Bergolo, piccolo museo a cielo aperto di grande ispirazione

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Si chiude sotto una pioggia anticipatrice dell’autunno a venire, anche il mese di agosto. Un agosto dedicato all’esplorazione dei territori semi sconosciuti che costellano le colline dell’Alto Monferrato e le Langhe. Ed è proprio in questo territorio sconosciuto ai grandi circuiti turistici che portano ad Alba o Barolo, che fa il suo ingresso Bèrgolo, minuscolo paese, dal passato di territorio del dominio dei Savoia, con una popolazione stabile di 54 abitanti in provincia di Cuneo al confine con quella di Asti e dall’aspetto di presepe curato come il salotto buono di certe vecchie zie.

Questo piccolo paese, incorniciato dalle colline, è da circa vent’anni protagonista di un virtuoso processo cha lo ha portato a diventare un atélier a cielo aperto: è infatti nel 1993 che prende il via il concorso artistico Bèrgolo: paese di pietra”, ideato dal sindaco Romano Vola che ha portato artisti locali e non a lasciare tracce del proprio passaggio sui muri esterni delle case di pietra di Langa del centro del paese.

La vocazione che Bèrgolo ha manifestato nel corso di questi venti anni ha portato anche alla realizzazione di un bellissimo teatro in pietra (Teatro della Pietra) nell’area prospicente l’antica parrocchiale di San Sebastiano.

Un processo quello, che chi scrive ha avuto modo di osservare nel paese di Bèrgolo, che si inserisce nel concetto innovativo di museo diffuso: che si basa sull’idea di distribuire le opere d’arte, i reperti storici e culturali in diverse location all’interno di una comunità, anziché concentrarli in un unico edificio.

Questo approccio innovativo consente alle persone di immergersi nella cultura e nella storia di un luogo mentre esplorano strade, piazze e edifici storici. I musei diffusi non solo valorizzano il patrimonio locale, ma promuovono anche la collaborazione tra la comunità e gli artisti, contribuendo a rafforzare l’identità culturale di un luogo.

Nel caso specifico, le opere d’arte e i reperti storici di Bergolo sono distribuiti in varie location all’interno del paese: dalle piazze centrali alle chiese antiche, dalle gallerie d’arte improvvisate alle installazioni all’aperto. La protagonista di questa estate è stata la mostra “a cielo aperto” delle “Muse” di Guido Harari, 39 ritratti di artiste italiane ed internazionali che rappresentano diversi generi ed espressioni musicali che si è snodata tra il Teatro della Pietra, l’interno della Cappella romanica di San Sebastiano e i muri a secco che delimitano lo spazio antistante la chiesa.

Questa distribuzione permette ai visitatori di immergersi nell’atmosfera unica di Bèrgolo, scoprendo opere d’arte quando e dove meno se lo aspettano: ogni angolo del paese diventa una finestra sulla storia e sull’arte che hanno plasmato questa comunità nel corso dei secoli.

L’integrazione tra arte e vita reale consente, quindi, un arricchimento non solo in termini di patrimonio culturale ma anche di rafforzamento dei legami sociali all’interno della comunità.

I musei diffusi, quindi, stanno cambiando il modo in cui percepiamo e interagiamo con la cultura e la storia. Luoghi come Bèrgolo dimostrano che l’arte e il patrimonio non sono e non devono essere, esclusivamente, confinati in edifici isolati, ma possono essere integrati nella vita quotidiana delle persone.

Questa esperienza autentica e coinvolgente è un esempio ispiratore di come le comunità possano preservare e valorizzare il proprio patrimonio culturale, coinvolgendo residenti e visitatori in un viaggio emozionante attraverso il tempo e l’arte e utilizzando in modo efficace gli strumenti di comunicazione moderna trasformare anche un ameno paese delle Langhe in una “destinazione”.

Quello appena descritto è solo uno dei tanti esempi di questo fenomeno che si snoda lungo tutta la penisola e molti altri paesi potrebbero provare ad ospitare nelle proprie strade e piazze opere d’arte che raccontino il territorio.

di Valentina Piuma – vai al blog virginialunare.it

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