La riqualificazione e trasformazione di edifici storici in strutture sanitarie rappresenta oggi una delle sfide più complesse, ma anche più stimolanti per architetti, ingegneri e amministratori pubblici. È un’operazione che coniuga esigenze apparentemente opposte: da un lato la tutela e valorizzazione di beni architettonici vincolati, dall’altro l’adeguamento a standard tecnici, normativi e funzionali elevatissimi, propri delle strutture sanitarie contemporanee.
L’Italia, in particolare, possiede un immenso patrimonio edilizio storico, spesso sottoutilizzato o in stato di abbandono, ma con potenzialità enormi. Gli edifici storici in genere, possono diventare, grazie a interventi ben progettati, edifici sanitari per non acuti, case della salute, poliambulatori o strutture per la degenza assistita. Il riuso di questi edifici non è solo un’opzione economicamente e ambientalmente sostenibile, ma anche una scelta civica: trasforma il passato in risorsa, restituendo alla comunità luoghi identitari dotati di nuova vita.
Conservazione e adattamento funzionale
L’adattamento funzionale di un edificio storico a usi sanitari deve muoversi secondo un principio di “minima invasività e massima efficacia”. Ciò significa individuare soluzioni che consentano di rispondere ai requisiti igienico-sanitari, di accessibilità e sicurezza senza snaturare l’identità architettonica originaria.
È evidente che maggiore è la complessità sanitaria della struttura o del reparto maggiore sarà l’impatto sul manufatto edilizio. Le principali criticità riguardano la distribuzione interna, spesso poco adatta ad ospitare locali sanitari secondo i flussi regolamentari. Anche l’altezza dei solai, le aperture, le scale e gli accessi devono essere spesso ripensati. Tuttavia, con un’attenta progettazione, è possibile integrare nuove funzioni in maniera compatibile, anche lasciando alcune aree a funzione museale o culturale, a testimonianza della storia del luogo. Il progetto deve inoltre tener conto dei vincoli posti dalle Soprintendenze: ciò implica uno stretto dialogo tra progettisti e autorità competenti, per trovare soluzioni condivise e garantire la coerenza tra conservazione e trasformazione.
Tecnologia e impianti: integrazione intelligente
L’adeguamento tecnologico è forse l’aspetto più critico: le strutture sanitarie contemporanee, richiedono impianti complessi, spesso invasivi, che mal si conciliano con murature portanti, decorazioni storiche o pavimenti antichi. La progettazione deve perciò avvalersi di tecnologie a basso impatto, canalizzazioni leggere, impianti modulari e, dove possibile, di sistemi wireless.
Particolarmente efficace è l’uso del BIM (Building Information Modeling), che consente di modellare digitalmente l’edificio esistente, simulare l’inserimento di impianti e prevedere con precisione eventuali interferenze. In questo modo si evitano demolizioni non necessarie e si ottimizza ogni intervento e l’impatto della tecnologia con gli elementi storici.
Anche l’efficienza energetica va affrontata con soluzioni compatibili: isolamento termico dall’interno, infissi ad alte prestazioni ma rispettosi dell’estetica originaria, pannelli solari integrati e pompe di calore. L’obiettivo è ottenere edifici performanti, sicuri e sostenibili, senza comprometterne il valore storico.
Il ruolo della luce, degli spazi e della qualità ambientale
Un altro aspetto fondamentale nella trasformazione degli edifici storici in strutture sanitarie è la qualità degli spazi, non solo da un punto di vista tecnico, ma anche emotivo e percettivo.
La luce naturale, la presenza di cortili, logge, portici e giardini interni – elementi spesso presenti nell’architettura storica – possono diventare risorse preziose per migliorare il comfort ambientale e psicologico. La riconversione, se ben condotta, può conservare e valorizzare questi spazi, rendendoli luoghi di sosta e benessere per degenti, visitatori e personale.
L’utilizzo di materiali naturali, la conservazione di decori originari, la scelta di colori coerenti con la tradizione architettonica del luogo contribuiscono alla creazione di ambienti accoglienti, caldi e umanizzati. In un’epoca in cui si parla sempre più di – architettura della cura – gli edifici storici offrono una base ideale per creare ambienti che aiutano la guarigione anche attraverso la bellezza e l’armonia.
