Correva l’anno 2000 quando Giorgio Armani lanciò la sua linea Armani/Casa, dedicata all’interior design e oggi arrivata a festeggiare i suoi venticinque anni. Quella che era nata come naturale estensione dell’estetica dello stilista all’ambiente domestico, nel 2004 ha fatto il passo decisivo entrando nel mondo del real estate.
Nei primi anni duemila, infatti, le maison hanno iniziato a esplorare l’immobiliare di lusso, dando vita alle cosiddette branded residences, appartamenti e ville esclusive progettate come vere e proprie estensioni del brand.
L’intreccio tra moda e mattoni non si è limitato alle residenze, ma ha toccato anche il settore alberghiero e l’ospitalità di lusso.
Oggi la geografia di questo fenomeno individua due poli principali: Miami e Dubai. La città della Florida è diventata il cuore delle branded residences italiane. Qui sorgono progetti come la torre Armani/Casa a Sunny Isles Beach, cinquantasei piani fronte oceano disegnati dall’architetto César Pelli con interni firmati dallo stilista. Sempre a Miami, Fendi ha scelto Bal Harbour per il suo complesso residenziale fronte mare, Missoni ha dato vita a un grattacielo di cinquantasette piani con duecentoquarantanove unità e Diesel ha portato il suo spirito urban nel distretto artistico di Wynwood.
Dubai rappresenta l’altro grande approdo della moda nel real estate. Qui si trovano gli Armani Hotels, con la sede all’interno del Burj Khalifa, e la Bulgari Hotels & Resorts Collection, che oltre a Dubai include sedi a Milano, Londra, Shanghai e Tokyo. Sempre negli Emirati ha preso vita Palazzo Versace, simbolo dello stile della maison, così come la Cavalli Tower, un grattacielo residenziale di settanta piani, e la Blue Tower di Elie Saab, affacciata sul mare. Anche Trussardi ha scelto Dubai per lanciare un complesso residenziale con interni italiani, la cui consegna è prevista entro il 2025.
Il legame tra moda e architettura va oltre l’abitare. Si possono citare la Fondazione Prada a Milano e la Fondazione Louis Vuitton a Parigi, firmata da Frank Gehry, mentre a Firenze Gucci ha trasformato Palazzo della Mercanzia nel Gucci Garden, con museo e ristorante.
Lo stesso vale per alcuni flagship store che hanno oltrepassato i confini dello spazio commerciale, diventando luoghi di sperimentazione artistica. La Louis Vuitton Maison di Osaka, con la facciata a vele gonfie disegnata da Jun Aoki, che ospita anche un caffè e un ristorante e la struttura cristallina della Prada Aoyama di Tokyo sono due tra i migliori esempi.
Oltre a hotel, residenze e spazi museali, la moda ha impresso la sua firma anche negli uffici direzionali. L’esempio più imponente è la Lvmh Tower a Manhattan, un grattacielo di vetro trasparente e sfaccettato progettato da Christian de Portzamparc. E, tornando in patria, la sede di Prada a Milano in via Bergamo, ex stabilimento industriale trasformato in un quartier generale, unisce al gusto anche la rigenerazione urbana del luogo.
Si può dunque affermare che da oltre vent’anni la moda intrattenga un rapporto stretto con il mattone e, sebbene Miami e Dubai restino i due nuclei principali di questo fenomeno, la sua origine è europea, in particolare italiana, culla del genio e della bellezza che lo hanno reso possibile.