La Commissione europea ha stimato che ogni euro speso per la riqualificazione della natura genera da 4 a 38 euro di benefici economici e, in Italia, un piano diffuso di riqualificazione ecologica potrebbe portare a 2,4 miliardi di benefici a fronte di soli 261 milioni di costi.
La proiezione è frutto del sesto Rapporto sul capitale naturale italiano approvato dal Comitato per il capitale naturale e presentato al governo, secondo cui la redditività di lungo periodo dipende dalla capacità di preservare i servizi che la natura fornisce gratuitamente: aria pulita, acqua potabile, suoli fertili. La perdita di biodiversità e il collasso degli ecosistemi sono tra i principali fattori di rischio globale a dieci anni, secondo il World Economic Forum.
La situazione italiana desta preoccupazione, come evidenziato anche dalla lista rossa degli ecosistemi della Iucn, Unione internazionale per la conservazione della natura, che classifica 58 ecosistemi terrestri italiani a rischio, di cui 7 in condizioni critiche, 22 in pericolo e 29 vulnerabili. Si stima che il 19,6% della superficie nazionale sia sottoposto a diversi livelli di pressione, con il 16,3 % riferito a ecosistemi vulnerabili, il 3 % in pericolo e lo 0,3 % in condizioni critiche.
L’Italia rimane esposta anche a gravi criticità legate anche al consumo di suolo, considerato un consumo di capitale naturale, che continua a crescere causando la perdita di superfici agricole e naturali. In Europa, il 60-70 % dei terreni non è sano, riducendo la capacità di produzione di cibo e la resilienza dei territori agli effetti dei cambiamenti climatici. A ciò si aggiunge la presenza di circa 2,8 milioni di siti potenzialmente contaminati.
Il Comitato per il capitale naturale ha quindi raccomandato di istituire una cabina di regia nazionale presso la Presidenza del consiglio per coordinare le politiche settoriali e monitorarne l’efficacia.