Valorizzare per restituire identità
Il riuso di un edificio storico come struttura sanitaria ha anche un forte valore simbolico: restituisce alla collettività un bene spesso dimenticato, lo rende di nuovo visibile e utile. L’intervento, se rispettoso, può valorizzare l’identità del quartiere o della città, rafforzando il legame tra la popolazione e il proprio patrimonio culturale.
Una strategia efficace è quella della multifunzionalità: accanto alle attività sanitarie, alcuni spazi possono essere destinati a usi culturali o sociali, come sale espositive, archivi storici, spazi per la formazione o il benessere.
La trasformazione può diventare anche occasione di rigenerazione urbana: il recupero di un edificio storico può riattivare intere aree, portare servizi, attrarre investimenti, migliorare la qualità dello spazio pubblico circostante.
Alcuni esempi di realizzazioni della società EET
Di seguito alcuni esempi di realizzazioni progettate e dirette dalla società EET, su edifici vincolati, quali esempio dell’approccio progettuale su edifici storici:
• Centro per i Disturbi Alimentari, realizzato all’interno dell’edificio denominato “ex lavanderia”, parte del “complesso del Sanatorio della località di Groppino del Comune di Piario” (BG) del primo decennio del 1900.
Il progetto ha previsto la costruzione di un nuovo piano, all’interno del volume originale, svincolato dalle strutture esistenti, per la realizzazione di degenze, ambulatori e spazi didattici. L’attenzione agli aspetti tecnologici attivi e passivi (coibentazioni, serramentistica, impianti), ha consentito di raggiungere la certificazione “nZEB” (Nearly Zero Energy Building).
• Zucchi Wellness Clinic, realizzato all’interno dell’edificio denominato “ex opera Bartolomeo Zucchi” di Monza, del 1902.
L’immobile è stato oggetto sia di ampliamento, per la realizzazione di una piscina fisioterapica e palestra riabilitativa, sia di un attento restauro per la realizzazione di una struttura poliambulatoriale, asilo nido e scuola materna.
• Poliambulatorio e centro diagnostico di prossimità, all’interno dell’edificio della “Confederazione Fascista Lavoratori Industria”, del 1937 a Vercelli.
L’intervento ha visto l’inserimento di una casa di comunità (CDC) e di un centro operativo territoriale (COT), composto da ambulatori e spazi rivolti all’assistenza sociale, riuscendo a conservare le numerose tracce storiche presenti quali elementi in marmo, vetrate decorate e porte e portoni in legno fortemente rappresentativi dell’epoca.
Riqualificare edifici storici per destinarli a strutture sanitarie non è solo un’operazione edilizia, ma un gesto culturale e civile. Significa connettere passato e futuro, memoria e cura. È un atto di responsabilità verso il patrimonio collettivo, ma anche una risposta concreta a esigenze di salute, sostenibilità e inclusione.
Affinché queste operazioni abbiano successo, è necessario un approccio interdisciplinare, che coinvolga architetti, ingegneri, operatori sanitari, enti locali e cittadini. Solo così si può creare un equilibrio virtuoso tra conservazione, innovazione e funzione pubblica, trasformando i luoghi della storia in spazi del presente, capaci di accogliere e prendersi cura.
EET Cobolli Gigli e Monico Srl nasce nei primissimi anni ‘50 come studio di architettura associato tra gli architetti Giorgio Monico e Sergio Cobolli Gigli. L’attività viene portata avanti dai rispettivi figli Riccardo Monico e Stefano Cobolli Gigli dall’inizio degli anni Ottanta ad oggi e nel corso del tempo la società si occupa di edilizia civile nei diversi campi progettando edifici ad uso abitativo, stabilimenti, alberghi e specializzandosi in particolare nel settore sanitario e dell’edilizia ospedaliera. A portfolio EET annovera importanti opere pubbliche, oltre che private, con un’esperienza nell’ambito pluridecennale e clienti che spaziano equamente dal pubblico al privato. Con oltre 70 anni di storia, EET nel 2023 è entrata a far parte del gruppo WIP, rimanendo una società a sé stante del gruppo e conservando la propria identità, la propria denominazione sociale, il proprio team e la propria sede.



