo di aggregati riciclati nella realizzazione di lavori.

La filiera sarda

Il progetto isolano, avviato dall’associazione Studi Ambientali in collaborazione con RECinert, ha come obiettivo la diffusione dell’uso di aggregati riciclati certificati, rivenienti dal recupero di rifiuti inerti da costruzione e demolizione, per la realizzazione di opere pubbliche e private.

Le imprese aderenti all’iniziativa si sono impegnate a realizzare un impianto per il conferimento di rifiuti inerti e macerie edilizie da destinare alla produzione di aggregati riciclati certificati a marchio RI- inerte utilizzando il know-how già definito per la realizzazione di tutte le fasi di certificazione.

Il D.lgs 152 del 2006, peraltro, impone a carico della PA l’obbligo di promuovere iniziative dirette a favorire il riutilizzo dei prodotti e la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti mediante la realizzazione di centri di raccolta per il riutilizzo degli stessi.

Ad esempio, attribuisce ai comuni il compito di predisporre e adottare le misure necessarie per conseguire entro il 2020 il riutilizzo di almeno il 70% dei quantitativi di rifiuti inerti da costruzioni e demolizioni e prevedere l’utilizzo diretto per almeno il 30% del fabbisogno di materiali certificati ed iscritti al Repertorio del Riciclaggio, rinvenienti dalle operazioni di recupero dei rifiuti, oltre a predisporre progetti che prevedono l’utilizzo di prodotti in possesso dei Criteri ambientali minimi (Cam).

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