Il rapporto Inail – Regioni sulle cause degli infortuni mortali e gravi 2025, pubblicato il 4 settembre 2025, evidenzia come la causa principale degli incidenti mortali nel settore costruzioni sia la caduta dall‘alto o in profondità (58,3%). Non a caso vi è un gruppo di lavoro Inail – Confimi industria a cui Finco, Federazione industrie prodotti impianti servizi e opere specialistiche per le costruzioni e la manutenzione cui partecipa attivamente.
Sono anni che Finco attira l’attenzione, insieme all’associazione federata Aipaa, sulla necessità di prevedere sia pur limitate agevolazioni per la piena diffusione dei sistemi di protezione dalle cadute in quota, invece di iniziative di carattere sostanzialmente burocratico quali la c.d. Patente a crediti. Iniziative che non incidono sulla vera tutela della sicurezza che è la qualificazione delle aziende e delle maestranze.
I soggetti coinvolti nello studio Inail sono in prevalenza (30,8%) i muratori (che lavorano pietra, mattoni, refrattari, cemento armato) – con un’età tra i 55 e i 64 anni.
“Non a caso”, afferma la presidente Finco, Carla Tomasi, “non figurano, se non in minima parte e per attività che spesso gli edili si improvvisano a svolgere, quelli delle imprese specialistiche e superspecialistiche, che si cerca costantemente di attrarre verso il settore dell’edilizia per una mera questione di incassi in organismi privati come le Casse Edili, che continuano a svolgere funzioni pubbliche in condizioni di monopolio”.
“Non solo,” prosegue la presidente Tomasi, “nella legge annuale sulle Pmi (AS 1484) abbiamo visto un obbrobrio – che peraltro nulla ha a che vedere con la formazione specialistica – che confidiamo verrà subito espunto: un emendamento bipartisan che conferirebbe al Formedil (Ente Bilaterale Triplice\Ance) il monopolio in termini di formazione per tutti coloro che entrano in un cantiere.
Occorre voltare pagina: l’attuale assetto serve spesso più a ciò che è intorno al tema (formatori e burocrazie edili e sindacali) che alla sicurezza dei lavoratori e delle imprese, e i dati Inail lo dimostrano.
È vero che un notevole peso di questi infortuni è da ascrivere ad azioni estemporanee, ma la tolleranza di pratiche scorrette, la carenza di formazione ed addestramento, nonché la mancanza di adeguate protezioni (barriere, parapetti, dispositivi anticaduta, DPI, ecc.) hanno ancora un peso rilevantissimo, e non è purtroppo una sorpresa”.
Finco sottolinea che non è monopolizzando la formazione o “panedilizzando” il settore delle costruzioni che si risolvono i problemi di sicurezza nei cantieri. La formazione deve essere appropriata e specifica per le lavorazioni che devono essere svolte, esattamente come la contrattazione collettiva applicata dalle imprese.
Si parli più che di contratti “pirata” , o presunti tali, (situazione che non riguarda le imprese specialistiche) di assenza completa di un contratto: si inizino da lì invece i controlli !
“Occorre”, continua Tomasi, “non solo lavorare tutti insieme per la sicurezza – e a questo proposito preme sottolineare la necessità che la Ministra del Lavoro allarghi i Tavoli di confronto a tutte le parti interessate quando si parla di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, che non dovrebbero essere limitati ai “soliti noti” – ma anche evitare nell’imminente Decreto Legge in materia misure prive di alcun reale effetto sulla sicurezza che spesso non fanno altro che alimentare continue “guerre di posizione” o tentativi di indebite invasioni di campo sul lato contratti/formazione.
Occorre infine tenere alta la guardia su tutti i fattori di rischio ben noti a cominciare dalle cadute dall’alto che tanta parte hanno nel panorama complessivo degli infortuni.
Fino a quando non si realizzerà che la vera sicurezza si ottiene con la reale qualificazione delle imprese (che non è esclusivo appannaggio del mondo edile) si continueranno a emettere provvedimenti di carattere burocratico che non colgono alla radice il problema”.