Desertificazione commerciale e sicurezza sul territorio. Torniamo sui dati del sondaggio condotto da Confcommercio MiLoMB fra le imprese associate e dedicato proprio al tema della sicurezza e della qualità di vita sul territorio. Abbiamo già affrontato l’argomento insieme al coordinatore della rilevazione prezzi FIMAA MiLoMB Roberto Tebaldi rispetto alla città di Milano. Ma cosa succede se ci spostiamo nei Comuni dell’Area Metropolitana, a Monza e Brianza e nel Lodigiano?
In queste aree la percezione di insicurezza a causa della presenza di negozi vuoti è decisamente più elevata rispetto a Milano città, collocandosi al primo posto fra i fenomeni criminosi analizzati per grado di rischio. Forse anche per la maggior dispersione abitativa che caratterizza l’Area Metropolitana in generale. Più nel dettaglio rappresenta un fattore di rischio per il 37% degli intervistati nell’Area Metropolitana, per il 50% a Monza e per il 36% a Lodi. E viene prima di furti, scippi, abusivismo, atti vandalici.
Di questi dati ne abbiamo parlato con i Coordinatori della rilevazione prezzi FIMAA MiLoMB per l’Area Metropolitana, Monza, Lodi, rispettivamente con Flavio Bassanini, Alessandro Limonta e Gregorio Cortese.
“La chiusura di molti negozi di prossimità – sostiene Bassanini – soprattutto nei Comuni periferici della Città Metropolitana contribuisce a peggiorare la qualità della vita e di conseguenza anche a ridurre il valore degli immobili residenziali. In particolare, nei Comuni a bassa densità abitativa il problema si amplifica in quanto anche per procurarsi i generi di prima necessità è necessario spostarsi di diversi chilometri sfruttando i propri mezzi privati, mentre nei Comuni di dimensioni considerevoli una gran parte dei locali sfitti è destinata a negozi etnici, alimentari e non, che diversamente da tanti altri riescono a sopravvivere”.
Alle sue parole si aggiungono quelle di Limonta, a sottolineare come le saracinesche abbassate richiamino nella mente del cittadino una percezione di criminalità indiretta, derivante “dal deterioramento del tessuto sociale ed economico, una prova più visivamente percettibile dei tempi che corrono. Un negozio vuoto stride con la concezione di benessere e quotidianità – continua Limonta – rappresenta una fonte di dissonanza nel tessuto urbano, riportando alla mente lo spettro della povertà. Ed è risaputo che laddove si annida la povertà poco distante trova posto il malaffare. All’interno di una comunità omogenea e radicata nel territorio, dove sia ancora presente il rapporto umano, le trasformazioni si notano più facilmente grazie alla memoria storica. E il cambiamento è complice della percezione di insicurezza derivante dalla desertificazione commerciale, anche perché le attività di quartiere rispecchiano la comunità che in quel quartiere si era sviluppata.”
Ed è proprio sul ruolo sociale svolto dalle piccole attività in via di estinzione che si concentra il commento di Cortese, affermando come la presenza di un alto numero di negozi sfitti porti un senso di insicurezza nei cittadini, disagio che cresce allontanandosi dai centri abitati verso le periferie: “Nelle piccole realtà, a questa percezione si aggiunge anche un vero e proprio disagio per la mancanza di servizi a volte anche primari. Anche perché qui le attività commerciali hanno sempre goduto di un valore di tipo sociale, rappresentando un concreto punto di riferimento per le persone.”
Vedere tante saracinesche abbassate per le vie della propria città è una ferita per il tessuto socioeconomico, ogni bottega chiusa lascia spazio ad altro genere di attività e questo produce disagio e preoccupazione. FIMAA MiLoMB, parte essenziale del Sistema Territoriale di Confcommercio, fa la sua parte coinvolgendo tutta la rete dei propri Agenti Immobiliari associati, con attività sul territorio, relazioni istituzionali, tavoli di lavoro condivisi tra pubblico e privato, formazione e aggiornamento continui.
di Sofia Gennaro – segreteria FIMAA MiLoMB