mercoledì, Settembre 24, 2025

Celani, Aigab: “Short rent debole durante la Fashion week, servono più eventi in città”

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Dai Radiohead a Bologna a novembre 2025 a Milano-Cortina 2026 fino al Giubileo in corsa, non importa di che evento si tratti, storicamente l’hospitality risponde ai grandi afflussi con un’occupancy sostanziosa e prezzi maggiorati per gli alloggi.

Il grande classico interessa da tempo Milano con le sue settimane tematiche e ora che la città sta vivendo la Fashion week autunnale è tempo di fare una previsione su quanto aumenteranno i prezzi degli alloggi in città.

I dati più attuali parlano di un’occupazione minore rispetto al 2024 e di un costo per notte inferiore.

Lo confermano i dati che Marco Celani, ad di Italianway e presidente Aigab, Associazione italiana gestori affitti brevi, ha condiviso con requadro:

“L’anno scorso l’occupazione durante la Settimana della Moda è andata molto bene, mantenendosi sempre sopra il 90% per tutta la settimana. Anche la domenica ha registrato un’occupazione del 93%, quindi è stata davvero una settimana di successo. Quest’anno, invece, la situazione è un po’ diversa. 

Ad oggi, l’occupazione del lunedì è scesa all’85,5% rispetto al 96% dell’anno scorso e nei prossimi giorni prevediamo percentuali dell’88%, 70%, 67%, 58%, fino ad arrivare a un 45% per la domenica. Anche se ci aspettiamo prenotazioni dell’ultimo minuto, al momento vediamo una certa debolezza rispetto all’anno scorso. 

Se l’anno scorso abbiamo mantenuto un’occupazione intorno al 93-94% per tutta la settimana, quest’anno speriamo di recuperare, ma al momento i tassi di occupazione sono più bassi. Anche le tariffe sono più basse e potrebbero scendere ulteriormente. L’anno scorso la tariffa media era di 173 euro a notte, mentre quest’anno è di 164 euro, e potrebbe diminuire ancora, soprattutto con le prenotazioni last minute. 

Questi dati rappresentano una media della città, senza distinzione di zona o categoria, quindi riflettono la situazione generale degli appartamenti disponibili. C’è una leggera flessione dell’occupazione e un calo della tariffa media. 

I dati sono in linea con quelli dell’anno. Milano sta perdendo intensità nella domanda, con un eccesso di offerta sia nel settore alberghiero che extra-alberghiero, il che porta a una riduzione delle tariffe. 

Ci aspettiamo che il numero di annunci di appartamenti a Milano diminuisca, con alcuni che potrebbero passare a contratti transitori o a lungo termine. Solo allora le tariffe potrebbero risalire. 

Nel 2023 i prezzi erano sostenuti, nel 2024 erano già scesi, e nel 2025 stanno ulteriormente calando. Siamo di fronte a un calo strutturale della domanda e a un aumento dell’offerta, che abbassa le tariffe. 

Per vedere un aumento, è necessario ridurre l’offerta, cosa che sta già avvenendo in altre parti del mondo. Sarebbe utile se il comune di Milano fosse più attivo nell’organizzazione di eventi, come sta facendo Roma. Gli eventi sono fondamentali per guidare l’occupazione, come ci hanno detto i portali e le Ota. Senza eventi, è difficile attrarre visitatori a Milano”. 

I dati sono quindi in controtendenza con una visione che vuole gli affitti brevi mangiare alloggi ai cittadini che hanno bisogno di affittare casa a lungo termine e minare le tasche di chi deve o vuole recarsi a Milano per partecipare alla settimana della moda.

Più volte i dati hanno raccontato che la realtà non è così in bianco e nero, ma ha delle sfumature di grigio evidenti, dove si isneriscono tutti gli immobili invivibili così come sono, molti di proprietà pubblica e molti altri di persone che non hanno mezzi o volontà di renderli abitabili.

 Da dati Aigab, a livello nazionale, rispetto all’asset delle seconde case degli italiani non utilizzate, circa 9,6 milioni, quelle immesse nel circuito degli affitti brevi ad agosto 2025 sono solo 502 mila (rappresentando l’1,4% delle abitazioni nazionali).  Di queste circa il 25% è gestito da aziende e, complessivamente, gli operatori professionali e non sono circa 30 mila, con un indotto nel mondo del lavoro di circa 150mila persone.

Aigab ha registrato nel 2024 un valore di prenotazioni per il comparto di circa 13 miliardi di euro, con un indotto sul Pil di ulteriori 52 miliardi in modo diretto (spese degli ospiti per ristoranti, trasporti, cultura, esperienze, shopping) e di circa 1 miliardo di euro per ristrutturazioni e manutenzioni delle case online.

Per quanto riguarda Milano, in tutto il comune gli annunci online a agosto 2025 erano 14.164 (dati AirDNA), pari all’1,7% del totale delle abitazioni complessive, il 12,9% di quelle sfitte (di cui 16.423 di proprietà pubblica).

Circa l’80% degli immobili online sono monolocali o case con una sola camera da letto, quindi difficilmente utilizzabili da una famiglia per affitti a lungo termine. 

Inoltre, se si guarda alla disponibilità, solo il 45% delle case sono stabilmente offerte online per tutto l’anno, mentre il 35% viene promosso online per meno del 30% delle notti. In questo contesto, “annuncio promosso” non vuol dire “venduto”, ma vuol dire che l’annuncio è attivo con possibilità di prenotazione, come forma di arrotondamento da parte dei proprietari che spesso ci vivono. 

Se si guardano i dati Inside Airbnb, sito che per statuto è contrario agli affitti brevi, si nota che a giugno 2025 gli appartamenti considerati stabilmente online erano solo 7.041 (pari allo 0,9% del totale).

Guardando il residenziale a più ampio raggio, i dati parlano certamente di un aumento dei costi degli affitti a lungo termine, non solo a Milano perché la media nazionale oscilla sui 14,9 euro al mq, +5%.

Certo, tra le ragioni principali c’è la scarsa disponibilità di immobili in affitto, ma i numeri mostrano che non può essere additata agli immobili dedicati allo short rent, che corrono per conto loro e stanno dimostrando un periodo di debolezza anche durante la settimana della moda, di fatto uno degli eventi più importanti e attrattivi dell’anno.

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