Nel mondo dell’innovazione digitale, i data center rappresentano l’infrastruttura essenziale per la gestione e l’elaborazione di enormi quantità di dati. L22 DC, la business unit del Gruppo Lombardini22, è specializzata nella progettazione e consulenza per data center, offrendo soluzioni su misura per nuovi edifici e interventi di retrofit. Grazie alla sua controllata Didit, l’azienda è in grado di fornire soluzioni chiavi in mano, gestendo l’intero ciclo di vita del data center, dall’ideazione alla realizzazione. Per comprendere le sfide e le innovazioni di questo settore in continua evoluzione, abbiamo intervistato Alberto Caccia, L22 DC director.
Domanda: Quali sono le principali sfide architettoniche che affrontate nella progettazione di data center e come le risolvete per garantire efficienza e sostenibilità?
Risposta: La progettazione di un data center rappresenta una sfida complessa perché un edificio è tanto un’infrastruttura tecnica quanto un’opera architettonica. Un data center nasce come un “vestito” per un processo produttivo e deve rispondere a specifiche tecniche ben definite, garantendo il corretto funzionamento delle varie componenti dell’infrastruttura. Per questo motivo, la gestione di tali requisiti è alla base delle design guidelines o basis of design, spesso sviluppate a livello internazionale. Una delle principali sfide architettoniche è la localizzazione di questi progetti, che implica non solo l’adeguamento alle normative locali, ma anche l’integrazione armoniosa nel contesto territoriale. La localizzazione comporta l’adattamento o l’aggiunta di requisiti specifici che influenzano la progettazione architettonica e la scelta delle soluzioni tecnologiche, come nel caso della compartimentazione antincendio. Dal punto di vista dell’efficienza e della sostenibilità, le principali difficoltà derivano dalla necessità di bilanciare esigenze spesso divergenti, come sicurezza fisica, protezione, distribuzione impiantistica e permeabilità dell’involucro. Inoltre, elementi quali lo studio di coperture a verde e lo sfruttamento delle aree esterne giocano un ruolo cruciale nell’ottimizzazione dell’impatto ambientale. L’obiettivo è far coesistere le necessità di discipline diverse per ottenere un’infrastruttura il più possibile efficiente e sostenibile. Ciò è reso possibile attraverso l’uso appropriato di materiali innovativi e soluzioni tecnologiche avanzate, combinato con un’attenta progettazione impiantistica. Ad esempio, l’impiego di sistemi di raffreddamento passivo, l’uso di fonti energetiche rinnovabili e la scelta di involucri edilizi ad alte prestazioni contribuiscono a migliorare l’efficienza energetica complessiva del data center, riducendone l’impatto ambientale.
D: In che modo integrate soluzioni di design innovative per ottimizzare la gestione del calore e il consumo energetico nei vostri data center?
R: La riduzione del consumo energetico nei data center viene ottenuta attraverso l’adozione di apparecchiature sempre più efficienti e un’attenta gestione delle ridondanze. Uno degli aspetti chiave riguarda il sovradimensionamento impiantistico, necessario per garantire la continuità operativa, ma che incide sull’efficienza complessiva. Un altro elemento fondamentale è la gestione dei carichi parziali. I data center vengono progettati con una potenza elettrica IT nominale, che verrà raggiunta progressivamente nel tempo, spesso nell’arco di anni. Di conseguenza, le prestazioni ottimali previste per un sito a pieno regime potrebbero non risultare altrettanto efficienti ai carichi parziali. Tra le soluzioni innovative, il recupero del calore disperso dagli apparati IT consente di integrare l’infrastruttura del data center in contesti urbani più ampi, contribuendo a una maggiore sostenibilità. Tuttavia, è fondamentale che anche le apparecchiature IT all’interno dei data center seguano lo stesso percorso di efficientamento per massimizzare il risparmio energetico e l’ottimizzazione delle risorse.
D: Quali sono gli aspetti normativi e le best practice che seguite per garantire la sicurezza fisica e la resilienza strutturale dei vostri data center?
R: Dal punto di vista strutturale, l’infrastruttura critica è dimensionata in conformità ai requisiti concordati con il cliente, basandosi anche su standard specifici come l’Ansi/Tia 942-C. In generale, i data center sono progettati per resistere a eventi sismici di notevole entità, così come lo sono i supporti degli impianti. A seconda della criticità del sito, è possibile realizzare infrastrutture non solo resistenti ai sismi, ma anche in grado di continuare a operare durante un evento sismico. In questi casi, la verifica sismica viene effettuata anche a livello delle singole apparecchiature, come chiller, generatori e altri componenti critici.
D: Avete sviluppato progetti di data center che si distinguono per soluzioni architettoniche particolarmente innovative o iconiche? Potete condividere qualche esempio significativo?
