Dalle smart pills che rilasciano il principio attivo solo in un preciso momento a vettori con funzione di postini indirizzati verso tessuti specifici, dall’intelligenza artificiale alle nanotecnologie.
Le biotecnologie dedicate a pharma e salute sono un settore in forte espansione. Secondo Far-mindustria il settore in Italia ha generato nel 2017 un giro d’affari di 8,4 miliardi di euro, in crescita del 7% a/a, portando l’incidenza del Paese sul fatturato globale dei medicinali biotecnologici al 5%.
Fondamentali sono gli investimenti in ricerca e sviluppo – pari a 697 milioni di euro – che crescono ogni anno. E fonda-mentale è come vengono gestiti, finanziati e sviluppati i nuovi prodotti.
L’80% degli in-vestimenti dell’industria globale è infatti in partnership con soggetti esterni. L’R&S del settore biotech segue un modello di Open Innovation, che vede coinvolti diversi Paesi, enti di ricerca, attori pubblici e privati, imprese.
In questo contesto, le biotecnologie sono l’esempio concreto di innovazione trasversale, che spesso passa da piccole realtà che, giocoforza, necessitano di condividere lunghi tratti dell’iter di ricerca, e quindi conoscenze, con peers e potenziali acquirenti (in genere i colossi farmaceutici).
L’Italia vanta una pipeline di 282 progetti innovativi. La Lombardia si conferma il principale polo di ricerca nazionale con 13 centri.
Per vincere la sfida dell’innovazione, con competitor internazionali è quindi necessario, tra le altre cose, investire e creare luoghi di innovazione dove le diverse società del settore possano lavorare a stretto contatto, condividendo informazioni e confrontandosi.
be©, che mette a disposizione dei proprio tenant un ambiente di lavoro innovativo, in comunicazione con la città e il mondo, e in grado di unire spazi esterni e interni in un unico concetto di multifunzionalità, si candida a ragione a essere uno dei nuovi punti d’attrazione per le società del biotech.