Milano Fashion Week: l’indotto di 238,9 milioni conferma il trend positivo dell’high street milanese

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È di 238,9 milioni di euro la previsione dell’indotto turistico della Milano Fashion Week, in corso dal 23 al 29 settembre, con un incremento del 12,3% rispetto al 2024. Lo stima il Centro Studi di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza: il 46% dell’indotto (quasi 110 milioni di euro) sarà destinato allo shopping; il 39% (più di 93 milioni) a ristorazione e alloggio; il 15% (35,8 milioni di euro) ai trasporti.

In aumento – con un +15% sullo scorso anno – anche gli arrivi dei visitatori: saranno oltre 149mila e 300, di cui il 46% dall’estero. La spesa pro capite media è stimata in leggero calo a 1.600 euro (-2,3% rispetto al 2024), con i visitatori esteri a 1.664 euro e gli italiani a 1.535 euro. Con la Milano Fashion Week di febbraio, l’indotto previsto sarebbe quindi di 423,6 milioni di euro, con un incremento del 7,1% sull’anno precedente grazie al maggior numero complessivo di visitatori: quasi 262 mila (+6,9% sul 2024). “Milano si conferma ancora una volta punto internazionale della moda e dell’attrattività, capace di attrarre visitatori, talenti e investimenti da tutto il mondo”, afferma Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza.

Savills: “Il retail è dinamico, Milano domina nell’high street”

Dati e previsioni che si pongono come conseguenza positiva di un retail che in Italia continua a mostrare segnali di fiducia e ottimismo per investitori e professionisti del settore. È chiaro a riguardo anche il report di Savills “Italy Retail Spotlight”, pubblicato a fine luglio 2025. Il mercato italiano dell’high street riesce sempre a confermare la propria attrattività, testimoniata da un ritmo sostenuto di aperture di nuovi negozi, dall’ingresso di nuovi brand che mirano a espandere la propria presenza nel mercato italiano, e dallo sviluppo di concept innovativi. Questa espansione, supportata da un consolidamento del turismo e da un aumento della spesa dei turisti internazionali, si estende oltre le grandi città come Milano, Roma, Firenze e Venezia, raggiungendo anche località costiere, di lago e di montagna.

Milano è ancora la destinazione principale per il mercato high street in Italia, sostenuta da una forte domanda e da una disponibilità di spazi estremamente limitata. Numerosi brand scelgono la città per il loro primo flagship store nel Paese, con i settori della moda, gioielleria e arredamento in prima linea. Il cuore del Quadrilatero della Moda, dove la disponibilità di spazi è prossima allo zero, continua a distinguersi per la sua vivacità e per un costante susseguirsi di nuove aperture. Non stupisce quindi che Via Montenapoleone si posizioni al secondo posto in Europa e al quarto nel mondo per canoni di locazione, pari a 15.000 euro/mq/anno, confermando il suo ruolo di una delle vie del lusso più prestigiose e ambite a livello mondiale.

Allo stesso modo, anche le performance dei centri commerciali continuano a mostrare segnali positivi, con footfall in lieve crescita rispetto alla prima parte del 2024 e fatturati in lieve flessione: fattori esogeni e cambiamenti nelle abitudini dei consumatori hanno influito sui risultati della prima parte dell’anno. A gennaio, i saldi invernali hanno un effetto sempre minore sui consumi; febbraio, invece, è stato influenzato dal confronto con l’anno bisestile 2024. La Pasqua alla fine di aprile, mentre nel 2024 era a marzo, e vicina a molti weekend lunghi, ha causato uno spostamento dell’affluenza e del fatturato, che è tornato a crescere a maggio. Lo scenario globale è ancora dominato da una crescente incertezza, e questo influenza fiducia e consumi. Le categorie merceologiche dedicate ai servizi e alla cura della persona hanno registrato le migliori performance in termini di fatturato.

Considerando i volumi di investimento, il retail ha continuato a crescere anche dopo il trend positivo del 2024, dove i volumi sono stati influenzati dall’acquisizione dell’asset di Via Montenapoleone 8 a Milano: nel primo semestre 2025, il settore ha registrato un totale di circa 1.150 milioni di euro di investimenti, una cifra due volte superiore a quella dello stesso periodo del 2024 e alla media degli ultimi 5 anni. La componente high street ha raccolto circa il 40% dei volumi totali, confermando l’interesse di investitori e brand; tre dei deal registrati hanno riguardato la città di Firenze. Shopping centre e negozi di beni di prima necessità – come supermercati, ipermercati e articoli per il fai-da-te – si confermano sempre centrali nelle strategie degli investitori, tuttavia è stato il segmento dei factory outlet a guidare i volumi del periodo grazie al deal più grande del semestre.

Marco Montosi, head of investment: “Il retail conferma la fase espansiva anche nel primo semestre 2025, con volumi oltre il miliardo di euro e una pipeline consistente, sostenuta da operazioni in fase di definizione. Il contesto resta favorevole, con capitali istituzionali attivi (70% dei volumi) e prospettive di chiusura d’anno superiori alle attese”.