R: Il mercato dei data center in Italia si sta evolvendo rapidamente, passando da una fase iniziale di semplice localizzazione di progetti internazionali a un approccio più consapevole e personalizzato. In passato, la progettazione di questi edifici si è focalizzata sulla rapidità e semplicità costruttiva, spesso adattando modelli già esistenti senza particolari interventi di carattere estetico o architettonico. Tuttavia, negli ultimi anni si sta assistendo a un cambio di paradigma, con un’attenzione crescente verso l’integrazione paesaggistica e il design. Alcuni interventi realizzati in siti industriali prossimi ad aree rurali hanno già sperimentato soluzioni per minimizzare l’impatto visivo, adottando schermature estetiche, colorazioni in armonia con il contesto circostante e un allineamento degli edifici studiato in base agli assi visivi naturali. Questa tendenza alla maggiore attenzione progettuale si riflette in particolare nella progettazione dei blocchi di supporto – uffici, sale riunioni, locali tecnici e magazzini – dove le possibilità di intervento architettonico sono più ampie. In alcuni casi, le analisi architettoniche si sono spinte fino a considerare aspetti climatici su scala europea, adottando strategie di ombreggiamento differenziate a seconda delle fasce climatiche e dei diversi orientamenti. Inoltre, la scelta dei materiali sta tenendo conto sempre più dell’embodied carbon, ossia dell’impatto ambientale legato alla loro produzione e ciclo di vita. Oggi ci troviamo in un momento in cui nei progetti in fase di studio si sta affermando un processo di “beautification” dell’oggetto tecnologico, che mira a combinare estetica e funzionalità senza compromettere i requisiti di sicurezza ed efficienza energetica. Questo sviluppo segna un’importante maturazione del settore in Italia, con una crescente sensibilità verso soluzioni su misura che coniughino innovazione tecnologica, sostenibilità e integrazione con il contesto urbano e paesaggistico. Nei prossimi anni, ma in alcuni casi già adesso, possiamo aspettarci data center sempre più armonizzati con l’ambiente, grazie a soluzioni architettoniche in grado di ridurne l’impatto visivo e valorizzarne la qualità estetica. Questo approccio rappresenta un passo avanti nella progettazione di infrastrutture strategiche, rendendole non solo efficienti e sicure, ma anche maggiormente compatibili con il territorio che le ospita.
D: Quali sono le previsioni per il mercato dei data center di qui ai prossimi anni? C’è richiesta di questi spazi e si prospetta una crescita del settore?
R: Il mercato dei data center sta vivendo un momento di continua crescita e specializzazione della tecnologia, e in contemporanea continuano a crescere la domanda e le richieste più tecnologiche. In maniera particolare il mercato si sta concentrando su tre principali categorie di data center, con la consapevolezza che le distinzioni tra esse sono abbastanza fluide rispetto alle taglie.
1. Cloud/AI nelle aree metropolitane già sviluppate.
La domanda di infrastrutture per il Cloud e l’intelligenza artificiale continua a crescere, soprattutto nelle aree metropolitane dove l’ecosistema tecnologico è già avanzato. Qui, l’interesse principale è rivolto a data center che rispondano alla necessità di potenza di calcolo e capacità di storage massicce, fondamentali per il funzionamento delle applicazioni AI a distanza non troppo elevata dal luogo di inputo proprio per velocizzare le operazioni di computing.
2. Siti/AI in aree meno battute, ma con una forte spinta verso la potenza.
In alcune aree meno densamente popolate, c’è un focus specifico sui data center dedicati all’intelligenza artificiale, dove la componente tecnologica rimane centrale, ma ci si concentra maggiormente sulla potenza (energia, capacità computazionale). Questi siti si trovano spesso in luoghi più isolati, magari con vantaggi logistici come costi energetici, costi dei terreni e di costruzione più bassi, ma la priorità resta l’accesso a grandi risorse di potenza computazionale che possono però accettare tempi di risposta proporzionalmente più lenti del Cloud/AI.
3. Small scale/edge organizzati a rete in città secondarie.
Si prevede una crescita anche dei data center di piccola scala, che potrebbero essere distribuiti in città considerate “secondarie”, ma con un’architettura di rete organizzata in modo da supportare applicazioni edge computing. Questi data center saranno più vicini agli utenti finali e ai dispositivi IoT, in modo da ridurre la latenza e ottimizzare le prestazioni in contesti specifici, come la gestione in tempo reale di dati. In generale, sembra che il settore dei data center stia rispondendo a un’esplosione della domanda, spingendo verso una crescente specializzazione che si adatta alle diverse necessità in termini di capacità computazionale, potenza energetica e prossimità agli utenti finali. Il risultato è una geografia che si diversifica, con una netta distinzione tra le grandi aree metropolitane, i centri tecnologici più avanzati, e le città più piccole o secondarie che si orientano verso il Edge computing.