“Una sfida progettuale che interpreta la preesistenza, accogliendone la complessità e rispettandone i canoni. L’aggiunta di un elemento contemporaneo si pone in dialogo con la discontinuità stilistica dei due edifici esistenti”. Così lo studio Park Associati presenta il progetto di retrofitting che ha riguardato i blocchi di un edificio firmato da Pietro Portaluppi in centro a Milano, in via Brisa.
Il complesso è composto da due edifici rispettivamente di tre e cinque piani, completamente diversi come stile, essendo stati progettati a distanza di quasi vent’anni l’uno dall’altro. Portaluppi infatti interviene una prima volta nel 1919 realizzando su via Ansperto una facciata in bugnato liscio (con influenze della Secessione viennese), e poi una seconda volta, a metà degli anni Trenta, quando progetta in via Brisa un volume, a cui si aggiungeranno due piani nel secondo dopoguerra, decisamente modernista.
La ristrutturazione completa ad opera di Park Associati ha permesso di distribuire i volumi del complesso esistente e di tutti gli spazi interni, rendendoli più fluidi e funzionali, adatti all’utilizzo di almeno due diversi tenant. Nella corte interna esistente è stato recuperato il piano interrato che era adibito a magazzino. Scoperchiando il pavimento del cortile si è ottenuta una corte su cui si affacciano ora spazi di rappresentanza e sale riunioni.
Il piano interrato ospita la biblioteca dello studio legale che occuperà questa parte del complesso. A differenza degli altri ambienti, in cui predomina il legno scuro per pavimenti e mobili, la biblioteca è stata arredata con mobili e finiture in rovere chiaro per dare all’ambiente meno severità. Al piano terra del cortile affacciato sul patio sono stati ricavati la caffetteria e la zona degli spogliatoi per i più sportivi. L’edificio infatti è stato progettato per agevolare la mobilità sostenibile e prevede un grande spazio dedicato alle biciclette.
I volumi recuperati sono stati trasferiti nella costruzione del sopralzo, che aggiunge un piano di uffici all’edificio. Il sopralzo si distacca completamente per stile dai due edifici, sottolineandone la diversa epoca storica ed inserendosi come elemento architettonico contemporaneo. Anziché usare un vetro scuro per la protezione degli ambienti interni, si è optato per una rete metallica tra le due camere, ottonata all’esterno e nera verso l’interno. È stato rivisitato il ritmo delle aperture in facciata con l’inserimento di pilastrini nelle parti in vetro e lamiere grecate, le stesse usate per il vetro del sopralzo, negli spazi tra le aperture.
Grazie al rifacimento di tutti gli impianti e la distribuzione interna, i locali offrono spazio, luce, trasparenza e comfort. Pannelli fotovoltaici sulla copertura della torre, utilizzo di acqua di falda per la geotermia e copertura verde del sopralzo per realizzare massa termica, sono i principali fattori che rendono l’edificio autonomo dal punto di vista energetico e certificato Leed in Classe Gold (foto Mario Frusca – Park Associati).