A Roma il 65% degli immobili è nelle ultime due classi energetiche

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È un quadro a tinte fosche quello che emerge dall’analisi dell’Osservatorio Cam dei dati del Siape (Sistema informativo sugli attestati di prestazione energetica) dell’Enea sull’area metropolitana di Roma, anche e soprattutto in vista degli obiettivi della direttiva “case green”: sui 504mila attestati di prestazione energetica registrati (91% di tipo residenziale) ce ne sono circa 292mila riferiti a immobili costruiti in una fase antecedente al 1976, anno della prima legge nazionale sul contenimento dei consumi energetici; inoltre, 324mila immobili si trovano nelle ultime due classi energetiche (F e G); in classe A sono solo il 6,1% del totale. Il confronto di Roma con Milano è decisamente sbilanciato a favore della provincia meneghina dove già oltre il 13% degli immobili, su un totale di 518 mila Ape registrati (83,2% residenziale), si trova in classe A (A4, A3, A2 e A1), mentre la porzione relativa alle ultime due classi è di poco inferiore al 40%.

“Come costruttori abbiamo ormai la precisa responsabilità di coniugare edilizia e sostenibilità – commenta l’ing. Angelo Marinelli, amministratore unico di Cam Group -. Si tratta di un binomio imprescindibile che privilegia i processi di rigenerazione urbana, quindi anche la trasformazione di edifici fatiscenti in immobili nuovi ed efficienti, senza che questa azione comporti un ulteriore consumo di suolo”.

Una riflessione che delinea grandi opportunità anche in riferimento agli ultimi numeri sul patrimonio edilizio da riqualificare. I recenti dati di Confedilizia fanno riferimento a oltre 620mila edifici fatiscenti e in stato di abbandono: solo nella Capitale sono 1.820, mentre erano 500 dodici anni fa. Elementi preoccupanti per l’ambiente, ma anche per le scadenze normative in vista degli impegni previsti dalla direttiva europea Epbd (Energy performance of building directive), pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue a maggio, quindi già in vigore, e che impegnerà i ventisette Stati membri, entro due anni, a lavorare per approntare un piano nazionale di ristrutturazione finalizzato a una graduale riduzione dell’impatto energetico degli edifici. L’obiettivo ambizioso è di giungere a un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050.

“Esiste una precisa necessità di rinnovamento del parco immobiliare pubblico e privato che oggi pesa sull’ambiente in maniera importante – prosegue l’ing. Angelo Marinelli -, ma il lavoro da compiere è davvero impegnativo e crediamo che, da parte dello Stato, occorra ragionare in maniera costruttiva su un nuovo piano di incentivi per la casa che possa agevolare l’acquisto del nuovo ad alta efficienza energetica”.

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