Oggetto trascurabile ma di grande valore simbolico. Spazio abitabile, spazio di gioco, di sosta e d’incontro: la Casetta Rossa vuole esprimere e concretizzare la possibilità di progetto che ancora sopravvive dentro le mura della Casa di reclusione di Milano Bollate, nelle mani e nel pensiero dei suoi abitanti, ed associa proprio alla possibilità di progetto la natura più profonda dell’idea di libertà.
La sperimentazione della Casetta Rossa è un lavoro finanziato con la vincita di un premio dipartimentale del Politecnico di Milano, che innesta la didattica di laboratorio con la ricerca inter-dipartimentale; essa riguarda il tema dell’architettura carceraria e ha condotto ad una realizzazione posizionata nel Giardino degli incontri di Bollate.
“Il nostro gruppo di ricerca – illustra Andrea di Franco, professore associato di Progettazione architettonica e Urbana al Politecnico di Milano – ha coinvolto gli studenti, la Direzione e il personale di Polizia, oltre che diversi gruppi di persone detenute, che insieme hanno collaborato per sperimentare delle ipotesi sulle pratiche e i relativi luoghi che possano trasformare il tempo dell’attesa nel carcere in un tempo del progetto, e per promuovere il detenuto da ostaggio del suo passato ad architetto del suo presente”.
La particolarità della struttura di Bollate è la grande disponibilità di spazio che si affianca paradossalmente al suo mancato utilizzo per ragioni sostanzialmente legate a vuoti normativi e mancanza di presidio. Il procedimento di progetto ha tentato di giungere a una realizzazione concreta attraverso il meccanismo della partecipazione. Si tratta di un procedimento che ha un importante riferimento, per quanto riguarda il mondo del carcere, nell’esperienza svolta nell’istituto di Sollicciano (Firenze) con il Giardino degli Incontri di Giovanni Michelucci, nella seconda metà degli anni Ottanta del Novecento.
La Traccia di libertà, così è stato chiamato l’esperimento concreto, poi effettivamente giunto alla realizzazione, sintetizza un tema decisamente ampio e complesso, qual è quello della affettività e degli incontri con i parenti con tutte le dinamiche e le criticità che lo affliggono. Essa dedica alle famiglie dei detenuti in visita una piccola struttura, di legno dipinto in rosso, che allude alla forma della casa, con un albero interno in crescita, donato dalla Sezione Milano Nord di Italia Nostra, svettante oltre un foro del tetto a falde.
di Danilo Premoli – Office Observer