Artigianato digitale per la nuova sede Confcooper a Roma

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Il progetto per la nuova sede a Roma di Confcooper, firmato dallo studio It’s degli architetti Alessandro Cambi, Francesco Marinelli e Paolo Mezzalama (che ha sedi a Roma, Ginevra e Parigi) ha previsto il recupero di un edificio storico di fine Ottocento situato nel tessuto consolidato della capitale, dove nel corso del tempo si sono sovrapposti numerosi interventi che ne hanno modificato la distribuzione e l’articolazione degli spazi.

L’edificio si sviluppa su sei piani con una superficie complessiva di circa 4.000 mq. “Il gruppo Confcooper è una realtà aziendale articolata, con identità molteplici che cooperano all’interno di un’unica struttura; questa natura ha indirizzato il progetto verso un linguaggio neutro, in grado creare un’immagine riconoscibile della società, ma anche di poter accogliere le diverse esigenze delle differenti realtà professionali presenti – illustra Alessandro Cambi, partner di It’s -. Il progetto definisce un equilibrio rispetto ai diversi tempi che convivono nell’edificio, creando una dialettica tra tracce originarie ottocentesche e segni contemporanei, e si confronta costantemente con due momenti differenti: quello storico, rintracciato attraverso il recupero della struttura tipologica originaria, e quello contemporaneo, introdotto attraverso la costruzione della nuova architettura. Brani di mura storiche si alternano a sottili pareti di vetro, materie classiche come il marmo si accostano a materie leggere come l’alluminio riflettente, una parete verde verticale riquadra la geometria della corte in pietra”.

Il progetto è stato occasione di ricerca e sperimentazione per la valorizzazione ed il restauro del patrimonio con un approccio BIM, che ha interessato tutte le fasi, dal processo progettuale, alla produzione degli elementi di cantiere, alla futura gestione dell’edificio. In BIM sono stati elaborati il progetto, il programma e la gestione del cantiere; attraverso il modello popolato di dati è stato possibile seguire la vita dell’edificio durante la sua attività e in particolare rispetto ai consumi ed usi dello spazio: “La ricognizione del volume è avvenuta inizialmente con un rilievo laser che ha restituito una radiografia dell’edificio di cui abbiamo potuto conoscere lo stato strutturale nel dettaglio, i reali spessori delle murature, le cavità nascoste e non accessibili” spiega Matteo Sarrocco, BIM manager di It’s.

Il BIM ha garantito un dialogo costante con l’edificio, assimilandolo ad un organismo vivo e attivo, e una rapidità di esecuzione dell’intervento: 15 mesi dall’inizio della progettazione fino alla sua completa realizzazione. Il cantiere ha così assunto una nuova dimensione di artigianato digitale che ha integrato la conoscenza delle maestranze con l’uso dell’innovazione tecnologica (foto Francesco Mattuzzi).

di Danilo Premoli – Office Observer
 

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