Il nuovo Piano Casa promosso dal comune di Milano – al centro del dibattito pubblico in queste settimane – si presenta come un’iniziativa strutturata e innovativa per rispondere alla crescente domanda di abitazioni a prezzi sostenibili. Il progetto, tuttavia, non si limita alla dimensione emergenziale dell’housing sociale, ma ambisce a integrare le politiche dell’abitare con un disegno più ampio di trasformazione urbana.
Il programma prevede la realizzazione di 10.000 nuovi alloggi a canone calmierato entro il 2034, di cui 6.500 collocati nel territorio comunale e 3.500 nell’area metropolitana, attraverso il recupero e la valorizzazione di circa 300.000 m² di aree di proprietà pubblica.
Le linee d’azione principali si concentrano su due ambiti prioritari come la manutenzione straordinaria del patrimonio di edilizia residenziale pubblica (ERP), con il recupero degli alloggi oggi inutilizzati e la realizzazione di nuove abitazioni in edilizia sociale permanente, con canoni di locazione inferiori fino alla metà rispetto ai valori di mercato.
Con la recente chiusura della fase di raccolta delle manifestazioni di interesse, il comune ha avviato l’istruttoria sulle proposte presentate. L’obiettivo è arrivare, entro la fine del 2025, alla selezione dei progetti più coerenti con i principi guida del piano: qualità dell’abitare, sostenibilità ambientale, impatto sociale e rigenerazione del costruito. Le aree ritenute idonee saranno quindi affidate agli operatori individuati, che daranno corso alla progettazione esecutiva e alla successiva apertura dei cantieri.
La strategia si propone anche di rigenerare il tessuto urbano esistente, valorizzando il patrimonio pubblico e promuovendo un modello di sviluppo più inclusivo, resiliente e sostenibile.
In questa prospettiva, il Piano Casa può assumere una valenza strategica non solo per Milano, ma per l’intero sistema metropolitano. Gli interventi previsti dovranno diventare occasioni concrete di rigenerazione urbana, capaci di ricucire i margini periferici, riattivare spazi dismessi e generare valore sociale e ambientale per le comunità locali.
Il progetto milanese si inserisce in un contesto più ampio di riflessione nazionale sul tema dell’abitare. In questo quadro, il 12 giugno 2025 Confindustria Assoimmobiliare presenterà a Roma – nel corso del convegno Piano Casa Italia. Le proposte di Confindustria Assoimmobiliare” – una serie di proposte a sostegno di una politica pubblica per la casa che sia realmente organica e sistemica, capace di affrontare in modo integrato le criticità normative, fiscali e urbanistiche che oggi condizionano l’offerta abitativa.
Come dimostrato proprio dall’esperienza milanese degli ultimi anni, il ruolo del capitale privato si è rivelato essenziale nella realizzazione di interventi di rigenerazione urbana che hanno proiettato la città su scala europea, rendendola attrattiva e competitiva. Allo stesso modo, un coinvolgimento significativo di investitori privati, indirizzati verso la riqualificazione del patrimonio immobiliare e la produzione di alloggi a prezzi accessibili, può rappresentare una leva fondamentale per contrastare il disagio abitativo, soprattutto per giovani, famiglie a basso reddito, studenti e lavoratori fuori sede.
Il Piano Casa Milano può così configurarsi come una sperimentazione avanzata: se attuata con coerenza e visione, può contribuire non solo all’incremento dell’offerta abitativa, ma alla definizione di una nuova cultura urbana, basata su qualità, equilibrio tra interessi pubblici e privati, e responsabilità condivisa nella gestione dello spazio urbano.
Non si tratta, dunque, soltanto di costruire nuove case a basso costo, ma di restituire senso, funzione e centralità urbana a quelle porzioni di città oggi marginali o sottoutilizzate, promuovendo un approccio alla trasformazione urbana orientato al lungo periodo e alla creazione di valore duraturo per la collettività.
Sempre nell’ottica del raggiungimento di questo obiettivo ambizioso ritengo che possa essere l’occasione per accendere i riflettori sulla necessita di una revisione dell’impianto normativo urbanistico ed edilizio nazionale, capace di superare la frammentarietà attuale e di adattarsi alle trasformazioni profonde che hanno interessato il tessuto urbano italiano dalla legge urbanistica del 1942 a oggi.
di Antonio Ditto – VD Avvocati Associati