Alberto Albertazzi, head of retail management: “Nel primo semestre 2025, i centri commerciali italiani hanno dimostrato una buona tenuta, nonostante un contesto macroeconomico incerto: il footfall è in lieve aumento (+0,8%), mentre il fatturato registra un calo dell’1,2%. Le categorie con le migliori performance sono i servizi (+3,8%) e la cura della persona (+3,3%). I retailer continuano a privilegiare location già consolidate rispetto a nuove aperture. Crescono i canoni prime (+11% YoY) e si rafforza l’orientamento verso un’offerta più attrattiva, con spazi che puntano su eventi, format interattivi e aree di socializzazione per migliorare l’esperienza del visitatore”.

Francesca Cattagni, head of retail agency: “Il 2025 continua a mantenere il trend positivo in termini di nuove aperture ed appealing del territorio. Un settore, il retail, dove i trend esistenti e gli up-coming generano continuo fermento nel mercato; sempre più alla ricerca di destination non solo iconiche ma anche in grado di attirare una crescente forbice generazionale. Revamping e rigenerazione continuano ad essere uno dei pillars per i landlords che si interfacciano con retailer trend-oriented: approcci differenti e spazi reinventati in linea non solo con i brand ma anche con i consumatori”.

Scenari Immobiliari: “Destinato a crescere ulteriormente l’interesse per il Quadrilatero della moda”

Sulla stessa linea, per quanto riguarda l’high street di Milano, anche il “Rapporto 2025: Il mercato immobiliare commerciale in Europa e in Italia”, pubblicato da Scenari Immobiliari a febbraio di quest’anno. A livello complessivo, invece, le grandi vie dello shopping italiano non hanno mostrato nel 2024 profonde evoluzioni e trasformazioni. L’analisi che ha riguardato high e secondary street commerciali dei principali centri urbani della Penisola ha confermato quanto rilevato nel 2023, in termini di dimensione del comparto del commercio al dettaglio (numero di attività commerciali) e caratteristiche di visibilità degli spazi (numero di vetrine per unità commerciale). Anche i pesi delle diverse categorie merceologiche (prodotti, servizi, food&beverage) sono rimasti allineati a quelli dello scorso biennio 2022-2023, con una predominanza di vendita di beni nelle strade considerate maggiormente attrattive e una presenza maggiore di servizi e locali di ristorazione nelle location dello shopping di massa.

Come accaduto in precedenza, le maggiori variazioni sono state rilevate in tema di vacancy (numero di spazi commerciali vuoti al momento del rilievo), dove per negozio sfitto si considera sia un’unità chiusa, in vendita o in locazione, sia uno spazio soggetto a lavori di ristrutturazioni, riqualificazione o ampliamento architettonico, ma senza indicazioni precise di una prossima riapertura (tempistiche o brand futuro). La Capitale vanta una percentuale di vacancy per lo più inferiore al 10%, con performance positive soprattutto nelle high street. Fa eccezione Galleria Alberto Sordi, con una quota di unità ancora vuote maggiore: questa condizione deriva dalla recente riapertura dello spazio commerciale, all’inizio del 2025 ancora in fase di commercializzazione, ma si stima che l’intervento complessivo, una volta concluso, porterà ricadute significative in termini di qualità dell’offerta, soprattutto in un tale nodo strategico per lo shopping romano urbano e internazionale.

Le vie commerciali milanesi del “Quadrilatero della moda” sono da alcuni anni oggetto di profonde trasformazioni, con interventi di ampliamento, riqualificazione, avvicendamento di marchi e ridisegno degli spazi. L’interesse per la zona, già consolidato a livello internazionale, è destinato a crescere ulteriormente con il posizionamento di via Montenapoleone in cima alla classifica delle principali vie dello shopping mondiale, come da rilievo di mercato effettuato da Scenari Immobiliari e confermato dalla graduatoria stilata da Cushman&Wakefield. Nel corso del 2024, è apparso invece lievemente in aumento il tasso di vacancy delle secondary street meneghine, con un incremento anno su anno di quasi due punti percentuali.

La città di Venezia conta diverse high street che si caratterizzano per l’assenza di unità commerciali non utilizzate, migliorando le performance generali delle principali vie dello shopping, nonostante le problematiche che stanno interessando il Fondaco dei tedeschi. Piccoli progressi si registrano anche per le vie commerciali di Mestre, con un tasso di vacancy che, rispetto al 2023, è calato di circa un punto percentuale. Firenze, consolidato centro culturale di respiro nazionale e internazionale, come nel 2023 mostra un livello di occupacy stabile nelle vie commerciali principali, ben posizionate sui primari circuiti turistici cittadini, mentre sconta qualche chiusura nelle strade secondarie, frequentate per lo più dagli acquirenti locali.

Migliora, a livello complessivo, anche la prestazione di Napoli. In città si è rilevato un tasso di vacancy inferiore al 7% nelle sue vie commerciali più prestigiose, con la sola eccezione di via Calabritto (che sfiora una vacancy del quattordici per cento). Le secondary street della città partenopea mostrano segnali di crescita, con una diminuzione del numero di unità vuote di oltre due punti percentuali, sebbene i valori rimangano puntualmente elevati. Rimangono stabili le percentuali di occupacy nelle vie dello shopping di massa di Torino, mentre appare in lieve aumento il tasso di vacancy delle strade considerate maggiormente attrattive. Infine, la città di Bologna sconta qualche chiusura sia nelle high street non strettamente legate al lusso sia nelle secondary street cittadine, con variazioni comprese tra uno e due punti percentuali. La città deve ancora evolversi, in ambito commerciale, per poter sfruttare al meglio le opportunità che la sua riscoperta vocazione turistica può favorire e sostenere.

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